Matteo Berrettini si racconta: "Non ero più me stesso. Ho imparato a perdonarmi"
Matteo Berrettini si racconta: "Non ero più me stesso. Ho imparato a perdonarmi"
"Potrà sembrare strano, ma alla fine sono tornato ad amare la fatica. Il lavoro, il campo. Momenti che componevano la mia vita ma davo per scontati. Ho trovato di nuovo la gioia nell’allenamento". Così Matteo Berrettini si è espresso alla vigilia dell'esordio a Wimbledon, il torneo che gli ha regalato una delle emozioni più grandi della carriera, in un'intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport.
L'azzurro è pronto a tornare protagonista nello Slam londinese, anche se il tabellone lo ha messo con ogni probabilità di fronte a un secondo turno davvero ostico contro il numero uno al mondo Jannik Sinner.
"Avrei preferito affrontarlo un po' più avanti, ma nel caso sarà un test importante contro un amico, un ragazzo che gioca divinamente e sta vincendo tutto" ha dichiarato. Prosegue il rapporto di collaborazione con coach Francisco Roig: "Dal punto di vista tecnico e tattico, dal modo di lavorare, è molto diverso da Vincenzo Santopadre.
Quando cominci con una persona nuova hai nuove spinte, nuovi stimoli, ed è importante perché ti concentri su cose diverse. Ma dal punto di vista caratteriale hanno un sacco di cose in comune" ha fatto sapere. 'The Hammer' ha anche raccontato le difficoltà a cui ha dovuto far fronte nell'ultimo periodo: "Non mi riconoscevo.
Perché ho passato un periodo in cui non ero me stesso. Ho capito quanto io sia duro con me stesso. A un certo punto ero incastrato in un loop in cui pensavo che per uscire da una situazione avrei dovuto per forza essere inflessibile con me stesso.
Adesso invece ho imparato a perdonarmi e a non sentirmi in colpa se le cose non vanno bene. Sono diventato più indulgente perché ci sta darsi tempo, aspettare di trovare le energie per ricominciare. Incaponirsi è sbagliato".