Rapinarono 20mila euro al collega. Poi si pentirono. Patteggiata la pena
Hanno risarcito tutto. E anche patteggiato una pena a 2 anni di reclusione. Sono i responsabili di una rapina ai danni di un loro collega di lavoro. E’ la storia strampalata di Riccardo G. di Vallefoglia e di Vasile B. e Vitalie S., entrambi moldavi, di Montelabbate, dipendenti al tempo dei fatti della Errebi casa di Montelabbate. Era la sera del 3 febbraio 2021, e decisero di far quadrare i conti familiari a modo loro andando a rapinare un collega di lavoro, Massimo Carloni, di 62 anni, che sapevano uscire ogni sera dalla ditta con una borsa contenente denaro, circa 20mila euro. Ad aspettarlo i due moldavi, che si sono avventati su di lui picchiandolo con dei bastoni per poi strappargli la borsa con i soldi. Poi la fuga a piedi attraverso il Foglia dove per poco non rimanevano travolti dall’acqua. Una volta guadato il fiume, sono saliti sull’auto del complice che li ha portati a casa per asciugarsi. Solo che cinque giorni dopo, colti dal senso di colpo e senza più riuscire a prendere sonno, hanno confessato tutto ad un loro amico e questi ha consigliato loro di avvertire subito la Questura di Pesaro. Ed è quello che hanno fatto. Sono stati interrogati a lungo ed hanno ammesso le loro responsabilità, un comportamento che ha indotto la magistratura a procedere non con l’arresto ma con la denuncia a piede libero per rapina aggravata e lesioni. Si apprese, che idearono ed effettuarono la rapina ai danni del loro collega Massimo Carloni perché erano convinti di esser stati pagati meno del dovuto dal datore di lavoro. Così hanno puntato l’attenzione su chi portava via gli incassi ogni serva per il versamento. In un primo momento sembrava che avessero ipotizzato di trovare molto più denaro, forse 100mila euro. Ma una volta malmenato a sangue il 62enne, colpito anche alla testa con pezzi di bastone, i due rapinatori fuggirono via nella notte col bottino. La polizia, subito dopo la confessione dei tre, sequestrò 17mila euro mentre gli altri sono stati riconsegnati dai rapinatori. L’avvocato difensore Marco Defendini dice: “Hanno capito subito di aver fatto una cosa grave seppur motivata da vecchie ruggini per i pagamenti ma non essendo malviventi non hanno retto al peso morale di quel gesto, confessando tutto”.
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