Navi da guerra, jet radar G550 Caew e il comando tattico italiano: così sarà l'operazione Aspides anti-Houthi nel Mar Rosso
Operazione Aspides, all’Italia il comando tattico: il ruolo, le fregate e l’ipotesi dei radar volanti G550 Caew
All’Italia il comando tattico della missione Ue “Aspides” nel Mar Rosso. La richiesta è arrivata direttamente ieri dall’Unione Europea, che ha chiesto alla Marina italiana di fornire il Force Commander dell’Operazione Aspides (l’ufficiale ammiraglio che esercita il comando imbarcato degli assetti navali che partecipano all’operazione). «L’importanza e l’urgenza dell’Operazione Aspides, che contribuirà a garantire la libera navigazione e la sicurezza del traffico commerciale nel Mar Rosso, hanno indotto la Difesa italiana ad assicurare immediatamente il proprio sostegno. Si tratta di un ulteriore riconoscimento dell’impegno del Governo e della Difesa e della competenza e professionalità della Marina Militare», ha detto il ministro della Difesa Guido Crosetto.
Una nave e assetti aerei “spia”
Dall’Italia una nave ed anche assetti aerei “spia” per la missione europea. Crosetto più volte ha ricordato la pericolosità degli Houthi, che negli ultimi due mesi hanno sferrato oltre 30 attacchi contro mercantili in transito e che per capacità militari «valgono 10 volte Hamas». Capacità, peraltro, confermate dal missile lanciato contro una nave al largo dello Yemen. Il fronte del Mar Rosso è più caldo che mai, dunque. E l’Europa si appresta a varare Aspides ma, ha detto Crosetto, «auspichiamo la partecipazione di Paesi arabi moderati che volessero unirsi a questo sforzo collettivo di sicurezza ed anche dell’India».
Le navi militari europee
Le navi militari europee, ha spiegato, faranno deterrenza e proteggeranno il traffico marittimo «mantenendo uno stretto coordinamento con l’altra missione Ue Atalanta, con cui Aspides condividerà parte dell’area d’operazioni, pur con distinzione di compiti, e con Prosperity Guardian», la missione angloamericana che a differenza di quella Ue, bombarda le postazioni Houthi sul suolo yemenita. «Per ora – ha informato il titolare della Difesa – gli assetti europei comprenderanno un minimo di tre unità navali, supporto intelligence e logistico, capacità di Early Warning aereo, protezione cyber, supporto satellitare e Comunicazione strategica in supporto alla cosiddetta Information Warfare». L’Italia concorrerà con «almeno una nave nel Mar Rosso per 12 mesi e stiamo valutando anche la possibilità di fornire assetti aerei con capacità di sorveglianza e raccolta dati». C’è infatti da assicurare adeguata copertura dall’alto alle navi, capire cosa si muove a terra ed in mare, intercettare le comunicazioni dei ribelli.
L’ipotesi dei G550 Caew, i radar volanti
Tra le ipotesi sul tavolo c’è l’invio di velivoli G550 Caew del 14° Stormo dell’Aeronautica Militare, già impiegati nell’ambito di missioni nel fianco Est della Nato. Si tratta di veri e propri radar volanti, dotati di un sistema multi-sensore con funzioni di sorveglianza aerea, comando, controllo e comunicazioni. Possibile anche il dispiegamento di droni, tipo Predator, con compiti di ricognizione e controllo del territorio. La posta in gioco è alta, ha sottolineato Crosetto, che ha parlato di «minaccia ibrida globale», ricordando che i missili nel Mar Rosso «minacciano anche la nostra stabilità economica, con il rischio di marginalizzazione dei porti». E c’è invece chi ha tutto da guadagnare dal blocco di uno dei «choke point» vitali per il traffico marittimo mondiale: Cina e Russia, che hanno invece via libera attraverso il canale di Suez, per «espressa volontà degli Houthi». Questo, ha evidenziato il ministro, «crea uno squilibrio competitivo che impatterà in modo violento ed asimmetrico su di noi e sulle nostre economie. È uno degli strumenti più efficaci con cui Mosca e Pechino perseguono l’obiettivo di prevalere slealmente nella competizione internazionale e di guadagnare nuove sfere di influenza rendendo insostenibile il confronto con l’Occidente».
Le differenze con Prosperity Guardian
Le differenze sono in termini di regole di ingaggio e di postura, pur avendo in comune lo stesso scenario e all’incirca lo stesso territorio. La ‘’Prosperity Guardian’’ è un’operazione a carattere principalmente ‘’offensivo’’, con risposte belliche contro le sistemazioni missilistiche e siti sensibili degli Houthi, in Yemen, oltre alla protezione delle navi mercantili, mentre ‘’Aspides’’, l’operazione europea, ha carattere esclusivamente ‘’difensivo’’ per la tutela del traffico libero nel Mar Rosso, ferma restando la capacità di quelle navi di reagire con la forza ad eventuali attacchi, per autodifesa. Quindi le differenze sono sostanziali; non ultimo la temporalità, l’una è già attiva da tempo, l’altra, forse, con tutti i possibili distinguo, vedrà la sua approvazione non prima del 19 febbraio.
Le fregate italiane
«Il contributo dell’Italia, sia per una migliore efficacia nelle operazioni tenuto conto della vastitàdella zona da sorvegliare, ma anche per una maggiore possibilitàdi ‘’avere peso’’ nella decisione di attribuzione del Comando dell’operazione, potrebbe essere di 2 fregate FREMM, fermo restando che potrebbero essere poi ridotte nel caso di un diverso e auspicabile contributo e partecipazione delle altre Marine europee», ha detto al Messaggero l’ammiraglio Giuseppe Lertora, in passato comandante in capo della Squadra Navale italiana. «Si capisce anche che, per la Marina, visto il giànotevole impegno in termini di unitànavali presenti in sorveglianza nei vari choke-points del Mediterraneo allargato, questa ulteriore partecipazione risulti assai onerosa e particolarmente gravosa, ma a mio parere è essenziale».