Le correnti il vero limite del partitone
Le correnti il vero limite del partitone
Passate le Europee, si guarda già all’appuntamento autunnale delle Regionali. Una competizione che riguarda Bologna da vicino, visto il dibattito che, nel Pd, si è creato attorno al peso che il capoluogo emiliano dovrebbe avere nella scelta del candidato, aspirante successore di Stefano Bonaccini.
Innanzitutto bisogna partire dai dati: l’indicazione che esce dalle urne europee a Bologna è chiara. Il centrosinistra, forte dei voti di Pd (40,28%, poco sotto le 190mila schede in città e provincia, in termini assoluti quelli che aveva anche nel 2019) e Alleanza Verdi e Sinistra (sfiorati i 40mila consensi), mette insieme quasi il 50% dei voti.
Nel centrodestra, avanza Fratelli d’Italia (quasi al 25%, con 115mila voti tra città e hinterland), che, dopo quasi due anni al potere a Roma, incassa il gradimento degli elettori del proprio campo, cosa riuscita a pochi partiti al governo nel continente (vedi Francia e Germania). In cinque anni, tra Lega e Fratelli d’Italia i rapporti di forza si sono di fatto ribaltati, ma il bacino di voti resta più o meno lo stesso. In vista della sfida per lo scranno più alto di viale Aldo Moro, con questi numeri il Pd e i suoi alleati partono in forte vantaggio.
La certezza, al momento, è una e accomuna entrambi gli schieramenti: bisogna trarre il dado il prima possibile. Nel centrodestra, la coordinatrice di Forza Italia, Valentina Castaldini ha annunciato la convocazione del tavolo di coalizione. Dopo settimane a cercare un profilo civico che allargasse il perimetro del centrodestra, si è lanciata una riflessione sull’opportunità di una scelta più caratterizzata politicamente.
Nel centrosinistra, il passo avanti di Michele De Pascale, sindaco di Ravenna (che governa con i 5 Stelle e dunque potrebbe ricreare l’effetto ’laboratorio’ per ricostruire il ponte con Conte), è di quelli davvero seri. Gli altri nomi in campo, al momento, sono Vincenzo Colla e Irene Priolo. Dopo i ballottaggi, si accelererà la scelta dell’aspirante governatore. Fermo restando che, in caso di mancata intesa unitaria, andranno indetti i gazebo.
L’unità, per ora, sembra garantita dal ‘patto’ siglato l’altro giorno da Bonaccini e Lepore, ma il sindaco ha ribadito che Bologna deve contare di più. Magari piazzando in giunta una o due personalità più vicine al nuovo corso di Elly Schlein, ‘riequilibrando’ così i profili riformisti. Ecco, il pericolo più grande per il centrosinistra è di perdersi in schermaglie interne: l’elettorato potrebbe non capire e rispondere in maniera tiepida al richiamo delle urne.