Perché il disturbo da deficit di attenzione negli adulti è sottodiagnosticato in Europa?

perché il disturbo da deficit di attenzione negli adulti è sottodiagnosticato in europa?

La sfida dell'Europa nella diagnosi e nel trattamento dell'ADHD

Nonostante la sua diffusione il disturbo da deficit di attenzione/iperattività, o ADHD, rimane una delle patologie più incomprese e trascurate in Europa. Caratterizzata da disattenzione, iperattività e impulsività, questa condizione neurodivergente è diventata una sfida non solo per i bambini, ma anche per gli adulti che continuano a lottare con i suoi sintomi in età avanzata.

La sottodiagnosi e il sottotrattamento di questa condizione hanno creato ostacoli significativi, impedendo un sostegno efficace alle persone colpite.

Secondo il dottor Tony Lloyd, amministratore delegato della fondazione ADHD, una delle ragioni principali di questo problema è lo stigma storico. "A causa dello stigma e dell'ignoranza che storicamente circonda l'ADHD, in quanto disturbo comportamentale e comunemente associato a bambini che si comportano male a scuola, c'è molta vergogna e stigma intorno alla condizione e molti malintesi", ha dichiarato Lloyd a Euronews Health.

Negli ultimi anni, tuttavia, si è assistito a un cambiamento significativo, con un'impennata nel riconoscimento e nelle diagnosi di ADHD, in particolare dopo la pandemia. "Quando è arrivata la pandemia le persone sono state chiuse in case. Non potevano uscire, fare esercizio fisico, interagire con altre persone, avere un sostegno personale da parte dei colleghi di lavoro. Molte delle strutture di supporto che consentivano di gestire con successo l'ADHD sono state eliminate", ha detto Lloyd.

Comprendere l'ADHD in Europa e le sue sfide

Sebbene la pandemia abbia aumentato il riconoscimento dell'ADHD, secondo gli esperti in Europa il disturbo rimane sottodiagnosticato. Nel Regno Unito, ad esempio, il tasso di diagnosi dell'ADHD è basso.

"Nel Regno Unito, solo il 13% dei bambini e l'11% degli adulti con ADHD viene trattato con farmaci. Si tratta quindi di un disturbo significativamente sottodiagnosticato e sottotrattato", ha detto Lloyd.

Ciò è in linea con una dichiarazione di consenso pubblicata dai membri della comunità medica britannica, che afferma: "Nonostante le linee guida nazionali per l'ADHD nel Regno Unito siano basate su prove di efficacia, la condizione è sottoidentificata, sottodiagnosticata e sottotrattata".

Secondo la comunità medica britannica le persone in cerca di aiuto nel Paese devono affrontare molte sfide, tra cui pregiudizi, lunghi tempi di attesa e disponibilità incoerente dei servizi. La situazione sembra invece essere migliore per chi vive nei Paesi nordici. Nina Hovén, presidente di ADHD Europe, ha osservato che questi Paesi sono all'avanguardia in termini di supporto e diagnosi.

"Se confrontiamo ciò che accade nei Paesi nordici e nel resto d'Europa, possiamo notare una grande differenza perché la nostra organizzazione ha un'ottima struttura e riceviamo anche fondi dal governo o da altre organizzazioni", ha dichiarato Hovén a Euronews Health.

Inoltre Paesi come la Finlandia hanno addirittura aggiornato le loro linee guida per includere gli adulti, il che ha portato a una maggiore autoconsapevolezza e diagnosi tra gli anziani. Hovén ha aggiunto che i Paesi dell'Europa meridionale e orientale, come l'Italia, l'Albania, la Macedonia e la Serbia, mancano risorse e un accesso adeguato ai farmaci per l'ADHD.

La dottoressa Mia Vieyra, psicologa francese, ha discusso della situazione nel Paese, dove gli adulti hanno difficoltà a ottenere una diagnosi di ADHD e a trovare un trattamento appropriato a causa della scarsa familiarità con la patologia tra gli operatori sanitari. "La Francia è ancora molto lenta nello sviluppo di una visione più moderna della diagnosi e del trattamento dell'ADHD. La situazione sta migliorando, ma non è ancora ottimale", ha dichiarato Vieyra a Euronews Health.

"In Francia l'ADHD non è una diagnosi riconosciuta da molti psicologi o psichiatri,soprattutto per gli adulti, quindi spesso è molto difficile introdurli al concetto di ADHD", ha aggiunto Vieyra, che ha sottolineato anche come la disponibilità di trattamenti in Francia sia limitata. "C'è il problema legato all'accesso, perché non molti psicologi sono formati per lavorare con persone affette da ADHD, e quindi è difficile trovare qualcuno. E poi è costoso perché i trattamenti di solito non sono rimborsati dal sistema di sicurezza sociale, o lo sono in piccola parte".

All'ADHD sono associati preconcetti negativi

Nonostante l'ADHD sia una delle patologie neurologiche più discusse al giorno d'oggi, resta una condizione a cui sono spesso associati preconcetti che possono portare a diagnosi errate. Secondo Lloyd gli individui alla prese con questa condizione sono stati a lungo considerati meno intelligenti o moralmente deboli, il che ha contribuito alla formazione di uno stigma intorno all'ADHD.

"Tradizionalmente, negli ultimi 200 anni, si è partiti dal presupposto errato che chi ha quel tipo di neurotipo fosse meno intelligente, meno capace e debole moralmente", ha dichiarato Lloyd.

Il dottor Jan Buitelaar, professore di scienze mediche presso l'Università Radboud nei Paesi Bassi, sostiene che l'ADHD tende a essere percepito negativamente, il che influisce sul modo in cui gli individui affetti da questa patologia vengono percepiti e trattati socialmente.

"In generale l'ADHD ha un'immagine pubblica piuttosto negativa. Se si guarda ai media, ai social media, le persone con ADHD sono ritratte come pigre, rumorose, poco simpatiche", ha detto Buitelaar.

Inoltre la mancanza di comprensione e di formazione dei medici e degli educatori nell'identificazione dell'ADHD è una delle principali cause di diagnosi errate. "In tutta Europa, in generale, l'ADHD non è adeguatamente compreso. I medici non sono adeguatamente formati per identificarla", ha detto Lloyd.

Hovén ha aggiunto: "Ho incontrato persone che hanno avuto otto diagnosi di depressione e poi hanno incontrato un medico che ha detto no, non è depressione, è ADHD. La chiave del nostro lavoro è la consapevolezza".

Di conseguenza, è necessario migliorare l'informazione sulla salute pubblica, la formazione e la comprensione della società per diagnosticare meglio l'ADHD. "È un enorme problema di salute pubblica per l'Europa e dobbiamo formare meglio gli insegnanti affinché capiscano che il fatto che un bambino non riesca a ottenere risultati scolastici non significa che abbia scarse capacità", ha sottolineato Lloyd.

Come viene diagnosticato l'ADHD?

La diagnosi di ADHD prevede solitamente valutazioni comportamentali e colloqui con fonti diverse, tra cui genitori, insegnanti e autodichiarazioni di adolescenti e adulti più grandi. Inoltre, per stabilire una diagnosi, i sintomi devono essere presenti da almeno sei mesi e devono iniziare prima dei 12 anni, ha spiegato Buitelaar.

Il processo diagnostico ricerca in particolare modelli di comportamento disattento, iperattivo-impulsivo o combinato in ambienti diversi. Sebbene i sintomi dell'ADHD emergano tipicamente durante l'infanzia e non siano condizioni che si sviluppano improvvisamente in età adulta, molti adulti a cui non è stata diagnosticata l'ADHD durante l'infanzia tendono a cercare la diagnosi più tardi nella vita.

Per questi adulti i sintomi dell'ADHD possono essere diversi e richiedere un adeguamento del supporto fornito. "Dobbiamo ricordare che l'ADHD dei bambini non è come quella degli adulti. I bambini possono essere iperattivi, non riescono a concentrarsi, ma quando si passa agli adulti la situazione cambia", ha detto Hovén.

In generale una diagnosi precoce nell'infanzia resta comunque preferibile. "Se si identifica precocemente il disturbo nei bambini e si supportano precocemente i bambini e i loro genitori, le loro traiettorie di vita saranno molto migliori", ha detto Lloyd.

Disparità di genere nella diagnosi dell'ADHD

L'ADHD viene erroneamente definito come un disturbo comportamentale e spesso i criteri diagnostici tendono a trascurare le ragazze e le donne. Questo perché l'ADHD si presenta in modo diverso nelle donne, che mostrano un'iperattività meno visibile e i cui sintomi tendono a essere meno dirompenti.

"Spesso non capiamo cosa sta accadendo ad alcune ragazze perché sono gentili, tranquille - ha detto Hovén -. In classe stanno ferme, ma non sono lì". Secondo Lloyd questo ha portato a una storica disparità di genere nelle diagnosi: alle donne spesso vengono diagnosticati altri disturbi mentali.

"Le donne affette da ADHD avevano maggiori probabilità di subire una diagnosi errata: ansia, depressione, disturbi alimentari e persino disturbo bipolare", ha osservato Lloyd.

Come gestire l'ADHD

Secondo Buitelaar il trattamento dell'ADHD deve coinvolgere più componenti, tra cui la psicoeducazione, i farmaci e gli interventi comportamentali. La gestione del disturbo non si limita alla prescrizione di farmaci, ma richiede anche un adeguamento dello stile di vita.

"Gestire con successo l'ADHD non significa solo assumere farmaci il cui effetto dura otto ore. Si tratta di capire come l'ADHD influisce su di noi, quali scelte di vita dobbiamo fare e quali sono i nostri punti di forza cognitivi", ha detto Lloyd.

Hovén spiega inoltre che le persone con ADHD hanno bisogno del sostegno dell'ambiente circostante per gestirlo meglio. "Penso che sia molto importante considerare l'intera famiglia: se i bambini all'asilo ricevono un sostegno, il caos in casa non aiuta", ha detto Hovén.

Nel caso degli adulti con ADHD, Lloyd spiega che la società deve iniziare ad aprirsi alle loro diverse capacità cognitive e cambiare il modo in cui la condizione viene percepita sul posto di lavoro: "Dobbiamo riconoscere che la diversità delle capacità neurocognitive umane è molto più grande di quanto pensiamo. Solo perché il 20% delle persone pensa in modo diverso non significa che siano meno intelligenti o occupabili".

Secondo Lloyd le persone neurodiverse, comprese quelle con ADHD, offrono punti di forza cognitivi unici associati alle loro condizioni, che possono essere vantaggiosi nell'ambiente di lavoro e persino contribuire a stimolare l'economia.

In generale Lloyd sottolinea la necessità di riconoscere il potenziale delle persone neurodiverse. "Si tratta di riconoscere la diversità delle capacità neurocognitive umane - dice Lloyd -. È molto più grande di quanto pensiamo. E solo perché abbiamo questo 20% di persone che pensano in modo diverso dalla maggioranza non significa che siano meno intelligenti, meno capaci di svolgere un lavoro o che siano disordinate".

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