Petrolio e gas, i prezzi volano dopo i raid Usa-Gb in Yemen. La Russia chiede una riunione del Consiglio di sicurezza dell’Onu
I prezzi del petrolio si infiammano (Wti +2,25% a 73,63 dollari al barile e Brent +2,17% a 79,09 dollari al barile) e anche quelli del gas (+2,23% a 31,50 euro a megawattora ad Amsterdam) dopo che gli Stati Uniti e il Regno Unito, con il sostegno di Australia, Bahrein, Canada e Paesi Bassi, hanno lanciato attacchi aerei e via mare contro una serie di obiettivi militari Houthi nello Yemen in risposta a quelli contro le navi commerciali nel Mar Rosso da parte delle forze ribelli appoggiate dall’Iran. Una drastica espansione regionale del conflitto tra Israele e Hamas a Gaza.
Gli Usa non esiteranno a prendere ulteriori misure se necessario
Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha avvertito che gli Usa non esiteranno a prendere ulteriori misure se necessario. «Queste azioni mirate sono un chiaro messaggio che gli Stati Uniti e i nostri partner non tollereranno attacchi ai nostri operatori (nel Mar Rosso) né permetteranno ad attori ostili di mettere a repentaglio la libertà di navigazione in una delle rotte commerciali più critiche del mondo», ha dichiarato Biden l’11 gennaio. Mentre il premier britannico, Rishi Sunak, ha assicurato che i raid aerei condotti contro obiettivi Houthi in Yemen sono stati «limitati, necessari e proporzionati nell’autodifesa». Gli attacchi sono avvenuti dopo che l’Iran ha sequestrato una petroliera con petrolio iracheno nel Golfo di Oman.
Iran: attacchi violano le leggi e i regolamenti internazionali
Immediata la condanna dell’Iran. Per il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Nasser Kanaani, gli attacchi aerei statunitensi e britannici sono «una chiara violazione della sovranità e dell’integrità territoriale dello Yemen, nonché una violazione delle leggi, dei regolamenti e dei diritti internazionali».
La Russia chiede una riunione del Consiglio di sicurezza dell’Onu
La Russia ha chiesto una riunione del Consiglio di sicurezza dell’Onu in quanto l’attacco in Yemen sarebbe una violazione dei principi della carta della Nazioni unite. Mentre L’Arabia Saudita ha chiesto di evitare un’escalation. «Sta monitorando da vicino la situazione con grande preoccupazione», ha affermato il ministero degli Esteri, sottolineando l’importanza di mantenere la sicurezza e la stabilità della regione del Mar Rosso, poiché la libertà di navigazione in essa è una richiesta internazionale».
-1,3% il commercio globale da novembre a dicembre 2023
Le tensioni con l’Iran e gli attacchi degli Houthi hanno portato diverse compagnie di navigazione a evitare la regione con relativi ritardi nelle spedizioni di greggio attraverso il Canale di Suez. In effetti il commercio globale è diminuito dell’1,3% da novembre a dicembre 2023 a causa degli attacchi dei militanti alle navi mercantili nel Mar Rosso, che hanno portato a un crollo dei volumi di merci trasportate in quella regione chiave. Secondo l’istituto tedesco IfW Kiel circa 200.000 container vengono trasportati giornalmente attraverso il Mar Rosso, in calo dai circa 500.000 al giorno di novembre. Il tutto mentre la guerra tra Israele e Hamas non accenna a placarsi.
L’importanza della produzione record degli Stati Uniti
Le preoccupazioni per le interruzioni delle forniture hanno sostenuto i prezzi del petrolio questa settimana (sono scesi oltre il 10% nel 2023) nonostante una serie di segnali negativi. I dati di giovedì 11 gennaio hanno mostrato che l’inflazione dell’indice dei prezzi al consumo negli Stati Uniti è cresciuta leggermente più del previsto a dicembre, riducendo le speranze che la Fed inizi a tagliare i tassi di interesse a marzo di quest’anno.
Prima di questo, i dati di mercoledì hanno mostrato un aumento inaspettato delle scorte di greggio negli Stati Uniti. La domanda del più grande consumatore mondiale di carburante è rimasta debole a causa di una grave tempesta invernale che ha bloccato i viaggi nel paese. In realtà, la settimana era partita con alcune vendite sull’oro nero dopo che il principale esportatore, l’Arabia Saudita, ha tagliato i prezzi del petrolio in Asia a causa di una maggior concorrenza e di una domanda in calo.
A meno di interruzioni rilevanti in Medio Oriente, gli esperti si aspettano che i mercati petroliferi rimangano in gran parte ben forniti all’inizio di quest’anno, grazie alla produzione record degli Stati Uniti, mentre la domanda dovrebbe indebolirsi a causa degli alti tassi di interesse e dell’inflazione (è salita al 3,4% a dicembre in Usa). Anche il principale importatore di petrolio, la Cina, dovrebbe registrare una domanda più debole poiché la ripresa economica post-Covid fatica a decollare nel paese, mentre le pressioni deflazionistiche persistono, rafforzando le aspettative di ulteriori misure di stimolo per sostenere l’economia cinese. (riproduzione riservata)
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