Racconti d’arte a Parma con Pietro Piragine
Racconti d’arte a Parma con_thumbnail_2024.06.27 2024
Seguire una guida attraverso le sale di un museo ascoltando, intruppati in gruppo, informazioni e formule simili ad antidoti per scongiurare l’enigma che ogni opera rappresenta, può essere un’esperienza desolante.
Contro questa desolazione, essere guidati dalla voce di qualcuno, un amico magari, che si dirige in una sala di un museo allo scopo di rivedere proprio quell’opera senza la pretesa di venirne a capo una volta per tutte e ascoltare quindi le suggestioni e i racconti che quell’opera suscita nel nostro accompagnatore, può rivelarsi, al contrario, un’esperienza felice, perturbante e perfino trasformativa.
Ogni mese, la rubrica Racconti d’arte, a cura di Lucia de Ioanna, si offre come punto di ritrovo da cui partire per una passeggiata verso un’opera d’arte custodita a Parma, una passeggiata per la quale occorre abbandonarsi alla flânerie del pensiero di chi ci farà di volta in volta da guida.
Il viaggio comincia dal suggestivo parco della Fondazione Magnani Rocca, seguendo Pietro Piragine, imprenditore amante del sapere umanistico, galileiano ed economico, verso l’Enigma della Partenza di Giorgio de Chirico.
Di Pietro Piragine
Arrivo alla Magnani Rocca, luogo sempre bellissimo. Cammino nel grande giardino tra pini, cedri, tigli, ippocastani, aceri sperando che un pavone mi regali una spettacolare ruota.
Per la scala esterna salgo ed entro nella villa. Dall'ampio ingresso accedo a sinistra alla collezione fiammingo-spagnola con aggiunta della Tersicore di Canova, accedo a destra all'Alta Epoca italiana e da qui ancora a destra alle 250 opere della mostra temporanea dell'eclettico Bruno Munari. A ritroso nell'ingresso salgo al primo piano dove è la collezione d'arte moderna. In breve mi trovo ad avvicinarmi all'Enigma della Partenza di Giorgio de Chirico.
Ricordo la prima volta che ciò avvenne non poco tempo fa. A qualche metro di distanza vidi subito che era una Piazza d'Italia di de Chirico. Ero però curioso di sapere se era un vero "Enigma" eseguito negli anni immediatamente successivi all'Enigma di un Pomeriggio d'Autunno (una Piazza S.Croce "rivisitata") con il quale nasce la Metafisica oppure una delle tante Piazze d'Italia fatte negli ultimi due decenni di vita e con le quali il Pictor Optimus ha di fatto copiato lo straordinariamente importante se stesso di quelle prime opere così significative nella storia dell'arte. Da vicino lessi: 1914. Aldilà del titolo era dunque un vero Enigma.
Vi è rappresentata una piazza con al centro la statua di un personaggio maschile visto di schiena. Alla sinistra un palazzo classico monumentale tipo quello dell'Esposizione Universale Roma '42 illuminato dal sole. L'immobile sulla destra non è in luce e, attraverso una sua apertura, lascia intravvedere un veliero il cui scafo è nascosto da un muro presente anche in altri enigmi tra cui il primo già citato del 1910. Sempre avanti è una ciminiera di industria uguale a quelle dei paesaggi urbani di Sironi del 1920. In lontananza nella piazza si scorgono appena due personaggi uno di fronte all'altro, vicini.
Pur con tecnica pittorica del tutto differente, lo spirito romantico è largamente presente. D'altra parte la Metà tà Physikà (aldilà delle cose fisiche) di de Chirico è parente stretta dell'Assoluto a cui tende il Romanticismo sia nella sua componente irrazionalistica dello Sturm und Drang e di tanto altro sia nella sua componente razionalistica rappresentata dall'Idealismo hegeliano. Al centro del dipinto il personaggio della statua guarda verso l'infinito come il "Viandante sul mare di nebbia" (manifesto del Romanticismo tutto) di C.D.Friedrich guarda, rappresentato sempre di schiena, l'infinito dalla cima di una montagna avendo sotto di sé il mare di nebbia che lo separa fisicamente ma ancor più spiritualmente dal mondo concreto proprio invece dell'Illuminismo settecentesco; nel dipinto della Magnani Rocca, la mancanza di concretezza è data dalla tecnica pittorica che crea un luogo dell'assenza, non reale dove il tempo si è fermato.
Accanto all'ombra proiettata dalla statua ve ne è un'altra che sembra essere generata da una seconda statua ma questa non c'è poiché dovrebbe essere vista attraverso l'apertura per la quale si scorge invece la parte alta di un veliero. Tale seconda ombra ha i medesimi contorni della figura rappresentata nell'Enigma dell'Oracolo; dipinto eseguito nel 1910 e che è, per contenuto e spirito, medesima cosa rispetto all'Odisseo e Calipso di Boecklin pittore romantico-decadente e simbolista che influenzò de Chirico che manifestò sempre anche grandi affinità elettive con Friedrich Nietzsche del quale disse di essere l'artista che più e meglio di ogni altro traspose in pittura la filosofia.
Sempre romanticamente il muro ha sia una funzione da ermo colle leopardiano che da tanta parte dell'ultimo orizzonte il guardo esclude sia da antitesi hegheliana che invera la tesi e nella sintesi la realizza ad un livello superiore ed è quindi un ostacolo da superare per ottenere qualcosa di più elevato. Più dell'Urss.,nella definizione che di esso fece Churchill, tutto nell'opera è un rebus avvolto in un enigma che sta dentro a un mistero.
Questo dipinto, come gli altri enigmi, ha influssi importanti sulla nascita del surrealismo. Le opere di Magritte e Dalì, con le loro atmosfere ed ambientazioni non reali, fuori dal tempo, oniriche e gli enigmatici personaggi di schiena si può dire che siano di provenienza due terzi de Chirico, un terzo Freud. Max Ernst firmò una sua tela anche con il nome de Chirico tale con lui era la vicinanza che sentiva. È vero che questa opera, come gli altri enigmi, si mostra assai differente dal dinamismo presente in tante coeve creazioni futuriste.
È vero però che Metafisica, Futurismo, Cubismo e Astrattismo sono componenti dell'arte moderna nata nel 1910-1912. E tutte hanno in comune il voler rappresentare la realtà attraverso filtri culturali e pittorici nuovi tali da renderla più difficile da comprendere ma più affascinante. E ciò avviene per tutta l'arte moderna non solo nella pittura e scultura. L'enigma, il mistero, il segreto da svelare sono propri anche dell'Ermetismo nato negli stessi anni. Ungaretti diceva che la poesia deve contenere un segreto, deve essere un poco difficile da capire; se è facile non è poesia.
Trovarsi davanti all'Enigma della Partenza fa navigare la mente attraverso una grande quantità di contesti culturali e intellettuali. In questa immensità s'annega il pensiero e il naufragar è dolce in questo mare.