Così è finito arrosto il galletto Macron, che schifo gli Azzurri e Le Pen: quindi, oggi...

così è finito arrosto il galletto macron, che schifo gli azzurri e le pen: quindi, oggi...

Così è finito arrosto il galletto Macron, che schifo gli Azzurri e Le Pen: quindi, oggi...

- Chi ricorda la marcia trionfale di Emmanuel Macron, neo eletto presidente della Francia, che incede elegante sulle note dell'Inno alla Gioia sul palco del Louvre per festeggiare la vittoria? Era il lontano 2017 e l'ex enfant prodige d'Oltralpe appariva il futuro d'Europa, l'argine contro le destre, l'uomo capace di evitare che Parigi finisse nelle mani di Marine Le Pen e del suo Front National. Di quella gloriosa camminata non è rimasto nulla. Non c'è più il FN, diventato il meno radicale Rassemblement National. Non c'è più En Marche!. Ed è scomparsa pure l'aura da santo protettore d'Europa che il presidente s'era fatto costruire attorno. Fine. È morto il macronismo. E non lo dice solo Jordan Bardella, il quale giustamente rimarca la sconfitta inflitta dai lepenisti alla maggioranza che fino a ieri governava la Francia. Lo ribadiscono anche i gollisti di Lés Repubblicains. E lo conferma Jean-Luc Mélenchon, l'alter ego sinistro di Marine Le Pen, forse addirittura più radicale. Di sicuro più antisemita.

- Il macronismo è morto sotto i colpi del macronismo. Dei suoi errori: i gilet gialli, l’immigrazione incontrollata, le periferie diventate enclave arabe, il terrorismo, l’insicurezza, il fallimento della strategia in Ucraina, la Nato data per morta e poi resuscitata, l’Europa in cui si identifica sempre già burocratica e meno vicina ai popoli. L’ultimo tragico azzardo è stato quello di sciogliere l’Assemblea Nazionale: Macron credeva che alla fine i francesi non avrebbero premiato Le Pen-Bardella e ha scommesso sul “cordone sanitario”, ma né lui né gli osservatori avevano forse compreso a fondo la trasformazione politica e sociologica del Rassemblement National che del Front di papà Le Pen non ha quasi più nulla. E se anche gli ebrei hanno dichiarato di preferire RN alla sinistra antisemita, quella guidata da Mélenchon che dopo il 7 ottobre non è sceso in piazza contro il massacro di Hamas, allora è proprio vero che il mondo è cambiato. In sintesi: macronismo, nato per superare la destra e la sinistra, in otto anni ha finito col polarizzare ancora di più la dicotomia. Peggio di così non poteva andare.

- A Donald Trump viene concessa l'immunità parziale e, dopo il tracollo di Biden, i media progressisti sono a metà tra la disperazione e gli istinti suicidi. Non succede, ma se rivince The Donald ci divertiamo...

- Ieri sera Alberto Rimedio, cronista Rai in Germania al seguito della Nazionale, ha sostenuto che tra i motivi del fallimento europeo dalla squadra di Spalletti ci sarebbero state le regole troppo ferree imposte dall’allenatore. In sostanza, la squadra avrebbe avuto una crisi di rigetto del mister perché Spalletti ha vietato la play station in camera e le cuffie all’orecchio in orari in cui era più utile socializzare. Poveri cuccioli senza la play sono persi… Annamo bene.

- Prendersela con “Il Cicalone” perché dà la caccia ai borseggiatori trasforma il buono in cattivo e il bandito in vittima. La giustizia non la fanno i cittadini, sia chiaro, ci dovrebbe pensare lo Stato. Ma il dramma sta tutto in quel condizionale: dovrebbe, ma non lo fa. Se gli scippi in metro non fossero percepiti come un problema reale, un terrore che ti pervade durante l'intero il viaggio in metropolitana, la colpa non è del Cicalone. Ma dei ladruncoli. E di chi non fa qualcosa per arginarne le azioni.

- Alla Nazionale italiana di calcio serve Pozzecco. Perderemmo lo stesso, come spesso succede all’Italbasket. Ma almeno i giocatori si divertono, ci credono. E gli spettatori anche. In fondo, a pensarci bene, Antonio Conte aveva sposato la stessa filosofia: trovandosi tra le mani un parco atleti non di primissimo livello, ha puntato tutto sulla motivazione. Altro che tattica. Siamo una Nazionale provinciale ormai, e dobbiamo farcene una ragione. A chi dice “ma abbiamo vinto l’Europeo con Mancini” ricordo che una volta ha trionfato pure la Grecia: i miracoli, nel calcio, a volte avvengono. Ma restano miracoli.

- Avete mai sbagliato a buttare un vasetto di plastica nel cestone sbagliato della spazzatura? Ecco: da domani potreste rischiare da 12 a 20 anni di carcere, visto che il vostro insano gesto potrebbe essere considerato un vero e proprio reato di Eco-cidio. Stiamo esagerando, ovviamente. Ma la grande idea è venuta a Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, due che tra Ilaria Salis e Soumahoro di geniali intuizioni se ne intendono. In sostanza Alleanza Verdi e Sinistra ha proposto una legge che introduce questa fattispecie di reato talmente aleatoria, e talmente interpretabile da parte dei magistrati, il cui unico effetto sarebbe quello di terrorizzare l’Italia e probabilmente bloccarne il sistema economico. Per Avs, al fine di “cambiare le regole di base con cui opera l’economia nazionale”, bisogna colpire “qualsiasi atto illecito o arbitrario commesso con la consapevolezza che esiste una sostanziale probabilità” che questo “causi un danno grave e diffuso o a lungo termine all’ambiente o a un ecosistema”. Capito la follia? 
Primo: si parla di “sostanziale probabilità del danno”, il che fa a pugni con ogni sacrosanto principio di certezza del diritto. Secondo: secondo questa lettura, e secondo la lettura di Greta Thunberg&co. che alcuni magistrati potrebbero far propria, il banale utilizzo di fonti fossili per produrre potrebbe essere considerato “un danno grave e diffuso a lungo termine all’ambiente e all’ecosistema”, come potrebbe esserlo allevare le mucche visto che con le loro puzzette - Danimarca docet - producono metano pericoloso per il clima. Occhio: perché a lasciare certe libertà ai pm, e qui arriviamo alla provocazione iniziale, non ci sorprenderebbe se ci mettessero in gabbia per erronea raccolta differenziata.

- Ps: la proposta di legge prevede la possibilità di imporre pene anche quando il fatto “è commesso all’estero da un cittadino italiano”. Ma come, scusate: quindi l’ecocidio come “reato universale” va bene, mentre quando il principio lo vogliono applicare all’utero in affitto lo considerate un obbrobrio?

- L’Usigrai, sindacato “de sinistra”, esprime con un tantino di ritardo solidarietà ai giornalisti molestati sotto il palco del Pd. Ma ci tiene a precisare che il partito di Elly “è completamente estraneo alla vicenda”. Cosa, peraltro, tutta ancora da dimostrare. Di sicuro, l’avessero fatto alla kermesse di FdI sarebbero scesi i caschi blu. E poi ricordate cosa successe con Greta Beccaglia e quel tifoso che le toccò il sedere preso dall’euforia della partita? Dotti editoriali sul patriarcato, sul sessismo sportivo, sui maschi brutti e cattivi. Qui invece è successo al Pride omo, sotto le insegne dem, quindi tutti zitti. Quanta ipocrisia canaglia.

- Robe da pazzi. Le Università e le grandes ècoles francesi hanno scritto un comunicato per dire “no” al Rassemblement National considerandolo una “minaccia immediata, reale e senza precedenti”. Sulla base di quali fatti concreti? Nessuno. Pregiudizi. Ma in fondo non deve sorprendere se la culla della burocrazia e dell’élite francese sposano i principi di quella stessa élite politica che li rappresenta. Fa tuttavia senso che istituzioni scolastiche come le Università, che tra studenti e professori avranno anche elettori del RN, escludano di fatto il 30% della popolazione francese considerandola indegna di rappresentare il Paese. Questo sì che è un tantino razzista.

- La Stampa riesce a scrivere che “con un’affluenza straordinaria” ieri in Francia “si sono mobilitati milioni di elettori per opporsi al programma radicale e discriminatorio del Rassemblement National”. Scusate: sbaglio, oppure Le Pen ha preso 12 milioni di voti e il 33% ha scelto la destra? Mi sa che alla Stampa han preso un colpo di sole.

- Quello che i giornali italiani non riescono a spiegare bene sono i dubbi che serpeggiano tra macroniani, centristi, moderati e liberali in vista del ballottaggio. Perché una cosa è alzare il muro contro Le Pen, come successo in passato, quando l’alternativa è un gollista o un centrista. Un’altra è favorire la sinistra estrema, antisemita e dalle politiche economiche suicide, come nel caso del Fronte Popolare di Mélenchon e soci. Infatti, fino a ieri i macroniani invitavano gli elettori a scegliere loro in contrapposizione “ai due estremismi”. Per quale motivo il 7 luglio dovrebbero andare alle urne per scegliere i candidati comunisti solo per impedire “alla destra” di prendere il potere?

- Per mesi collettivi, antagonisti e sinistra tutta sono scesi in piazza contro Israele, contro gli ebrei, inneggiando ad Hamas e considerando il 7 ottobre una “reazione militare” alle violenze di Tel Aviv. Alcune donne ebree, lo ricordiamo, sono state anche cacciate dai cortei delle femministe. Eppure oggi Edith Bruck riesce ad affermare che lo “tsunami di antisemitismo” in Italia deriverebbe da questo governo che ha fatto “saltare i freni inibitori”. Come al solito, certa intellighenzia guarda il dito (i fascistelli di Gioventù Nazionale) senza vedere la Luna (gli antisemiti veri di sinistra).

- Per capire la considerazione di una certa sinistra verso la democrazia, leggete le prima due righe del pezzo pubblicato su Repubblica. “L’emergenza democratica passa direttamente dall’Europa alla Francia”. Quale sarebbe questa “emergenza democratica”? Hanno forse tentato un colpo di Stato a Parigi? No. S’è forse instaurato un regime autoritario all’Eliseo? Neppure. “L’emergenza democratica”, in Francia come in Ue, deriverebbe dal fatto che gli elettori hanno scelto Marine Le Pen e Giorgia Meloni (solo per citare i Paesi più grandi) anziché Macron e il Pd. In sostanza, per taluni il voto liberamente espresso dagli elettori francesi non sarebbe “democratico”, ma anzi un pericolo per il sistema stesso. Il che non si tratta solo di una contraddizione clamorosa (se infatti il “potere appartiene al popolo”, l’esito elettorale andrebbe accettato) ma anche incredibilmente ipocrita. Perché non è possibile invocare ogni tre per due la partecipazione al voto e poi bollarlo come “antidemocratico” quando si riversa sui candidati che non piacciono ad intellettuali e professoroni. Certo: vi diranno che anche Hitler ottenne legittimazione popolare. Balle. Gridare all’emergenza democratica è un vecchio gioco tentato inutilmente anche in Italia. Ricordate? Con Meloni al potere si prevedeva l’invasione delle cavallette, l’assenza di libertà e l’impennata dello spread. Non è accaduto nulla di tutto questo e non accadrà neppure con Bardella o Le Pen. La verità è che il modo migliore per invitare gli "estremi" ad istituzionalizzarsi non è respingerli o demonizzarne gli elettori, bensì includerli nel sistema costringendoli così a moderare le proprie posizioni.

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