Kiev e Mosca vicini alla pace: i documenti svelano perché fallì la trattativa

Al volgere del terzo anno di guerra, la possibilità di un negoziato tra Russia e Ucraina sembra allontanarsi sempre di più. Eppure, alcuni documenti pubblicati dal New York Times portano alla luce il lavoro compiuto dalle squadre dei negoziatori tra il febbraio e l'aprile del 2022. Si tratta dell'ultima volta che le due controparti si sono impegnate seriamente in un tentativo di negoziato, analizzando dettagli molto profondi di un ipotetico accordo di pace.

La bozza del trattato

La bozza di quel trattato, ora resa nota, elencava una serie di punti fondamentali che avrebbero potuto soddisfare entrambe le parte, garantendo, al contempo, la sicurezza dell'Ucraina, ma soddisfacendo alcuni desiderata di Vladimir Putin. Un trattato che sembra molto lontano dalle posizioni ormai incancrenitesi sul campo di battaglia, e molto diverse dalle richieste irricevibili avanzate da Mosca negli ultimi giorni che, sostanzialmente, chiedono una capitolazione ucraina. Dall'altro lato, Putin è ben lontano dal voler cedere sulle annessioni, tanto-meno sulla Crimea, "conquistata" con la forza nel 2014.

Sta di fatto che la conferenza svizzera, in corso in queste ore, potrebbe nuovamente portare ad un'ipotesi di trattato, sebbene in assenza di Russia e Cina. Tuttavia, potrebbe trattarsi di un buon auspicio per un ritorno al negoziato che potrebbe, presto o tardi, costringere gli sherpa russi e ucraini a mettere nero su bianco le condizioni per una tregua, almeno. La Crimea, certamente, sarebbe uno dei punti fondamentali del trattato. Nell'aprile del 2022 si era deciso consensualmente che la penisola restasse sotto la sovranità russa, ma senza riconoscimento diplomatico da parte di Kiev. Una clausola specifica, infatti, prevedeva che tutte le parti del "contratto" non si estendessero nè alla Crimea e a Sebastopoli.

I punti fondamentali

Ma il testo si occupava anche del futuro di alleanze militari e di aspetti culturali, ritenuti fondamentali da Mosca. Inizialmente era previsto che l'Ucraina accettasse di non aderire alla Nato o ad altre alleanze, non concedesse basi né schierasse contingenti stranieri. E ancora, andando sul piano identitario e culturale, la Russia chiedeva di rendere il russo una lingua ufficiale in Ucraina, a partire da trenta giorni dall'applicazione del trattato.

In quella fase la Russia era sbalordita dalla feroce e inaspettata resistenza che l'Ucraina stava opponendo e, dunque, sembrava aperta ad un accordo di questo tipo. Il dialogo si è andato complicando su una componente molto critica, ovvero un eventuale accordo che obbligasse altri Paesi a venire in difesa di Kiev semmai fosse stata attaccata nuovamente. Il giudizio su questa prima fase negoziale non è affatto unanime: Mosca continua a sostenere che l'Occidente abbia esercitato forti pressioni sull'Ucraina affinché rifiutasse un accordo di pace. Tuttavia, è lecito chiedersi perché la Russia volesse la pace già nell'aprile 2022, quando 3 mesi prima aveva attaccato l'Ucraina. Qual è il senso? Le bozze pubblicate dal quotidiano statunitense sono la versione integrale dei documenti ottenuti, che recano la data del 17 marzo e del 15 aprile 2022. Essi indicano le proposte concorrenti e i punti di accordo delle due parti, oltre ad un comunicato privato avvenuto durante i colloqui tenutesi in persona a Istanbul il 29 marzo. A confermare la veridicità e la bontà dei documenti, il fatto che sono stati forniti da fonti ucraine, russe ed europee e confermati come autentici.

kiev e mosca vicini alla pace: i documenti svelano perché fallì la trattativa

Trattativa Russia-Ucraina nel 2022

Stato permanente neutrale

Ma come si era svolto tutto questo? Il 28 febbraio 2022 assistenti del presidente polacco avevano incontrato un gruppo di alti funzionari ucraini al confine traghettandoli in elicottero verso una base militare vicino alla Bielorussia. Gli ucraini erano poi entrati da soli in Bielorussa, incontrando una delegazione di russi guidata da un consigliere di Putin. Quello fu un momento molto particolare e grottesco allo stesso tempo nella storia della guerra: l'inizio dei colloqui diretti tra invasori e invasi. Negoziatori ucraini, in questi mesi, hanno parlato più volte con la redazione del Times, sostenendo che all'inizio erano fortemente convinti che Putin fosse giunto così velocemente al tavolo delle trattative perché non si aspettava che il suo esercito inciampassi in modo così teatrale. Qualche tempo dopo i negoziati si sono spostati alle videochiamate tra bunker.

Inizialmente l'Ucraina aveva fatto una concessione significativa, diventando pronta a trasformarsi in uno Stato permanentemente neutrale. Un'occasione ghiotta per Putin che continua a sostenere l'Occidente usi Kiev per distruggere la Federazione. La bozza di trattato arriva il 17 marzo e mostra quanto le parti fossero rimaste distanti. L'Ucraina voleva che i suoi alleati fossero vincolati dal trattato a poter intervenire se fossero stati attaccati di nuovo, ad esempio chiudendo lo spazio aereo, fornendo armi necessarie, o utilizzando le forze armate per ripristinare e mantenere la sicurezza dell'ucraina. Dalla parte di Mosca, la squadra russa voleva che l'Ucraina e tutti gli altri firmatari annullassero le sanzioni imposte a Putin nel 2014.

Perché i negoziati si bloccarono

Oltre a questo, ovviamente, l'Ucraina avrebbe dovuto cedere tutta la regione orientale del Donbass e riconoscere la Crimea come parte della Russia. Un elenco di 7 punti mirava però all'identità nazionale dell'Ucraina, compreso il divieto di intitolare i luoghi ai combattenti per l'indipendenza. Un punto irricevibile per chi demoliva l'indipendenza esistenziale di Kiev, ma soprattutto che mostrava le ragioni per cui Putin era entrato in guerra: la convinzione che l'Ucraina sia un Paese artificiale e che dovesse essere considerato parte integrante della Russia

Oltre ad una serie di pretese, volte a vietare i riferimenti al nazismo e il neonazismo, la bozza prevedeva limiti alle dimensioni delle forze armate ucraine ma anche al numero di carri armati, batteria di artiglieria, navi da guerra e da combattimento che Kiev poteva avere nel suo arsenale. Gli ucraini, disperati, mentre si palesava il rischio della capitolazione di Kiev, erano stati disposti ad accettare tali limiti, ma Mosca è andata via via tentando di alzare l'asticella. Come si chiama questo? Disarmo, sì, ma unilaterale. Ecco perché le trattative si bloccarono. Ed ecco perché sono passati tre anni.

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