Ansia, noia, invidia, imbarazzo: in Inside Out 2 ogni emozione ha il suo spazio
Dal 2015, anno d'uscita del primo Inside Out, sono cambiate tante cose: la tecnologia non è più ciò che era, il mondo ha attraversato una pandemia e ne è uscito a pezzi, la crisi economica ci ha sfiancati e il benessere mentale individuale, collegato a un dibattito collettivo oggi più che necessario, è diventato una priorità. Va da sé che il sequel di questo amatissimo film d'animazione firmato Disney e Pixar non poteva che mettere al centro del palcoscenico - più specificatamente la testa della protagonista Riley, qui fotografata nel pieno dei tumulti adolescenziali - l'ansia, compagna di vita di milioni di persone, nemesi per molti insormontabile, spettro paralizzante nella vita di tanti. Arrivato nelle sale italiane il 19 giugno, Inside Out 2 ha confermato la sua potenza narrativa con ottimi risultati al botteghino: i media internazionali lo hanno definito «il migliore film della Pixar degli ultimi anni» (Forbes), «un film creativo e commovente» (The Guardian) e un «ritorno affascinante» (The New York Times). E gli spettatori stanno celebrato il film con video e contenuti social dai toni entusiastici.
Il regista Kelsey Mann ha raccontato che rendere Ansia - Maya Hawke nella versione originale, Pilar Fogliati in quella italiana, entrambe deliziose - protagonista principale del sequel è stato in un certo senso ovvio: escluderla dall'equazione non si può, trovare un modo per integrarla nella propria vita senza lasciarla prevalere è un esercizio perenne e faticoso. E questo vale per la protagonista del film ma anche per chi il film lo guarda, a qualsiasi età. Il produttore Mark Nielsen ha detto che «Ansia faceva parte della nostra storia fin dall’inizio, ma pensando all’impatto che questi ultimi anni hanno avuto su tutti noi, soprattutto sugli adolescenti, ci sembrava il momento storico giusto per affrontare questo tema». Quindi Inside Out 2 non è solo l'educativo tuffo nella mente di un'adolescente (per i genitori), il riflesso di un'esperienza personale (per gli spettatori coetanei della protagonista) o il tuffo nostalgico in un film che è ormai diventato intergenerazionale (su TikTok spopolano i video di chi ha guardato il primo film nel 2015 da ragazzo e oggi ha cambiato vita, ha messo su famiglia, è maturato) ma un affresco della nostra era. Con i suoi angoli oscuri e le sue meraviglie.
Un frame di Inside Out 2
Nel range di nuove emozioni sperimentate da Riley allo scoccare della pubertà c'è appunto Ansia, che predomina su tutti e relega in un angolo la sempre in hype Gioia (Amy Poehler è la sua splendida voce originale, in Italia la doppiatrice è Stella Musy), la malinconica Tristezza (Phyllis Smith/Melina Martello) e gli altri protagonisti del primo film; con lei arriva Ennui, la noia dilagante che non trova entusiasmo in nulla e vive in perenne apatia (la voce originale è dell'attrice francese Adèle Exarchopoulos, nella versione italiana il ruolo è stato affidato a Deva Cassel) accompagnata da Invidia (Ayo Edebiri/Marta Filippi) e Imbarazzo (Paul Walter Hauser/Federico Cesari). Ogni nuova emozione manda in tilt quelle già esistenti nella testa di Riley e, di contro, la ragazzina e la sua famiglia: la prima è alle prese con gli ormoni, la seconda con gli effetti di quei cambiamenti sulla quotidianità.
Deva Cassel è la voce italiana di Ennui
«Abbiamo letto molti libri e parlato con vari psicologi che ci hanno spiegato cosa accade al nostro cervello durante l’adolescenza: è un periodo in cui la mente si espande. Ci siamo resi subito conto che l’arrivo di un nuovo gruppo di Emozioni avrebbe offerto ottime potenzialitàdi intrattenimento», ha detto il produttore Nielsen. Non facciamo spoiler sul finale del film, ma per chi con l'ansia ha a che fare davvero l'epilogo sarà consolante e terrorizzante al tempo stesso. Perché se cancellarla non si può, forse è possibile almeno una convivenza?
Inside Out 2 è molto più di un film d'animazione, e questo era già chiaro nel 2015. Anche se ci racconta cose che sappiamo già perché le viviamo sulla nostra pelle tutti i giorni, funziona allo stesso tempo da vademecum e da promemoria, di come siamo (e stiamo) e di come siamo stati. E poco importa se chi lo guarda non è più adolescente - il film non parla solo alla e della GenZ, ma a tutti - d'altronde guardarsi dentro fa bene a chiunque, anche se scavando si finisce con l'incappare in paure, tristezze, malinconie, ansie, tormenti. E questo non è forse un rischio di tutti? Ce ne fossero di più, di film come Inside Out.