Argentina, bruciate vive perché lesbiche
Pamela Cobbas e Mercedes Roxana Figueroas, vittime del lesbicidio a Barracas
Le compagne dell'associazione nella quale militavano le tre donne bruciate vive nell'incendio di una stanza d'albergo fatiscente a Buenos Aires non hanno dubbi: "Le hanno uccise perché lesbiche".
Il dramma si è consumato domenica nel quartiere di Barracas della capitale argentina. Se in un primo momento si pensava ad un incendio provocato da una stufa difettosa, con il passare delle ore si è delineato un vero e proprio "crimine d'odio" e di "genere", nella fattispecie dell'omofobia.
A provocare l'incendio è stato infatti un uomo che ha lanciato una bottiglia molotov all'interno della stanza 14 di un hotel familiare dove vivevano le quattro donne, che formavano due coppie. Una di loro è sopravvissuta. "Le hanno bruciate perché erano lesbiche, perché erano povere e perché erano militanti", denunciano le compagne dell'associazione lesbiche di Barracas durante una protesta di fronte all'albergo. Il principale sospettato è un vicino di stanza con cui le quattro donne avevano frequenti discussioni. L'uomo, Justo Fernando Barrientos, di 67 anni, ha cercato di togliersi la vita prima di essere arrestato.
“Uno dei crimini d’odio più aberranti degli ultimi anni”: così Federación Argentina LGBT descrive l’attacco subito dalle due coppie. L’unica sopravvissuta è in condizioni critiche, con gravi ustioni e danni respiratori che necessiteranno di settimane di cure intensive. Il fuoco, propagatosi in tutto l’edificio, ha raggiunto anche le altre stanze: in totale sono quattro le persone ricoverate.
Non vi sono dubbi sulla natura dolosa dell’incendio: sul posto, i vigili del fuoco hanno rinvenuto stracci imbevuti di liquido infiammabile. Se la polizia ancora esita a categorizzare l’episodio come crimine dell'omofobia, secondo FALGBT non vi sono dubbi: “Non esiste libertà d’odio".
"Si è trattato di un lesbicidio, e lo Stato è complice poiché in quella che era considerata la nazione più progressista del Sud America ora il clima ostile nei confronti della comunità LGBTQIA+ e delle altre minoranze sembra essere più diffuso che mai, soprattutto dopo l’elezione di Javier Milei – autodichiarato “anarco capitalista” di estrema destra – a guida del Paese.
Il presidente argentino ha annunciato a febbraio l’intenzione di chiudere l’Istituto nazionale contro la discriminazione, la xenofobia e il razzismo.