Ventola contro il grande accusatore Silvestri: “Fu accusato di pedofilia”. Lui replica: “Ti querelo”
VENTOLA
Come nella gag di Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, a Canosa sta finendo «a schifìo». Il capogruppo di Fratelli d’Italia indagato per corruzione elettorale, Francesco Ventola, dice di voler mantenere un «religioso silenzio». Ma parlando da Grottaglie — in un incontro elettorale per le Europee, dove è candidato in coppia con Giorgia Meloni — va giù pesante su Andrea Silvestri, l’ex assessore regionale che ha reso noto l’avviso di proroga delle indagini che lo riguarda: «Io sono sicuro delle mie cose. Il mio casellario giudiziario è vuoto, bianco e illibato. Quello di chi mi accusa ha 102 capi d’imputazionei contro la pubblica amministrazione ai quali aggiungiamo reati di pedofilia». Il riferimento è a un episodio di cui Silvestri fu accusato dalla nipote e che finì con l’assoluzione del politico. «Ricevetti anche le scuse del procuratore generale», rievoca oggi l’avvocato, che sta valutando a sua volta — come ha già fatto l’avvocato Michele D’Ambra per conto dello stesso Ventola — di sporgere una querela per diffamazione.
Lo scontro è l’ultimo di una serie di bordate che le due famiglie più potenti a Canosa si scambiano da anni. E dire che all’inizio erano nello stesso partito, la Democrazia cristiana. Entrambi passarono poi a destra. Silvestri con il Ccd: fu anche assessore a Bari con la giunta di Simeone Di Cagno Abbrescia, poi in Regione con Raffaele Fitto. Ma fu allora, con l’arrivo dellle disavventure giudiziarie, che il suo pazio lasciato vuoto fu occupato dall’ex calciatore del Canosa, eletto sindaco giovanissimo. Da allora, i due se le sono date sempre di santa ragione. «Chi mi accusa oggi è uno che perdeva quando ero ragazzino ed era un potentato. E da quel momento in ogni campagna elettorale non c’è momento in cui non mi accusino di tutto di più», racconta oggi Ventola.
Ma Silvestri — che ora ha moglie consigliera comunale e il figlio Marco coordinatore regionale di +Europa — nega di essere stato l’autore della denuncia alla base delle indagini in cui è coinvolto il consigliere regionale. Ammette, invece, di essere fra i sottoscrittori delle denunce, presentate dal consigliere d’opposizione Luigi Tomaselli, sulla presunta parentopoli. Che riguarderebbe, oltre al nipote del presidente del Consiglio, Giovanni Matarrese, anche la moglie e il figlio: sarebbero i beneficiari, insieme con altri, di alcuni atti — l’assegnazione del nido comunale e l’organizzazione di eventi giovanili — deliberati dalla giunta di centrodestra in cui siede come consigliere Ventola.
Ora l’ex sindaco pentastellato Roberto Morra e gli altri dell’opposizione chiedono che della cosa si occupi una commissione. Non è la prima volta, del resto, che il viceré di Fitto nella Bat finisce nel tritacarne delle polemiche per questioni di nepotismo: era già succcesso nel 2013 in occasione dell’assunzione, nella provincia da lui presieduta, della figlia di Luigi Perrone, all’epoca sindaco di Corato e compagno di partito di Ventola nel Pdl. Nella guerra delle famiglie che infiamma Canosa ci sono anche i Matarrese. I due nipoti del presidente del Consiglio sono stati arrestati a Milano: uno di loro, Nardino, fu premiato proprio da Ventola. Ora è proprio da quell’indagine che arrivano i suoi guai.