Ambra Angiolini: «Mamma si è messa nei miei panni quando ho combattuto contro la bulimia. Un suo gesto mi fece vedere la luce»
Ambra Angiolini: «Mamma si è messa nei miei panni quando ho combattuto contro la bulimia. Un suo gesto mi fece vedere la luce»
«Dovremmo smetterla di chiamarlo disturbo e usare di più la parola malattia: il disturbo ti fa pensare a un fastidio, la malattia ti si attacca addosso e non ti molla. E questa è una malattia che ha a che fare con l'anima e noi vogliamo lavorare con l'anima, vogliamo tenerla tonica». Ambra Angiolini parla così dei Dca, i Disturbi del comportamento alimentare, davanti a un gruppo di ragazze e di ragazzi, accompagnati dai loro genitori, che stanno combattendo contro un mostro silenzioso.
Angiolini, che per 15 anni ha sofferto di bulimia nervosa, ha asciugato lacrime e abbracciato le mamme e i papà che sono preoccupati per la salute dei propri figli. Tutto ciò durante un incontro tenutosi nei suoi laboratori organizzati con Animenta, un'associazione no profit che sensibilizza le persone sulle tematiche legate ai Dca. «Stimoliamo i ragazzi a raccontare cosa sentono, a liberare i loro mostri interiori – spiega l'attrice al Corriere della Sera – andiamo negli ospedali per parlare e creare connessioni. Al resto penseranno i medici».
Tirare fuori il dolore
Angiolini seduta al centro di un cerchio, accanto a lei un gruppo di circa 15 ragazzi e ragazze del centro Dca di Gussago, in Lombardia. Li incoraggia a prendere stoffe, pennarelli e fogli per dare una forma a ciò che provano dentro. «Per molti anni sono stata una bulimica grave – racconta – la malattia me la sono portata addosso per tanto tempo, poi l'ho lasciata. Ma se guardo dentro, nel profondo la ritrovo. Solo che ora so come reagire». Poi prosegue, prendendo una penna e un foglio di carta, facendo gli stessi movimenti degli adolescenti che hanno preso parte al laboratorio creativo: «Date una forma ai mostri che sentite dentro, alle paure. Poi, se vi va, scrivete un pensiero».
Angiolini e la sua battaglia
L'attrice racconta l'appoggio della sua mamma durante tutti gli anni in cui ha sofferto di bulimia nervosa: «Si mise nei miei panni. Un giorno trovai un post-it giallo in bagno, dove andavo a vomitare. Una presenza strana e inaspettata, che sono stata costretta a leggere. Diceva che lei mi avrebbe amato lo stesso, qualunque cosa avessi deciso di fare, che quella cosa non avrebbe cambiato niente. Una lucina di me si accese».