Ucraina, summit in Svizzera: "integrità territoriale" è base per la pace, 13 Paesi non firmano
In Svizzera si è tenuto un summit di pace sull'Ucraina il 15 e 16 giugno. Il comunicato finale, non firmato da tutti, chiede "integrità terrotoriale per l'Ucraina
Il comunicato finale della conferenza di pace sull'Ucraina, che si è tenuta in Svizzera, ha chiesto che l'"integrità territoriale" del Paese sia la base di qualsiasi accordo di pace, lo scambio di prigioneri con la Russia e il ritorno a casa dei bambini ucraini deportati.
Il documento è stato firmato da un'ottantina di governi partecipanti, la maggior parte di quanti sono convenuti sabato e domenica al resort di Bürgenstock nei pressi di Lucerna, ma tredici Paesi non hanno aderito.
Tredici Paesi tra cui i Brics non firmano il comunicato finale del summit sull'Ucraina
Brasile, India e Sud Africa non figurano tra i firmatari della dichiarazione congiunta. Un'assenza rilevante visto che queste tre potenze economiche del sud del mondo partecipano al forum dei Brics, in cui siedono accanto a Russia e Cina (la prima non è stata invitata in Svizzera, la seconda ha deciso di non andare al summit).
Non hanno aderito alle conclusioni del vertice anche Armenia, Bahrein, Indonesia, Colombia, Libia, Messico, Arabia Saudita, Suriname, Tailandia ed Emirati Arabi Uniti, per un totale di 13 Paesi.
"Nonostante i nostri diversi punti di vista, siamo riusciti a concordare una visione comune. Abbiamo esposto questa visione nel comunicato di Bürgenstock. Sono fiduciosa che ci impegneremo in questo processo anche dopo, sapendo che la strada da percorrere è lunga e impegnativa", ha dichiarato la presidente svizzera, Viola Amherd, chiudendo i due giorni di conferenza.
Il comunicato finale del summit denuncia anche "la militarizzazione della sicurezza alimentare", tema della seconda giornata in incontri, e che l'accesso ai porti del Mar Nero e del Mar d'Azov è "critico" per l'approvvigionamento alimentare globale.
Nel testo si chiede anche che l'Ucraina abbia il "pieno controllo sovrano" sulla centrale nucleare di Zaporizhzhia, occupata dai russi dall'inizio dell'invasione.
La dichiarazione tocca anche la questione del trasferimento in Russia di circa 20mila minori dalle zone meriodionali e orientali dell'Ucraina, un crimine di guerra per cui vige un mandato di arresto internazionale per il presidente russo Vladimir Putin.
In Svizzera c'era per l'Italia la premier Giorgia Meloni. "Difendere l'Ucraina significa difendere quel sistema di regole che tiene unita la comunità internazionale e protegge ogni nazione. Se l'Ucraina non potesse contare sul nostro appoggio e quindi fosse costretta ad arrendersi oggi, non saremmo qui per discutere le condizioni minime per un negoziato" ha detto all'inizio dei lavori domenica Meloni, riferendosi alle condizioni per un cessate il fuoco dettate da Putin venerdì.