Zanetti: bonus edilizi cuciti su misura
Bonus edilizi non a pioggia ma settoriali, mirati per tipologie di interventi e beneficiari. Sono queste le prime indicazioni che arrivano dal lavoro di Enrico Zanetti, consigliere del ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti sul tema della riscrittura degli interventi agevolativi in edilizia. Sui tempi della riforma, Zanetti non ha fretta: «a tutt’oggi il superbonus e il bonus eliminazione barriere architettoniche continuano sino alla fine del 2025 e gli altri bonus edilizi sino alla fine del 2024. Inoltre, pur essendovi stato il blocco delle opzioni, le eccezioni e le norme transitorie, che tutelano i lavori già avviati o anche solo progettati, sono talmente numerose e garantiste che sono tantissimi i lavori che, sino a quelle scadenze, continueranno a garantire non solo la maturazione dei bonus, ma anche la possibilità di esercitare le opzioni, ammesso», avverte, «di avere un compratore dei crediti».
Domanda. Mai come nel caso del superbonus i numeri non danno certezze, in riferimento all’audizione in commissione bilancio del dipartimento delle finanze, ragioneria, c’è chi di fronte al dato certificato di aumento del pil del 2% dice che è la conferma di un flop lei ne dà una lettura diversa. Ci può spiegare?
Risposta. Un recentissimo studio della Fondazione Nazionale dei Commercialisti, cui ho collaborato, mette in evidenza come le stime di impatto sul Pil, che si desumono dagli ultimi dati elaborati dall’Istat e da quelli recentemente presentati in audizione dalle strutture tecniche del MEF, consentono di stimare un impatto positivo della misura sul rapporto debito/Pil, ma al tempo stesso confermano che, anche stimando effetti significativi di rientro della misura per il bilancio dello Stato, in termini di gettito, quella del superbonus che si ripaga da solo è una favoletta per bambini e il valore assoluto del deficit e del maggior debito, che consegue dall’assetto disciplinare del superbonus per tutti i contribuenti e degli sconti e cessioni per tutti i bonus, è semplicemente insostenibile per periodi più ampi di quelli, strettamente pandemici, che erano stati inizialmente concepiti. In pratica, lo studio conferma in pieno, sul piano dei numeri e dell’analisi tecnica delle variabili macroeconomiche e delle grandezze del bilancio dello stato, la sintesi politica che fece il ministro Giorgetti all’indomani della dolorosa, ma inevitabile approvazione del “decreto blocca opzioni”: impossibile andare avanti oltre con quell’assetto normativo e impensabile riproporlo in futuro, mentre certamente meritevoli di valutazione possono essere riproposizioni di questi meccanismi per platee però ristrette e mirate di soggetti beneficiari e di tipologie di interventi, così da coniugare i positivi effetti sul piano macroeconomico, che innegabilmente ci sono, con la sostenibilità del bilancio dello Stato, che deve necessariamente esserci e non c’era.
D. Quando saranno valutate e quando si concretizzeranno queste riproposizioni circoscritte?
R. Premesso che questo attiene alla sfera delle decisioni prettamente politiche, su cui ovviamente non ho nulla da dire, e che, in un quadro di risorse limitate e scelte non cumulabili tra loro, le priorità di intervento del governo guardano logicamente anche ad altri ambiti molto importanti, su cui sino ad oggi sono state messe assai meno risorse, ricordo che, pur essendoci sempre l’opportunità di pianificare per tempo il futuro normativo, in termini di stretta urgenza c’è ancora tempo, perché a tutt’oggi il superbonus e il bonus eliminazione barriere architettoniche continuano sino alla fine del 2025 e gli altri bonus edilizi sino alla fine del 2024. Inoltre, pur essendovi stato il blocco delle opzioni, le eccezioni e le norme transitorie, che tutelano i lavori già avviati o anche solo progettati, sono talmente numerose e garantiste che sono tantissimi i lavori che, sino a quelle scadenze, continueranno a garantire non solo la maturazione dei bonus, ma anche la possibilità di esercitare le opzioni, ammesso di avere un compratore dei crediti.
D. E veniamo così alla nota variabile i crediti incagliati. Il due marzo l’agenzia delle entrate certifica che il sistema delle imprese edili ne ha in pancia 19 mld. Nell’audizione di maggio del dipartimento delle finanze, se si sottrae il totale dei bonus edilizi comunicati alle entrate, 65,5 a quelli utilizzati in compensazione,15.1 ne risulterebbero giacenti quasi 50. Cosa non torna?
R. Molti crediti giacenti hanno in realtà un compratore, ma le tempistiche di controllo della documentazione che attesta la spettanza delle agevolazioni continuano a essere in molti casi assai lunghe, nonostante il governo abbia introdotto nell’ultimo decreto un meccanismo che individua in modo chiaro un set adeguato, ma comunque circoscritto, di documenti che devono essere acquisiti da chi compra i crediti per tutelarsi da eventuali responsabilità colpose. Da questo punto di vista, sarebbe stato lecito aspettarsi una velocizzazione nelle procedure concordate tra banche e advisor che obiettivamente non si è ancora vista. Dopodicchè i crediti incagliati ovviamente esistono e non sono affatto pochi, seppure tenda a considerare eccessiva anche la più recente stima di 30 miliardi di euro fatta da Ance.
D. Cosa dire a coloro che hanno ancora i lavori bloccati e l’impossibilità di cedere i crediti?
R. Che è del tutto logica la loro richiesta alla politica di oggi di trovare una qualche soluzione a un problema creato dalla politica di ieri, ma sarebbe opportuno fosse chiaro che questa soluzione non è un fatto di credibilità dello stato e del governo come istituzione. Perché da nessuna parte, chi andava raccontando che tutto era gratis, e che tutti i crediti sarebbero stati comprati pronta cassa senza nemmeno controlli, ha effettivamente legiferato in questo senso. Le norme, che sono state raccontate a uso e consumo di una certa propaganda, sono state scritte prevedendo sin dal principio che, per poter vendere il proprio credito, sarebbe stato necessario trovare un compratore privato interessato. Quando il ministro Giorgetti, poco dopo il suo insediamento al Mef, disse che la cessione dei crediti non era mai stata legiferata come diritto, ma come semplice opportunità che necessita di un compratore privato, ha sintetizzato con grande chiarezza la “truffa” in cui molti erano caduti, frutto non per disposizioni legislative di cui chi viene dopo deve obbligatoriamente farsene carico per la dignità delle istituzioni, bensì per una propaganda politica in perfetto stile “abbiamo abolito la povertà” di cui chi viene dopo può certamente farsene lo stesso carico, ma sempre nei limiti in cui ciò sia concretamente possibile.
D. Lei più volte non ha esitato a definire il bonus facciate come imbarazzante. E i dati sulle frodi gliene danno prova. Con gli ultimi interventi correttivi normativi si è messo in sicurezza il sistema?
R. Premesso che il bonus facciate al 90% e senza tetti massimi di spesa è imbarazzante a prescindere dalle frodi, perché premia più di altri interventi che valgono molto di meno in termini di impatto edilizio e macroeconomico, il sistema è in sicurezza già da novembre 2021, quando il Governo Draghi varò il “decreto antifrodi”. Purtroppo, sino ad allora, è successo di tutto e man mano che procederanno i controlli di frodi ne emergeranno ancora. Ciò nonostante, poteva andare molto peggio, se tutti i principali gruppi bancari non avessero gestito con la massima responsabilità l’intera vicenda, senza cavalcare i messaggi sulla deresponsabilizzazione di chi comprava che diede all’epoca il Governo Conte II, nel nome dell’introduzione di una vera e propria “moneta fiscale”.
D. Il cambio di regole continuo e in corsa non ha danneggiato i cittadini?
R. Il cambio continuo di regole danneggia sempre tutti in qualsiasi ambito.
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