Navy Seals, il caso del suicidio di David Metcalf e il sospetto dei danni cerebrali causati dall'esposizione alle esplosioni
Navy Seals, il caso del suicidio David Metcalf e i danni cerebrali per l'esposizione alle esplosioni
Il tenente David Metcalf era un veterano della Marina americana, faceva parte del corpo delle forze speciali famoso in tutto il mondo: i Navy Seals. David si è suicidato nel 2019, a 42 anni, dopo aver prestato servizio per 20 anni. E non è il primo militare appartenente a questo corpo che va incontro a questa fine. Un'inchiesta del New York Times vuole ha gettao un'ombra inquietante.
Navy Seals, il caso del suicidio David Metcalf e i danni cerebrali per l'esposizione alle esplosioni
giornalisti scrivono che ci sono una serie di suicidi tra i navy seals e che questi potrebbero essere collegati perché, tutti, indotti dall'esposizione alle esplosioni ripetute, e quindi alle onde d'urto prodotte durante le esercitazioni. Queste esposizioni avrebbero, inatti, causato dei danni cerebrali permanenti ai soldati. Come si è arrivato a questa conclusione?
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Sono state condotte indagini sui cervelli di otto militari deceduti per suicidio negli ultimi dieci anni, donati dalle famiglie a un laboratorio del dipartimento della Difesa. I campioni di tessuto cerebrale analizzati mostrano danni riconducibili all'esposizione di esplosioni. Perché, cosa avevano in comune questi soldati? Ciascuno di loro era stato schierato in battaglia più volte, ma nessuno - riporta il Times - era stato ferito dal fuoco nemico. Inoltre, intorno ai quarant'anni, quasi tutti avevano iniziato a soffrire di insonnia, mal di testa, problemi di memoria e di coordinazione, depressione, confusione e, in alcuni casi, attacchi di rabbia. Molti avevano ricevuto diagnosi di disturbo da stress post traumatico (PTSD), ma sarebbe riduttivo pensare solo a una patologia psicologica, dal momento che lo studio condotto dal Dipartimento della Difesa ha rinvenuto danni permanenti al cervello degli otto soldati esaminati.
E però, armi ed esplosivi fanno parte integrante del programma di addestramento dei Navy Seals: non possono essere cancellate dalla rigorosa formazione di questi soldati. La riflessione su queste pratiche è dunque cruciale: possono compromettere le funzioni cognitive dei militari?
Prima di morire, David Metcalf scrisse una nota sui strani sintomi che aveva riscontrato. «Vuoti di memoria, difficoltà di riconoscimento, sbalzi d'umore, mal di testa, impulsività, stanchezza, ansia e paranoia non erano ciò che ero, ma sono diventati ciò che sono. Ognuno sta peggiorando», si legge in parte nella nota di Metcalf.
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In una dichiarazione, la Marina ha confermato al Times di non aver sentito parlare ufficialmente delle conclusioni del laboratorio di analisi. Un ufficiale che ha chiesto di rimanere anonimo ha espresso sgomento e frustrazione per non essere stato informato sulla ricerca. «Questo è il problema», ha detto l'ufficiale. «Stiamo cercando di capire la questione, ma molto spesso le informazioni non ci arrivano mai».
Sebbene gli effetti dell'esposizione alle esplosioni non siano ancora del tutto chiari, da anni gli esperti sono preoccupati per le conseguenze che un'esposizione continuativa alle esplosioni può avere sul cervello.
Gli effetti dell'esposizione alle esplosioni hanno attirato sempre più attenzione, anche mediatica. Famoso fu il caso di Robert Card, un riservista dell'esercito che aveva ucciso 18 persone in una sparatoria di massa nel Maine l'anno scorso, e che presentava esiti di traumi cranici. Card era stato ripetutamente esposto a esplosioni di bassa intensità a causa del suo ruolo di istruttore presso un poligono di addestramento dell'esercito per l'uso di granate a mano.
La dottoressa Ann McKee del centro per l'encefalopatia traumatica cronica della Boston University ha dichiarato al Times che sono necessarie ulteriori "indagini" per comprendere appieno i «rischi dell'esposizione alle esplosioni». «Penso che questi risultati dovrebbero essere un avvertimento. Dobbiamo fare più indagini», ha detto.