Invalido dopo aver sollevato per anni piatti di 27 chili: «Non riesce più a tenere i figli in braccio, la fabbrica deve risarcirlo di 54mila euro»
Invalido dopo aver sollevato per anni piatti di 27 chili: «Non riesce più a tenere i figli in braccio, la fabbrica deve risarcirlo di 54mila euro»
Non riesce più a tenere i figli in braccio, perché per più di sette anni ha sollevato piatti di ferro da 27 chili - e per più volte al giorno - durante i turni di lavoro alla Marangoni pneumatici di Rovereto (Trento). E a causa dello sforzo l'operaio, di 39 anni, è invalido al 46% per patologie muscolo scheletriche gravi e limitanti.
Un destino a cui l'uomo, quando a 27 anni ha iniziato a lavorare in fabbrica, non immaginava di andare incontro. Ma giustizia è stata fatta. Almeno su carta. Perché i giudici della Corte di appello di Trento hanno condannato la Marangoni spa al risarcimento di tutti i danni pari a quasi 54mila euro, con l'aggiunta di 27mila euro di spese di giudizio.
La storia
L'operaio era addetto alla macchina raspatrice, un lavoro che prevedeva sostituire manualmente i piatti di ferro sollevandoli da terra per poi posizionarlo sulla macchina e viceversa. I piatti sfioravano i 30 chili e il peso, nel 2015, gli aveva già provocato una lombosciatalgia irradiata alla regione posteriore della coscia. Una diagnosi per cui il medico gli aveva imposto delle restrizioni in fabbrica, in quanto non avrebbe potuto più sollevare pesi superiori a 10 chili. Ma questo, per lui, non è stato possibile al lavoro e nel 2019 la diagnosi è peggiorata. I medici, in quell'anno, lo hanno dichiarato invalido e con una riduzione permanente della capacità lavorativa per il 46%.
La condanna
Il caso è finito in tribunale, riporta il Corriere della Sera. Nel 2022 all'uomo era stata negata ogni richiesta di risarcimento dal Tribunale di Rovereto, perché il giudice non aveva riconosciuto il nesso tra la malattia e il lavoro. Ma in Appello le carte in tavola sono cambiate, anche grazie alla testimonianza di altri dipendenti della Marangoni. In quel caso, invece, i giudici hanno riconosciuto il nesso, poiché l'invalidità poteva essere evitata tramite il lavoro di coppia o rispettando le prescrizioni del medico dell'operaio. Adesso la febbrica deve risarcire il dipendente per i danni causati.