Milano, ultimo giorno a rischio in nidi e materne comunali: educatori in sciopero contro le 'precettazioni' per i centri estivi
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Ultimo giorno di scuola a rischio disagi per i piccoli dei nidi e delle materne comunali. Gli educatori dell’Unione sindacale di base (Usb), infatti, sciopereranno per l’intera giornata di domani, il che - spiega il Comune - potrà “avere un impatto significativo sui servizi”.
Alla base della protesta c’è l’organizzazione delle sezioni estive, che partiranno lunedì e proseguiranno per tutto il mese di luglio. “Nei giorni scorsi educatrici ed educatori hanno ricevuto la comunicazione di ‘obbligo al lavoro’ per il prossimo mese” spiegano dal sindacato, che non ha sottoscritto l’accordo (firmato invece dalle altre sigle) che prevede questa possibilità. Le ‘precettazioni’ sarebbero un centinaio, con lavoratori “spediti in sedi diverse e lontane dai propri luoghi di lavoro e residenza, incuranti delle loro esigenze, della loro vita e delle loro relazioni”.
I centri estivi non sono organizzati in tutte le strutture gestite dal Comune - il servizio è previsto in 95 nidi (70 comunali e 25 in appalto) e in 87 scuole dell’infanzia -, ragione per cui non sono necessari tutti gli educatori impiegati durante l’anno. “Fino a un paio di anni fa le disponibilità coprivano il fabbisogno. Ora, complici i problemi cronici legati al reperimento del personale e l’incentivo economico non allettante, i volontari non sono più sufficienti, così si è passati alle precettazioni” racconta Renato Lindo, educatore e membro dell’Usb, che sottolinea l’unicità della situazione di Milano: “L’obbligo di lavoro nelle sezioni estive non è prevista da alcuna legge o norma. Le scuole paritarie, come quelle comunali, dovrebbero rispettare il calendario scolastico ministeriale, che prevede la fine delle attività entro giugno”.
Secondo il sindacato l’attivazione dei centri estivi servirebbe “a salvare la faccia al Comune di Milano nei confronti delle famiglie”, che hanno bisogno di servizi a cui poter affidare i propri bambini anche a luglio. Nel farlo, però, non si terrebbe conto “delle esigenze degli educatori che svolgono un lavoro bellissimo ma molti impegnativo e gravoso”, che richiede “tempi di rigenerazione” che in questo modo non sarebbero garantiti.
Le precettazioni, d’altra parte, si inseriscono in un contesto con criticità crescenti. Alla difficoltà a trovare personale più volte riconosciuta anche dalla vicesindaca e assessora all’istruzione, Anna Scavuzzo, che da tempo si è mossa per chiedere un intervento del Ministero per modificare i titoli di studio necessari per accedere alla professione, si aggiungono quelle di carattere economico - lo stipendio di un educatore è sempre meno in linea con il costante aumento del costo della vita in città - e contrattuale: “È intollerabile la creazione del cosiddetto bilivello”. Sulla base del nuovo contratto nazionale, infatti, il personale neoassunto è inquadrato in un livello superiore rispetto a quello dei colleghi assunti in passato, quindi con maggiore esperienza.