Vincenzo De Luca va alla guerra: «Chiedo le dimissioni di Fitto e lo denuncio in Procura. Terzo mandato? Ecco cosa farò»

Vincenzo De Luca va alla guerra. Contro il governo. Anzi contro un ministro in particolare: Raffaele Fitto. E lo fa convocando una conferenza stampa in cui dice di voler «motivare l’iniziativa nei confronti del ministro Fitto», ovvero la «richiesta di dimissioni, di un ministro inconcludente e incompetente, un danno per il Sud». Ma annuncia anche la sua strategia per ricandidarsi: ovvero recepire in consiglio regionale la legge nazionale e di fatto far partire il contatore dei mandati da quel momento. Un chiaro avvertimento anche e soprattutto al suo partito. La denuncia

E poi annuncia: «Ho dato mandato all’ufficio legale della Regione di procedere con la denuncia amministrativa, contabile e penale nei confronti del ministro Fitto per atti di omissione se il giorno 20 gennaio non si sarà completato l’iter per il riparto dei Fondi sviluppo e coesione». Poi prosegue: «Nel frattempo – ha aggiunto De Luca – la riunione pregiudiziale con tutti i Ministeri interessati che dovrebbe essere convocata da Fitto ancora non è stata convocata. Manca una settimana ma la decisione di procedere alla denuncia l’abbiamo già presa». Poi dice: «La Regione Campania e il Sud non si fanno ricattare da nessuno». Il terzo mandato

Dopo tante chiacchiere, De Luca poi svela la sua strategia per ricandidarsi: «Sento e leggo sui giornali che la Lega fa la proposta per il terzo mandato per il mio amico Zaia, ma non è vero: Zaia, il terzo mandato, lo sta già finendo, va per il quarto e quinto mandato. Noi andremo avanti perché non abbiamo recepito la vecchia legge nazionale, quindi i due mandati scattano da quando la recepiremo. Quindi andremo avanti, nei secoli dei secoli». E poi ribadisce «quello che ho già detto: penso che bisogna dare la parola ai cittadini e non possono essere burocrati e anime morte romane che decidono in nome dei cittadini. Considero questa cosa una vergogna del nostro Paese, hanno paura della democrazia, hanno paura di dare la parola ai cittadini». Tutti avvertiti, nessuno escluso.