Salvato dal trapianto di midollo: "Dopo 42 anni sono ancora qui"
di Monica Raschi
L’Ematologia Seràgnoli del Sant’Orsola di Bologna compie 50 anni. È iniziato tutto con due ambulatori, due laboratori, due studi medici e pochi letti. Dopo mezzo secolo è una delle eccellenze mondiali che vanta traguardi nella cura della leucemia mieloide cronica e del mieloma multiplo alle terapie mirate per alcune leucemie acute, dall’aumento esponenziale delle probabilità di guarigione dei linfomi e della leucemia acuta a promielociti fino alla nuova frontiera delle terapie con cellule Car-T e anticorpi bistecifi.
Achille Contedini, 84 anni il 15 agosto, ancora alla guida della farmacia di famiglia a Castenaso (Bologna), è stato uno dei primi pazienti a subire un trapianto di midollo: era la primavera del 1982 e lui aveva 44 anni.
Un intervento assolutamente pionieristico per quei tempi. Come mai lo ha dovuto fare?
"Avevo un linfonodo nell’inguine, l’ho fatto togliere e dall’analisi è emerso che era un linfoma non-Hodgkin. Sono andato dal professor Sante Tura: mi ha detto: ’Proviamo con la chemioterapia, altrimenti dobbiamo fare un trapianto di midollo’".
Come è andata?
"La chemio dava pochi risultati, quindi hanno iniziato la ricerca di midollo compatibile tra amici e parenti. Alla fine hanno scoperto che il mio midollo non era stato intaccato dalla malattia, lo hanno espiantato, conservato a -40 gradi, mi hanno sottoposto a una settimana di chemio molta dura e me lo hanno re-infuso. Poi sono entrato in una camera sterile nella quale ero da solo. Mi ricordo che dissi al medico: ’Adesso cosa faccio qui dentro tutto il giorno da solo?’. Lui mi rispose: ’Prega’".
Come è trascorso quel periodo?
"Il professor Tura, assieme a Baccarani che era il suo aiuto, mi vennero a visitare e sul loro volto mi ricordo ancora la soddisfazione: era sparito tutto. Sono stato uno dei primi pazienti che ha fatto il trapianto di midollo. Allora con questa patologia se ne salvava il 30 per cento: non era un gran risultato. Oggi è molto diverso".
Ci sono state recidive?
"No, nessuna. Comunque ho saputo, tempo dopo, che in quell’occasione mi avevano dato tre mesi di vita. Dopo qualche anno ho iniziato a pensare cosa potevo fare per gli altri".
Cosa ha fatto?
"Nel 1992 il professor Tura mi chiamò perché voleva aprire la sezione bolognese Ail (Associazione italiana contro le leucemie-linfomi e mieloma) e mi chiese se volevo fare il presidente. Risposi che ero molto onorato".
Il Seràgnoli compie 50 anni, martedì prossimo ci sarà un grande convegno, aperto a tutti, che ripercorrerà questo mezzo secolo di progressi scientifici. Cosa si sente di dire?
"Hanno iniziato in uno scantinato. Adesso diventerà uno dei più grandi centri per la ricerca e cura d’Italia. Ma servono tanti sostegni e fondi per la ricerca".