Oliva: «Tutti antifascisti? Così ci siamo assolti»
Oliva: «Tutti antifascisti? Così ci siamo assolti»
«Uomini e donne dРІР‚в„ўItalia, dellРІР‚в„ўImpero e del regno dРІР‚в„ўAlbania! Ascoltate! La dichiarazione di guerra ГЁ giГ stata consegnata agli ambasciatori di Gran Bretagna e di FranciaР’В». Г€ il 10 giugno del 1940 e sotto il balcone di Palazzo Venezia la folla ascolta estasiata Benito Mussolini. LРІР‚в„ўarringa termina con la promessa (Р’В«vinceremoР’В») e la folla risponde con un compatto Р’В«sГ¬!Р’В». Com’è andata a finire lo sappiamo. O forse no, se – come dimostra lo storico Gianni Oliva, esperto del РІР‚в„ў900 e della Resistenza – Р’В«nessun manuale scolastico di storia scrive mai che lРІР‚в„ўItalia quella guerra lРІР‚в„ўha persa. Fin dal 1945 abbiamo cercato di metterci tra i vincitori, saltando tutti insieme sul carro dei buoni, gli antifascistiР’В», come se il Ventennio fosse stato una parentesi subГ¬ta, da cui finalmente il 25 luglio 1943 con la caduta del duce ci aveva liberati. Da qui il titolo, caustico ma realistico, dellРІР‚в„ўultimo saggio di Oliva, 45 milioni di antifascisti. Il voltafaccia di una nazione che non ha fatto i conti con il Ventennio (Mondadori, pagine 228, euro 21,00), spinosissimo tema che l’autore porta a Gorizia al festival ГЁStoria.
Lei cita l’umorismo di Churchill: «In Italia fino al 25 luglio c’erano 45 milioni di fascisti, dal giorno dopo 45 milioni di antifascisti. Ma non mi risulta che l’Italia abbia 90 milioni di abitanti».
«Р“€ una fotografia reale. Dopo il 25 luglio cadono le teste della classe dirigente, Mussolini, Ciano, Pavolini e pochi altri, ma tutti i magistrati, i prefetti, i questori, gli intellettuali, i professori universitari, i giornalisti, i funzionari dellРІР‚в„ўapparato burocratico, i medici, i poteri finanziari restano dovРІР‚в„ўerano, transitano semplicemente dal prima al dopo senza pagare pegno. Tutto ciГІ che era successo prima era colpa di pochi, ma il popolo italiano se ne tirava fuori. Basti dire che la magistratura, rimasta quella di prima, non potГ© obiettivamente fare processi ai fascistiР’В».
Nel film La lunga notte del ’43 Gino Cervi impersona il fascista che nel dopoguerra si spaccia per partigiano.
«Alla fine del 1943 i partigiani erano circa 18mila, mentre i volontari fascisti che partirono per SalГІ oltre 200mila. Era piР“в„– ovvio per un giovane educato nella retorica del Ventennio scegliere la continuitГ piuttosto che la frattura coraggiosa della Resistenza. Se poi guardiamo quanti hanno ricevuto la qualifica di partigiano finita la guerra, erano 235mila. Ma a fare domanda sono stati oltre 600mila... Molti che erano stati fascisti sono poi entrati nelle formazioni partigiane, alcuni per sincera conversione, ma moltissimi altri per puro opportunismo. Ferruccio Parri dichiarГІ con amarezza che i 200mila effettivi partigiani dopo la Liberazione erano diventati mezzo milione… Se ГЁ comprensibile che lРІР‚в„ўintera classe dirigente non venisse epurata, ГЁ abbastanza indecente che un popolo si sia autoassolto in poche oreР’В».
Come poté la classe dirigente transitare alla repubblica senza pagare il fio?
Altro esempio impressionante: Gaetano Azzariti.
Nel 1919 viene assegnato all’ufficio legislativo del ministero di Grazia e Giustizia. Con Mussolini viene riconfermato e per tutto il Ventennio scrive le leggi del regime, comprese quelle razziali. Diventa addirittura presidente del Tribunale della Razza. Dopo il 25 luglio, il re lo fa nominare ministro di Grazia e Giustizia: dovrà smontare ciò che lui stesso ha costruito. Finita la guerra, torna a capo dell’ufficio legislativo, quando ministro è Palmiro Togliatti, che lo promuove a suo consigliere: l’ex capo del Tribunale della Razza! A chi mostra stupore il capo del Partito comunista spiega che non ha bisogno di politici ma di tecnici fedeli ed efficienti. Non è finita: nel ‘57 diventa presidente della Corte costituzionale».
Alcune vie gli sono ancora dedicate…
«La questione della toponomastica e delle medaglie mal riposte la trovo inutile. Ormai ГЁ chiaro che Tito ha commesso crimini efferati contro gli italiani e gli anticomunisti, ma ГЁ cosГ¬ importante togliergli lРІР‚в„ўOrdine al merito conferitogli dalla Repubblica italiana in un passato lontano? CosГ¬ come abrogare la cittadinanza onoraria che molti Comuni diedero al duce un secolo fa? Abbattere i fasci o coprire scritte come “Credere, obbedire, combattere” ha senso nei momenti rivoluzionari che pongono fine a una stagione, non 80 anni dopo: lasciamo quelle scritte, spiegando perchГ© furono fatte. Usiamole per educare le giovani generazioniР’В».
Rimozione delle responsabilità e salto sul carro dei vincitori sono la causa dell’attuale difficoltà a superare il passato e le sue contrapposizioni anacronistiche?
«Certamente sГ¬. Il passato non smette di esistere perchГ© lo hai rimosso, anzi riemergerГ piР“в„– forte. Anche i tedeschi dopo la guerra hanno riciclato funzionari e politici, ma prima hanno fatto un esame di coscienza collettivo, qui da noi non ГЁ successo. Eliminati a piazzale Loreto anche i corpi di chi era stato osannato, e mandato in esilio il re, lРІР‚в„ўItalia puГІ riacquistare la sua integritГ e dignitГ morale vestendo i panni della Resistenza, lei sГ¬ dignitosa e integra, ma opera di una minoranza. C’è un modo infallibile per capire se si ГЁ vinto o perso: se dopo la guerra sulla carta geografica un Paese risulta piР“в„– grande ha vinto, se risulta piР“в„– piccolo ha perso. LРІР‚в„ўItalia dopo il 10 febbraio 1947 con il Trattato di pace di Parigi ha perso tutte le regioni adriatiche nord-orientali. Siamo stati sconfitti, ma ammetterlo avrebbe voluto dire non solo fare conti sterminati con milioni di persone ma azzerare tutta la classe dirigente e far emergere complicitГ infinite, oltre a dover punire gli alti gerarchi che si erano macchiati delle peggiori efferatezze in Grecia, Albania, Etiopia e soprattutto nei Balcani. LРІР‚в„ўamnistia Togliatti nel 1946 permise di rimuovere la resa dei conti della primavera 1945, ma anche la questione delle foibe e dellРІР‚в„ўesodo, e le complicitГ e le contraddizioni del Partito comunistaР’В».
Così a pagare per tutti furono istriani, fiumani e dalmati.