Meloni contro l’Ue: “Gigante burocratico. È ora di cambiare. Sulle nomine non si sta tenendo contro dei voti dei cittadini”
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"Non mi stupisce che sia emerso prima durante e dopo la campagna elettorale" un certo approccio ma "nessun autentico democratico che creda nella sovranità popolare può in cuor suo ritenere accettabile che in Europa si tentasse di trattare sugli incarichi di vertice ancora prima che si andasse alle urne". Così la premier, Giorgia Meloni, nel corso delle comunicazioni alla Camera in vista della riunione del Consiglio europeo di domani e dopodomani a Bruxelles. Al termine l'Aula dovrà votare le risoluzioni presentate dai gruppi parlamentari. Nel pomeriggio dalle 15 in poi, si replica al Senato.
"Alcuni hanno sostenuto che non si debba parlare con alcune forze politiche. Le istituzioni Ue sono state pensate in una logica neutrale. Gli incarichi apicali sono stati affidati tenendo in considerazione i gruppi maggiori, indipendentemente da logiche di maggioranza e opposizione. Oggi si scegli di aprire uno scenario nuovo e la logica del consenso viene scavalcata da quella dei caminetti, dove una parte decide per tutti. Una 'conventio ad excludendum' che a nome del governo italiano ho contestato e non intento condividere".
“Sta per prendere il via la decima legislatura europea. Il prossimo 16 luglio si insedierà il nuovo Parlamento. Tutte le forze politiche in questi mesi hanno sostenuto la necessità di un cambiamento. Nessuno, anche tra i partiti presenti in quest'Aula, si è presentato dicendo che l'Europa andasse bene così e sarebbe stato sufficiente mantenere lo status quo. Tutti hanno concordato su un punto: l'Europa deve intraprendere una strada diversa rispetto a quella percorsa finora".
"Penso che" la nuova presidenza della Commissione "dovrebbe pensare a una delega specifica alla sburocratizzazione per dare un segnale" di cambiamento. Così la presidente del Consiglio Giorgia Meloni alla Camera nelle comunicazioni in vista del Consiglio europeo. Bisogna "applicare anche in Europa il principio che applichiamo in Italia: non disturbare chi vuole fare, significa essere più attrattivi degli altri, disboscare la selva burocratica e amministrativa che finisce per essere un percorso a ostacoli che penalizza le imprese".
Una riflessione, Meloni l’ha fatta in merito al sentimento di distacco dalle istituzioni. Tra i cittadini europei il gradimento delle istituzioni europee è «intorno al 45%». Lo ha affermato la presidente del Consiglio. «Mentre la disaffezione si è plasticamente materializzata con astensionismo in forte crescita», ha aggiunto la premier, ricordato il dato italiano di partecipazione al voto «più basso di sempre».
«La percezione che hanno avuto gli italiani e gli europei è di una Unione troppo invasiva che pretende di imporre come guidare quanta terra coltivare come» va ristrutturata «la casa» e «mentre cerca di normare tutto finendo anche con il rischio di omologare culture, specificitàgeografiche e sociali, rimane più debole sugli scenari globali, con il risultato di rendersi sempre più vulnerabile agli choc esterni». Così Giorgia Meloni.