Navy Seals, l'inchiesta: danni cerebrali provocati dalle onde d'urto dietro ai numerosi suicidi
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Imparare a maneggiare armi ed esplosivi è parte del programma di addestramento dei Seals, perciò l'esposizione alle onde d'urto rientra nella preparazione dei soldati a prescindere dal loro impiego sul campo di battaglia. Un dato preoccupante, che farebbe pensare che la rigorosa formazione impartita ai militari, progettata per migliorare le loro prestazioni, possa invece compromettere in modo critico le loro funzioni cognitive.
L'analisi è stata condotta sui cervelli di otto Navy Seals morti per suicidio negli ultimi dieci anni. In questo arco temporale, però, sono almeno dodici i Seals che si sono tolti la vita. Alcuni erano ancora in servizio, altri lo hanno fatto poco dopo il congedo. Un confronto tra le loro morti ha messo in luce alcuni fattori comuni. Ciascuno di loro era stato schierato in battaglia più volte, ma nessuno - riporta il Times - era stato ferito dal fuoco nemico. Inoltre, intorno ai quarant'anni, quasi tutti avevano iniziato a soffrire di insonnia, mal di testa, problemi di memoria e di coordinazione, depressione, confusione e, in alcuni casi, attacchi di rabbia. Molti avevano ricevuto diagnosi di disturbo da stress post traumatico (PTSD), ma sarebbe riduttivo pensare solo a una patologia psicologica, dal momento che lo studio condotto dal Dipartimento della Difesa ha rinvenuto danni permanenti al cervello degli otto soldati esaminati.
A suscitare ulteriore preoccupazione è il fatto che le conclusioni delle ricerche sarebbero rimaste sconosciute al comando delle forze speciali. "Stiamo cercando di capire questo problema, ma molto spesso le informazioni non ci arrivano", ha detto al New York Times un ufficiale della Marina vicino alla leadership dei Seal, evidenziando una grave lacuna di comunicazione all'interno dell'esercito Usa.
Tra i membri delle forze speciali che si sono tolti la vita e i cui cervelli sono stati analizzati c'è David Metcalf, che dopo quasi vent'anni trascorsi in Marina riferiva di aver subito danni cerebrali tali da riuscire a malapena a riconoscersi. Metcalf si è tolto la vita nel 2019, a 42 anni, nel suo garage in North Carolina, ma prima di morire ha voluto lasciare un messaggio. Poco prima di spararsi (ma preservando il suo cervello per essere analizzato), ha sistemato accanto a sé una pila di libri sulle lesioni cerebrali e attaccato un biglietto alla porta che diceva: "Lacune nella memoria, sbalzi d'umore, mal di testa, impulsività, stanchezza, ansia e paranoia non erano quello che ero, ma sono diventati quello che sono. Ognuno sta peggiorando". Una testimonianza forte e dolorosa, che assieme ai risultati dell'inchiesta diffusi in questi giorni, impone alla Marina Usa di prendere al più presto provvedimenti circa i propri metodi di addestramento.
Un'inchiesta condotta dal New York Times getta un'ombra inquietante sull'addestramento dei Navy Seals, le forze speciali della marina statunitense. Secondo l'indagine, l'esposizione ripetuta alle onde d'urto durante le esercitazioni sembra essere responsabile di danni cerebrali pervasivi. L'esame è stato condotto sui cervelli di militari deceduti, donati dalle famiglie a un laboratorio del dipartimento della Difesa. L'inchiesta ha evidenziato come i campioni di tessuto mostrassero danni distintivi apparentemente riconducibili all'esposizione alle esplosioni.