Istat, famiglie italiane più ricche ma con una maggiore propensione al risparmio. Aumentano le tasse
Istat, famiglie italiane più ricche ma con una maggiore propensione al risparmio. Aumentano le tasse
Famiglie italiane più ricche e con un maggiore potere d’acquisto grazie al rallentamento dell’inflazione, ma allo stesso tempo meno propense a spendere o investire i loro risparmi. Dalla fotografia scattata dall’Istat emerge un quadro in chiaroscuro. Nel primo trimestre del 2024 il potere d’acquisto delle famiglie è cresciuto del 3,3% rispetto ai tre mesi precedenti proseguendo nel suo percorso di ripresa. Il merito è della frenata della dinamica dei prezzi dopo una serie di battute di arresto cominciate nel primo trimestre del 2023.
Anche il reddito disponibile è aumentato del 3,5%, ma questo incremento non si è riversato nell’economia reale perché la spesa per consumi finali è cresciuta solo dello 0,5%. Gli italiani hanno scelto di essere prudenti e hanno continuato ad accumulare. Di conseguenza la propensione al risparmio delle famiglie si è attestata al 9,5% (+2,6%) dopo aver toccato il minimo storico nell’ultimo trimestre del 2022.
Quote di profitto in calo per le società non-finanziarie
Le società non-finanziarie hanno sperimentato una dinamica opposta. Dopo il picco dell’ottobre-dicembre 2022 l’Istat ha evidenziato la quinta flessione consecutiva della quota di profitto, stimata al 42,7% (-1,6%). I minori utili comunque non hanno avuto un impatto negativo sugli investimenti: il tasso è aumentato dello 0,4% e si è attestato al 20,5% grazie a un incremento dell’1,7% degli investimenti fissi lordi e della stabilità del valore aggiunto.
Pubblica amministrazione meno indebitata
Nel primo trimestre è emerso inoltre un miglioramento del quadro di finanza pubblica ma anche una pressione fiscale in leggera crescita al 37,1% (+0,8%). L’indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni in rapporto al pil è sceso invece al -8,8% dal -11,6% dello stesso trimestre del 2023, mentre il saldo primario (indebitamento al netto degli interessi passivi) è risultato negativo con un’incidenza sul pil del -5,3% (-8,5% nel primo trimestre del 2023). Stessa storia per il saldo corrente delle Pa, che ha avuto un’incidenza sul pil sempre negativa (-4,1%) ma migliore rispetto al gennaio-marzo 2023 (-5,2%). (riproduzione riservata)