La Corea del nord entra in guerra in Ucraina
La Corea del nord entra in guerra in Ucraina
Il conflitto in Ucraina sta cambiando faccia, allargandosi pericolosamente. L’intervento previsto nelle prossime settimane dei soldati appartenenti alla Corea del Nord segna la partecipazione diretta di un terzo attore alle ostilità. Fino ad oggi il sostegno esterno in entrambi gli schieramenti si è mantenuto nella sfera indiretta: la Russia ha ottenuto supporto finanziario e tecnologico dalla Cina, logistico dalla Bielorussia, militare dall’Iran e, appunto, da Pyongyang.
Sull’altro crinale, l’Ucraina riceve aiuto armato e finanziario dal blocco euro-atlantico, oltre all’invio di soldati della legione internazionale. Nessun attore globale ha schierato ufficialmente dei battaglioni sul campo di battaglia, nonostante in Europa il dibattito stia maturando da alcuni mesi.
L’entrata in guerra della Corea del Nord (paese aggressivo e dotato dell’arma nucleare) evidenzia la volontà nell’asse totalitario di agire congiuntamente per provocare il crollo del fronte occidentale.
La scelta di Kim Jong-un è figlia dell’accordo di partenariato strategico e mutuo soccorso stipulato recentemente con Vladimir Putin. Le forze armate nordcoreane, nonostante posseggano attrezzature belliche obsolete o scadenti e non abbiano elevate capacità di combattimento, risulteranno utili alle ambizioni russe.
L’ingresso in guerra della Corea costringerà Nato e Ue a modificare il proprio approccio alla battaglia
Aumenteranno ulteriormente la super iorità numerica di Mosca sul campo di battaglia, a discapito dell’esercito ucraino. Per alcuni analisti occidentali, a ragion veduta, il nuovo status quo potrebbe imporre una modifica anche nell’approccio di Nato ed Ue alla gestione del conflitto. Un ingente quantitativo di soldati nordcoreani spedito al fronte, soprattutto se prorogato nel tempo, rischierebbe di creare un ricambio costante tra le fila delle forze armate russe. Questo comporterebbe il fallimento dell’auspicio di assistere ad un ridimensionamento delle ambizioni del Cremlino, in caso di impossibilità di indire ulteriori mobilitazioni in patria.
Con l’assist ottenuto dal regime nordcoreano, Mosca potrà sfruttare la superiorità numerica sull’avversario per programmare nuovi attacchi verso le città ucraine. Un rischio che impone agli strateghi militari occidentali di ripensare la natura del sostegno a Kyiv ed iniziare ad immaginarne un’evoluzione: in che modo evitare che l’alleanza sul campo tra soldati russi e nordcoreani possa rivelarsi inaffrontabile per le forze armate ucraine, quantomeno in alcuni teatri geografici del paese?
Come compensare la netta inferiorità numerica degli aggrediti con il solo invio di armamenti, per quanto sofisticati possano essere? Sarà possibile pareggiare nei prossimi mesi il livello della produzione costante di attrezzature belliche che la Russia, avendo adottato l’economia di guerra, riesce a garantirsi?
La mossa potrebbe accelerare l’attuazione dei piani di intervento diretto di alcuni paesi nelle ostilità, come la Polonia o paesi baltici
Domande, queste, alle quali, con ogni evidenza la risposta non può che essere incerta o negativa, obbligando ad aggiornare gli schemi adottati fino ad oggi per contrastare le mire imperiali di Putin. È possibile che l’arrivo dei soldati da Pyongyang velocizzi l’attuazione dei piani di intervento diretto di alcuni paesi euro-atlantici nelle ostilità. Tra questi, Polonia e paesi baltici sembrano i più propensi a compiere un passo simile nell’immediato, anche perché a breve minacciati in prossimità dei confini dall’esercito di un altro temibile attore autoritario. La nomina del primo ministro estone Kaja Kallas ad Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza dell’Unione Europea potrebbe rappresentare un fattore alleato dell’eventualità.
Il futuro della guerra in Ucraina, oltre a presentarsi come ancora incerto e lungo, rischia di determinarne l’evoluzione in un conflitto più ampio per necessità strategiche. In contrapposizione alle speranze iniziali, la tutela della sicurezza euro-atlantica rischia di dover passare per un impegno strutturale da parte dei membri del blocco occidentale e non più esclusivamente indiretto in ambito militare.
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