Schlein prende una randellata, che è la sigla LGBTQIAPK e Giulia: quindi, oggi…
– Io capisco il Fatto Quotidiano, che ha dato la notizia e deve cavalcarla. E tutto sommato l’editoriale odierno di Travaglio fa ridere. Però che Gramellini ancora s’accanisca su questa storia del Frecciarossa di Lollobrigida mi appare un tantino eccessivo. Potrà starvi sulle scatole e apparirvi indegno del ruolo che ricopre, ma Lollobrigida è un benedetto ministro di questo Stato atteso ad una cerimonia ufficiale. Che faccia di tutto per arrivarci è ovvio, no? Se Trenitalia non era in grado di garantire lo svolgimento corretto del servizio, perché avrebbe dovuto risentirne l’agenda politica del Paese? Non sto dicendo che Lollobrigida avrebbe potuto anche dirottare il convoglio e farlo fermare d’imperio, chessò, sotto casa sua. Ma che chieda a un treno fermo di aprire le porte alla stazione successiva mentre aspettava di riprendere la corsa, non mi sembra uno scandalo così enorme. Lo hanno concesso a lui e difficilmente lo farebbero per tutti noi? Facile. E perché vi sconvolge? Abbiamo forse noi comuni mortali le auto blu e la scorta? No. Semmai potrei suggerire al ministro, la prossima volta, di andare direttamente in macchina: le paghiamo apposta.
– A quelli che si erano infiammati per la vittoria alle primarie di Elly Schlein vorrei far notare che ormai sono passati mesi e mesi ma i sondaggi dicono sempre più o meno lo stesso. Magari a volte Repubblica fa sognare un 21%, o lo affermano i sondaggi richiesti dallo stesso Pd. Ma le supermedie e gran parte delle case sondaggistiche confermano che i dem non vanno molto oltre il 19,3%. Cioè sono fermi esattamente ai voti presi da Enrico Letta alle ultime elezioni. Cioè il dato peggiore da quando c’è al potere l’armocromista. Tradotto in parole povere: l’effetto Schlein non c’è e non c’è stato. Ci avviciniamo alle Europee: è ora che per Elly suona la sveglia. O saranno guai.
– Domanda semplice. Il piano europeo della Meloni più o meno lo conosciamo: spostare “a destra” l’asse di Bruxelles e abbandonare le varie esagerazioni verdi. Quello della Schlein, invece?
– Scontro Meloni-Renzi in Senato. Il leader di Italia viva attacca sul prezzo della benzina e lei risponde: ”Il prezzo della benzina come lei sa dipende soprattutto dalle scelte che fanno i Paese che detengono il petrolio. Se ci vuole dare una mano con il suo amico Bin Salman… forse ci aiuta ad abbassare il prezzo della benzina”. Game. Set. Match.
– Il corteo di “Non una di meno” contro la violenza sulle donne sarà aperto da uno striscione con questa scritta: “Transfemminist3 ingovernabili contro la violenza patriarcale”. Transfemminist3. Quindi: usano la schwa, distruggono i generi, predicano la fluidità e poi sbraitano sui rapporti uomo-donna. Secondo: si dicono “transfemministe”, cioè si fanno portatori dei valori dei maschi che scelgono di rubare il ruolo alle donne, travestendosi. Mi sta sfuggendo qualcosa?
– Vi riporto cosa scrivono: la violenza è strutturale e loro la conoscono bene “in quanto donne, persone non binarie e LGBTQIAPK, con disabilità, persone razzializzate, migranti e seconde generazioni, sex workers e detenutə”. Quindi tutti, e cioè nessuno. Un calderone senza senso in cui non si capisce bene per cosa combattano.
– Scusate ma LGBTQIAPK che vor dì?
– Quale sarebbe la colpa del governo Meloni dopo gli stupri di Palermo e Caivano? Aver “risposto a violenza con violenza” e “militarizzato il linguaggio e i territori”. Cioè: vi lamentate degli stupri e poi vi incavolate se mandano più polizia. Ci prendete in giro? Evidentemente no, ci credono davvero. Perché pensano che le uniche misure reali per contrastare i femminicidi siano “il reddito di autodeterminazione, l’allargamento dei criteri di assegnazione per le case popolari e, più in generale, le garanzie per il diritto all’abitare, sottraendo fondi ai servizi e welfare svincolati dalla famiglia, e centrati sulla libertà di scelta”. Senza dimenticare il reddito minimo. Non sto scherzando. É talmente irrazionale che si commenta da solo.
– Fermi tutti. Le Transfemministe vorrebbero che nel Centri anti-violenza ci fossero solo le femministe e non “gruppi cattolici” i quali, aggiungiamo noi, avrebbero però vinto dei bandi. Alla faccia della democrazia.
– Carinissima ‘sta cosa: al corteo delle “Transfemminist3” ci sarà anche modo di protestare contro la guerra a Gaza. Perché ovviamente “sono le donne e i bambini a subire le conseguenze peggiori della guerra che è l’apice della violenza”. E sapete chi inviteranno a parlare? “Donne palestinesi, iraniane, curde”. Guai a far parlare quelle israeliane, anche se le hanno stuprate, decapitate, abusate.
– Però alla fine almeno confessano. Scrivono quelle di Non una di meno: “Vogliamo costruire un mondo diverso, contrario alla logica patriarcale e capitalista del conquista e distruggi”. Quindi non dobbiamo preoccuparci: so sempre comunisti. In realtà di manifestare per Giulia non interessa loro veramente.
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