Parkinson, un microchip per controllarlo. "Così sono tornato a vivere"

Parkinson, un microchip per controllarlo. “Così sono tornato a vivere”

Bologna, 19 febbraio 2024 – E’ un uomo nuovo, Gabriele Selmi, da quando nel suo petto è stato impiantato un microchip che lo aiuta a lenire il tremore da Parkinson che lo faceva sobbalzare in continuazione.

“Sto benissimo, con questo pacemaker – dice entusiasta – Mi aiuta a controllare il terribile tremore al braccio destro determinato dal Parkinson”. E ora può fare progetti: “Da lunedì tornerò anche in piscina, potrò fare tutta l’attività fisica che facevo prima. E non c’è nemmeno il problema di doverlo ricaricare – prosegue – perché viene fatto a casa. Non l’ho fatto solo per me, ma anche per la mia famiglia, per non pesare su mia moglie…”.

Il signor Selmi è il risultato vivente dell’incredibile intervento chirurgico – il primo in Italia – realizzato all’Irccs Istituto delle Scienze Neurologiche di Bologna: l’impianto di un dispositivo di ultimissima generazione, ricaricabile con un sistema bluetooth, finalizzato a inviare stimolazione elettrica a determinate aree del cervello del paziente in modo sempre più preciso.

L’Irccs è il centro di riferimento nazionale per la neurostimolazione profonda fin dai primi anni 2000, e il piccolo miracolo si è concretizzato a inizio gennaio a opera di un team multidisciplinare dedicato alle terapie avanzate per la Malattia di Parkinson.

“E’ l’inizio di una nuova era”

Il professor Pietro Cortelli, direttore operativo dell’Irccs Istituto scienze neurologiche di Bologna, non nasconde il suo ottimismo: “È l’inizio di una nuova era per la cura dei malati di Parkinson”.

A inizio gennaio all’ospedale Bellaria questo pacemaker innovativo per la neurostimolazione profonda è stato impiantato nel 66enne, a cui era stato diagnosticato il Parkinson otto anni fa.

In cosa consiste l’intervento

Il trattamento consiste nell’impianto di uno stimolatore (sotto la cute all’interno della gabbia toracica) che eroga corrente elettrica andando a stimolare, grazie a degli elettrodi, i nuclei profondi del cervello.

“È l’evoluzione di una tecnica chirurgica che esiste da 20 anni – sottolinea il neurochirurgo Alfredo Conti – Da alcuni anni abbiamo a disposizione una nuova tecnologia rivoluzionaria, con la possibilità non solo di stimolare, ma anche di registrare l’attività motoria del paziente a livello quasi molecolare e ottenere una stimolazione in risposta alle sue esigenze sempre più appropriata. Abbiamo lavorato su questo per molto tempo e ora siamo stati selezionati per l’ultima tecnologia disponibile: un sistema che non solo stimola ma può essere ricaricato dall’esterno, quindi il paziente non ha più l’esigenza di sostituire la batteria”.

La stimolazione di determinate aree del cervello va a bloccare i segnali che provocano i sintomi motori disabilitanti della Malattia di Parkinson. Di conseguenza, molti soggetti possono ottenere un maggiore controllo sui movimenti dell’intero corpo.

Questa tipologia di impianto è destinata a pazienti con Parkinson “giovani, cognitivamente integri, in uno stadio di malattia non particolarmente avanzato – conclude Conti – Consente la riduzione del 50% dei sintomi e dell’uso di farmaci”.

Un microchip ricaricabile e duraturo

Il dispositivo registra in tempo reale la sua attività, permettendo dunque ai clinici di osservare con precisione gli esiti della terapia impostata, ottimizzandola tempestivamente in funzione della risposta di ciascun paziente. Inoltre, trattandosi di un dispositivo ricaricabile, lo stimolatore – generalmente impiantato sotto la cute all’interno della gabbia toracica – ha una maggiore longevità, evitando nel corso del tempo re interventi per la sostituzione della batteria.

Come vengono seguiti i pazienti

Come previsto dal percorso diagnostico terapeutico assistenziale dell’Azienda USL di Bologna, tutti i pazienti con Malattia di Parkinson e Parkinsonismi atipici vengono seguiti presso ambulatori dedicati, in cui viene garantita la presa in carico e la gestione dei diversi aspetti della malattia, prevedendo una valutazione fisiatrica, logopedica, neuropsicologica, psichiatrica, gastroenterologica, nutrizionistica, urologica e genetica.

L’accesso al Centro dell’IRCCS può avvenire tramite la rete di neurologi del territorio dell’Ausl di Bologna oppure tramite prenotazione diretta, su indicazione del medico curante, anche per pazienti assistiti al di fuori del territorio dell’Azienda USL di Bologna.

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