Banco Bpm, autogol dei sindacati confederali
Banco Bpm, autogol dei sindacati confederali
Banco BPM attacca le tre sigle confederali First Cisl, Fisac Cgil e Uilca, minacciando di chiudere il piano per l’esodo di 1.600 dipendenti senza accordo, per la prima volta nella storia del settore. In bilico, poi, avverte Piazza Meda, anche il tavolo sui premi e sugli inquadramenti, cioè meno soldi e carriera ferma per i circa 20mila dipendenti della banca. Con la conseguenza che i sindacalisti di First, Fisac e Uilca di Piazza Meda, in grande difficoltà, sono in fuga verso altre organizzazioni sindacali, poiché vedono a rischio anche una serie di loro prerogative, come i permessi o altre agevolazioni.
Il comunicato di Banco BPM
È questo, in estrema sintesi, quanto sta accadendo in questi giorni nell’istituto di credito milanese che ieri ha diffuso un impeccabile comunicato stampa per spiegare nei dettagli la vicenda. «Banco BPM ha avviato la trattativa il 7 marzo con il chiaro obiettivo di concludere un accordo entro il 30 giugno. Nella giornata di giovedì 27 giugno, in un incontro regolarmente convocato, First Cisl, Fisac Cgil e Uilca hanno deciso di abbandonare il tavolo proprio nel momento in cui veniva affrontato il previsto tema del fondo per le uscite incentivate. Abbiamo ritenuto di continuare la trattativa con gli esponenti delle altre due sigle sindacali, Fabi e Unisin, rimaste responsabilmente a trattare» scrive l’istituto.
Il nodo delle assunzioni
Il tavolo si è rotto perché i tre sindacati confederali hanno pretestuosamente puntato i piedi sul numero delle assunzioni: un ingresso ogni due uscite l’offerta che per la banca garantisce un «un importante ricambio generazionale e manageriale»; uno a uno, invece, il rapporto preteso da First, Fisac e Uilca. Una richiesta non solo non in linea con gli accordi passati del settore, sempre chiusi con assunzioni nella migliore delle ipotesi pari al 50% degli esodi incentivati – ma soprattutto economicamente non sostenibile. Tant’è che, per esempio, i rappresentanti di Intesa Sanpaolo hanno già annunciato ai sindacati che i prossimi accordi sugli esuberi si chiuderanno sempre col “2 a 1”.
Prospettive e rischi per Banco BPM
Per Banco BPM, però, si apre uno spiraglio funesto: la banca, infatti, non solo «andrà avanti con quanto dichiarato nel piano industriale, con o senza accordi sindacali» per garantire «comunque l'obiettivo dichiarato dall'azienda di 800 uscite nette». Il rischio, peraltro, è che «per la prima volta nella storia di questo tipo di trattative, non verrebbe utilizzato il fondo di solidarietà di settore e ciò non consentirebbe di raggiungere un'ulteriore tranche di assunzioni» ribadisce Banco BPM.
Conseguenze per i lavoratori
Fatto sta che l’arroganza di alcuni capetti sindacali di Piazza Meda – lo dice esplicitamente la banca nel comunicato – potrebbe avere pesanti conseguenze per i lavoratori, anche di tipo economico: «Riteniamo dannosa e inusuale la scelta di abbandonare il tavolo perché nel mese di luglio avremmo dovuto affrontare, con le organizzazioni sindacali, altre tematiche, molto rilevanti per il futuro delle nostre colleghe e colleghi, come premio aziendale e inquadramenti per nuove figure professionali» spiega l’istituto. Tradotto: addio bonus e carriera (con retribuzione) ferma al palo. Una reazione intransigente, insomma, quella della banca alla presa di posizione di First, Fisac e Uilca che si è trasformata in un pericoloso boomerang, a cominciare dall’inizio di un fuggi-fuggi in altre sigle dei loro rappresentanti sindacali con annesso pacchetto di iscritti.
Le dinamiche interne
Fin qui la cronaca. Chi muove i fili di questa vicenda, perché imbeccata dal suo segretario generale, è la rappresentante di un sindacato confederale, una sindacalista velleitaria, che durante il Covid, mentre i bancari erano dietro la scrivania, ha preteso di fare incontri solo da remoto, ottenendo che questo privilegio fosse trasformato, in seguito, in una prassi consolidata. Un grande caos che ha portato, tra altro, a ricostruzioni fantasiose sui media. First, Fisac e Uilca non sono uscite da alcuna stanza, come raccontato: più semplicemente, non hanno voluto ascoltare, da remoto, comunicazioni della banca e peraltro non sono più tornate a collegarsi alla riunione, sancendo così una incredibile rottura delle trattative.
Prospettive future per i negoziati
Se la speranza dei confederali è che la banca riapra le trattative a tavoli separati, è una speranza che non troverà mai alcun tipo di riscontro. Ciò perché oggi i gruppi bancari non vogliono disperdere tempo ed energie nel tenere il sindacato diviso, perché la governabilità del momento e del settore viene prima di inaccettabili pruriti personali e sindacali.
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