Tregua, Netanyahu chiude: "Inaccettabili pretese di Hamas, sarebbe una resa, avanti su Gaza"

Haniyeh e Netanyahu

Los Angeles: sgomberati i manifestanti che protestavano contro la guerra di Israele nella Striscia di Gaza all’Università of Southern California

I manifestanti che protestavano  contro la guerra di Israele nella Striscia di Gaza sono stati  sgomberati all’Università of Southern California (Usc) a Los Angeles  dalle forze dell’ordine. Lo riferisce la ‘Cnn’. Per entrare nel campus ora è necessario un documento d’identità valido della scuola, hanno  detto i funzionari dell’Usc sottolineando che “le tende e le relative attrezzature rimangono vietate nel campus e saranno soggette a  confisca immediata”. I manifestanti dell’Usc hanno scelto di “infrangere la legge”, ha  spiegato il preside dell’università, Carol Folt dopo che la polizia ha sgomberato l’accampamento dei manifestanti. I manifestanti “hanno  ripetutamente scelto di ignorare le politiche universitarie e di  infrangere la legge”. Folt ha aggiunto che lo sgombero è avvenuto in  modo “pacifico” e l’Università non ha segnalato arresti. “Nonostante i nostri sforzi per allentare la tensione, l’occupazione si è spostata  in una direzione pericolosa negli ultimi giorni”, ha detto Folt. “Tutto questo doveva finire”. “Non tollereremo accampamenti illegali di alcun tipo all’Usc”, ha aggiunto. Il numero di manifestanti nei campus arrestati durante le  manifestazioni in tutti gli Stati Uniti ha continuato a crescere dai  primi arresti alla Columbia University due settimane fa. Più di 250  manifestanti sono stati arrestati il 2 maggio, dopo che il 30 aprile  si è registrato il maggior numero di arresti in un unico giorno  dall’inizio delle proteste, quasi 400, secondo la ‘Cnn’. Complessivamente più di 2.200 persone sono state arrestate nei campus  universitari dal 18 aprile. Oggi il Dipartimento di polizia di Chicago ha annunciato di aver arrestato 68 persone durante una manifestazione all’Art Institute di Chicago sabato.

Le proteste filo-palestinesi in Canada da Montreal a Ottawa, da Toronto a Vancouver

Le proteste filo-palestinesi di attivisti e studenti hanno coinvolto fra i vari Paesi del mondo anche il Canada, con raduni organizzati in diverse città, tra cui Montreal, Ottawa, Toronto e Vancouver. Centinaia di manifestanti si sono uniti al primo e più grande campus, quello presso l’Università McGill di Montreal,nonostante le minacce della polizia e hanno promesso di rimanere lì finché l’Ateneo non taglierà tutti i legami finanziari eaccademici con Israele.Mercoledì scorso gli amministratori dell’università hanno dichiarato di voler rimuovere il campo, sostenendo che alcuni manifestanti non erano membri del corpo studentesco.

Il capo della Cia, Burns, dovrebbe recarsi domani in Israele per dei colloqui sull’accordo sugli ostaggi

Il capo della Cia William Burns  dovrebbe recarsi domani in Israele per dei colloqui sull’accordo sugli ostaggi. Lo scrive su ‘X’  Barak Ravid del sito Axios che cita due alti funzionari israeliani. Burns dovrebbe incontrare il primo ministro  israeliano Benjamin Netanyahu e altri alti funzionari israeliani.  Burns arriverà in Israele dopo i colloqui in Egitto e Qatar. Burns, infatti, è a Doha per un incontro con il premier Mohammed Bin Abdul Rahman al-Thani con l’obiettivo di parlare dell’impegno per raggiungere un accordo sugli ostaggi a Gaza, tenuti prigionieri dall’attacco di Hamas in Israele del 7 ottobre dello scorso anno

Il premier Netanyahu allo Yad Vashem: “il 7/10 volevano un altro Olocausto”

Il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu ha preso parte in serata allo Yad Vashem a Gerusalemme, insieme al presidente israeliano Isaac Herzog, alla cerimonia ufficiale che commemora il Giorno della Shoah. “Mai più”, ha affermato il premier ricordando gli 80 anni dopo l’Olocausto, sottolineando poi che “il terribile attacco terroristico del 7 ottobre non è stato un Olocausto. Non per mancanza di intenzione di distruggerci, ma a causa della mancanza di capacità di farlo”. Da parte sua il presidente Herzog ha affermato che Israele è “fianco a fianco” con gli ebrei della diaspora, che sono attualmente sottoposti a un intenso antisemitismo. “Mentre l’Iran e i suoi delegati terroristici ci attaccano, lo Stato di Israele deve continuare a sviluppare le capacità per difendersi da qualsiasi minaccia e attacco; con una forza di difesa forte e avanzata e alleanze diplomatiche globali e regionali”, ha aggiunto, precisando che “il fondamento della difesa spetta,ovviamente, anche ai nostri fratelli e sorelle nelle comunitàebraiche di tutto il mondo, che sono attualmente minacciati e attaccati nelle comunità e nei campus”. Herzog si è quindi rivolto a loro: “Siamo al vostro fianco contro l’assalto dell’antisemitismo, del terrorismo e dell’odio diretto contro di voi negli ultimi giorni. Lo Stato di Israele è con voi”. Lo riportano i media The Times of Israel e Ynet.

L’Idf annuncia che i caccia israeliani hanno colpito diversi siti appartenenti ad Hezbollah nel sud del Libano

Dopo che più di 60 razzi sono stati  lanciati da Hezbollah nel nord di Israele, l’Idf annuncia che i caccia israeliani hanno colpito diversi siti appartenenti al gruppo libanese  nel sud del Libano. Gli obiettivi, riferisce ‘The Times of Israel’,  includevano edifici e altre infrastrutture nelle città di Markaba,  Taybe, Kafr Kila e Odaisseh. Questa mattina è stato colpito un altro sito di Hezbollah a Mays  al-Jabal, aggiunge Tsahal, l’esercito israeliano. Hezbollah ha  annunciato in precedenza di aver lanciato i razzi in risposta all’attacco di Mays al-Jabal, che ha ucciso e ferito civili.

Il direttore dell”UNRWA ha annunciato oggi che le autorità israeliane gli hanno impedito di entrare a Gaza per la seconda volta in una settimana.

Il capo dell’agenzia delle Nazioni Unite per i palestinesi, nota anche come Unrwa, ha annunciato oggi che le autorità israeliane gli hanno impedito di entrare a Gaza per la seconda volta in una settimana. “Proprio questa settimana mi hanno negato – per la seconda volta – l’ingresso a Gaza, dove avevo programmato di essere con i nostri colleghi dell’Unrwa, compresi quelli in prima linea”, ha scritto Philippe Lazzarini su X.

Una delegazione di Hamas tornerà martedì in Egitto per riprendere i negoziati

Una delegazione del movimento islamico palestinese Hamas tornerà martedì in Egitto per riprendere i negoziati su una proposta di tregua a Gaza associata al rilascio di ostaggi. Lo rendono noto i media egiziani. “La delegazione di Hamas ha lasciato il Cairo questa sera per Doha per tenere consultazioni e tornera’ martedi’ per completare i negoziati indiretti” con Israele, ha detto Al-Qahera News, citando una “fonte ben informata”

il capo della Cia, William Burns è arrivato a Doha per un incontro con il premier qatariota su accordo per gli ostaggi

Missione in Qatar per il capo della  Cia. William Burns “è arrivato a Doha per un incontro con il premier  Mohammed Bin Abdul Rahman al-Thani” con l’obiettivo di parlare “dell’impegno per raggiungere un accordo sugli ostaggi a Gaza”, tenuti prigionieri dall’attacco in Israele del 7 ottobre dello scorso anno.  Lo scrive su X Barak Ravid, del sito Axios, che riporta notizie avute  da una fonte informata.

L’amministrazione Biden ha bloccato una spedizione di munizioni prodotte negli Stati Uniti in Israele. Lo riporta l’agenzia Axios

La scorsa settimana l’amministrazione Biden ha bloccato una spedizione di munizioni prodotte negli Stati Uniti in Israele. È quanto hanno riferito ad Axios due funzionari israeliani.Axios ricorda che si tratta della prima volta dall’attacco del 7 ottobre che gli Stati Uniti bloccano una spedizione di armi destinata all’esercito israeliano.L’incidente, riferisce Axios, ha sollevato serie preoccupazioni all’interno del governo israeliano e ha spinto i funzionari a cercare di capire perché la spedizione fosse stata trattenuta. La Casa Bianca ha rifiutato di commentare. Il Pentagono, il Dipartimento di Stato e l’ufficio del primo ministro israeliano non hanno risposto alle domande.

Finiti i colloqui sulla tregua, Hamas lascia Il Cairo

Sono terminati i colloqui sulla tregua al Cairo: la delegazione di Hamas ha annunciato che sta lasciando la capitale egiziana diretta a Doha.

La delegazione dei negoziatori lascia l’Egitto poiché l’incontro con i mediatori egiziani al Cairo sulla tregua è “terminato”, ha detto all’Afp un esponente del movimento islamico palestinese.   “L’incontro con il ministro egiziano dell’Intelligence è terminato, la delegazione di Hamas partirà per Doha per proseguire le consultazioni” con i leader del movimento, ha dichiarato l’esponente che ha chiesto l’anonimato.   Le speranze di una tregua imminente tra Israele e Hamas si sono affievolite negli ultimi giorni, con le due parti che hanno mostrato posizioni inconciliabili, in particolare riguardo ad un cessate il fuoco permanente nella Striscia di Gaza.

  L’esercito israeliano: 40 razzi lanciati da Hezbollah dal Libano

Una raffica di circa 40 razzi è stata lanciata dal Libano verso Israele. Lo riferisce l’Idf, aggiungendo che alcuni dei razzi sono stati intercettati. Lo riporta il Times of Israel, aggiungendo che non si hanno notizie di feriti nell’attacco. Inizialmente l’Idf aveva riferito che erano stati lanciati circa 65 razzi, ma successivamente ha appunto abbassato il numero a 40. Precedentemente Hezbollah aveva lanciato 20 razzi contro Kiryat Shmona, aggiunge il Times of Israel.

Onu dopo stop ad Al-Jazeera in Israele, “governo revochi divieto”

L’Ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani deplora “la decisione del governo di chiudere al-Jazeera in Israele”. “Media liberi e indipendenti sono essenziali per garantire trasparenza e responsabilità. Ora ancor di più alla luce delle rigide restrizioni sulle notizie da Gaza – si legge in un post su X – La libertà di espressione è un diritto umano fondamentale. Sollecitiamo il governo a revocare il divieto”.

Al Jazeera non è più accessibile in Israele “oscurata” la tv qatariota

Al Jazeera è stata oscurata in Israele dopo la decisione del governo di Benyamin Netanyahu di sospendere tutte le attività dell’emittente qatariota.

Il ministro della difesa Gallant a truppe: offensiva Rafah “in futuro molto prossimo”

Il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha detto alle truppe dell’IDF a Gaza che l’offensiva su Rafah inizierà presto. “Volevamo ottenere rapidamente il rilascio degli ostaggi bloccando le nostre operazioni. Osserviamo segnali preoccupanti che Hamas non intende raggiungere un accordo con noi”, ha detto Gallant durante la sua visita all’enclave.

Hamas: “Lo stop ad Al Jazeera è per nascondere la verità su Gaza”

Hamas ha dichiarato che la decisione di Israele di sospendere le attività di Al Jazeera nel paese mira a “nascondere la verità” sulla guerra di Gaza.

Israele chiude il valico Kerem Shalom dopo un attacco da parte di Hamas

L’esercito israeliano ha dichiarato di aver chiuso al passaggio dei camion di aiuti Kerem Shalom, il principale valico di frontiera nel sud di Gaza, dopo che Hamas ha lanciato un attacco sull’area. Circa 10 razzi “sono stati identificati mentre attraversavano l’area adiacente al valico di Rafah verso l’area di Kerem Shalom”, ha detto l’ Idf in un comunicato aggiungendo che “il valico di Kerem Shalom è attualmente chiuso al passaggio dei camion degli aiuti umanitari”.

Netanyahu: “Inaccettabili le richieste di Hamas, avanti a Gaza”

Israele ritiene inaccettabili le richieste di Hamas e “continuerà a combattere fino al raggiungimento di tutti i suoi obiettivi”. Lo ha retto oggi Benjamin Netanyahu, premier israeliano, a 7 mesi dall’inizio del conflitto e dopo che ieri e oggi sono stati avviati negoziati al Cairo per una tregua e per lo scambio di ostaggi.

Già ieri sera i colloqui si erano arenati al termine di una giornata che invece aveva fatto sperare in spiragli su una possibile intesa. “Hamas – prosegue Netanyahu – è irremovibile nelle sue posizioni” e Israele “non accetterà richieste di Hamas il cui significato è la resa”. Secondo il premier, “è Hamas che impedisce un accordo per il rilascio degli ostaggi” mentre “Israele era ed è tuttora pronto a concludere una tregua nella lotta per liberare i nostri rapiti”. Ma Hamas, ha aggiunto, “è rimasto trincerato nelle sue posizioni estreme, prima fra tutte la richiesta di ritirare tutte le nostre forze da Gaza. Israele non può accettarlo”. Lo conferma anche il quotidiano Haaretz.

Media, cominciata trattativa al Cairo, Hamas: “Accordo non ad ogni prezzo”

I leader di Hamas hanno cominciato al Cairo la seconda giornata di trattative con i mediatori di Egitto e Qatar, ma rappresentanti della fazione islamica hanno denunciato la “mancanza di progressi”. Hamas è arrivata al Cairo – ha detto, citato dai media israeliani, uno dei suoi rappresentanti – con la determinazione di raggiungere un accordo “ma non ad ogni prezzo”. “Una intesa – ha aggiunto – deve mettere fine alla guerra e portare fuori da Gaza l’ Idf. Israele ancora non si è impegnato”. Israele è fermo sulla sua posizione di non porre fine alla guerra e di non ritirarsi dalla Striscia.

Netanyahu al gabinetto di guerra: “Disponibili allo scambio ostaggi-prigionieri, ma non è fine della guerra”

Mentre al Cairo si attiva il tavolo sulla discussione per la tregua, il premier israeliano Netanyahu parla durante il gabinetto di guerra, dicendo che Israele non accetterebbe alcun termine che costituisce la fine della guerra e che continuerà a combattere fino a raggiungere gli obiettivi di guerra.

 

Israele non può accettare le richieste di Hamas per la fine della guerra e il ritiro delle forze da Gaza, lasciando Hamas al potere, aggiunge, ma che Israele è disponibile a sospendere i combattimenti a Gaza in cambio degli ostaggi israeliani detenuti dal 7 ottobre.

Nuovo bilancio delle vittime dal Ministero della Sanità di Gaza: 34.683 morti dal 7/10, oltre 78.000 i feriti

Sarebbero 34.683 le persone morte dal 7 ottobre dello scorso anno nella Striscia di Gaza dove proseguono le operazioni militari israeliane, scattate in risposta all’attacco sferrato quel giorno in Israele. Il nuovo bilancio diffuso dal ministero della Sanità di Gaza, che nel 2007 finì sotto il controllo di Hamas, parla anche di almeno 78.018 palestinesi rimasti feriti. Lo riporta la tv satellitare al-Jazeera.

Il gabinetto israeliano si muove per chiudere la programmazione locale di Al Jazeera

Il gabinetto del primo ministro Benjamin Netanyahu ha votato all’unanimità per chiudere le programmazioni della rete televisiva del Qatar Al Jazeera in Israele, secondo una dichiarazione del governo, che non specifica quando la decisione potrebbe entrare in vigore. Il voto del governo è arrivato dopo che il parlamento israeliano ha approvato una legge che consente la chiusura temporanea in Israele delle emittenti straniere considerate una minaccia alla sicurezza nazionale durante la guerra contro Hamas a Gaza.

Media: “Tre morti in un raid israeliano nel sud Libano”

Tre persone sono state uccise in un presunto attacco israeliano a Meiss Ej Jabal, nel sud del Libano, ha riferito domenica mattina l’agenzia di stampa libanese Al-Manar, affiliata a Hezbollah. Lo riporta il Jerusalem Post. Nel raid sarebbe rimasta ferita anche una donna. L’Idf non ha confermato gli attacchi.

Unicef: in Libano oltre 75% dei bambini a rischio povertà

In Libano oltre il 75% dei bambini è a rischio povertà.  L’allarme è lanciato dall’Unicef, che delinea con dati concreti un quadro reso molto complesso e drammatico dalle ostilità in corso nel sud del paese. La situazione di guerra ‘de facto’ nel Libano del Sud stanno avendo un impatto devastante sulla popolazione, costringendo oltre 90.000 persone – fra cui 30.000 bambini – a lasciare le proprie case. Secondo le ultime notizie del Ministero della Salute Pubblica, dall’escalation delle ostilità nell’ottobre 2023, 8 bambini (su 344 persone) sono stati uccisi e 75 sono stati feriti (su 1.359 persone).L’intensificarsi del conflitto armato ha danneggiato le infrastrutture civili e ha avuto conseguenze sui servizi di base da cui i bambini e le famiglie dipendono, compresi danni significativi a 9 stazioni idriche, che servivano una popolazione di 100.000 persone. Più di 70 scuole sono attualmente chiuse, con conseguenze su circa 20.000 studenti e sulla loro istruzione. Circa 23 strutture sanitarie – che servono 4.000 persone – sono chiuse a causa delle ostilità. “Mentre il conflitto che colpisce il sud del Libano è giunto al settimo mese, siamo profondamente preoccupati per la situazione dei bambini e delle famiglie che sono stati costretti ad abbandonare le loro case e per il profondo impatto a lungo termine che la violenza sta avendo sulla sicurezza, la salute e l’accesso all’istruzione dei bambini” – ha dichiarato il Rappresentante dell’UNICEF in Libano, Edouard Beigbeder. “Finché la situazione rimarrà così instabile, altri bambini soffriranno. La protezione dei bambini è un obbligo previsto dal Diritto Internazionale Umanitario e ogni bambino merita di essere al sicuro”.

Prima dell’inizio del conflitto, i servizi essenziali del Libano, compresi i sistemi sanitari e per l’istruzione, erano già sull’orlo del collasso dopo anni di sovraccarico. Il sistema sanitario non è in grado di soddisfare le richieste di assistenza sanitaria pubblica a causa della scarsità di risorse, tra cui energia, risorse umane, attrezzature e farmaci. Le crisi finanziarie ed economiche senza precedenti che hanno devastato il Paese dal 2019 hanno aggravato le vulnerabilità economiche esistenti, causando la perdita di posti di lavoro e di reddito, un’inflazione elevata e una carenza di servizi essenziali, tra cui elettricità e farmaci.L’UNICEF, lavorando con i partner, sta consegnando aiuti vitali alle famiglie colpite dalle ostilità, compresi aiuti medici salvavita, kit igienici, integratori di micronutrienti e alimenti complementari in barattolo alle famiglie sfollate che vivono principalmente in rifugi collettivi. L’UNICEF ha anche consegnato carburante, acqua, serbatoi d’acqua, vestiti invernali e coperte. Un sostegno in denaro di emergenza una tantum è stato fornito congiuntamente al Ministero degli Affari Sociali per rispondere alle esigenze immediate di 85.000 persone. I bambini sfollati interni hanno potuto riprendere l’istruzione nelle scuole pubbliche e hanno ricevuto nuovo materiale scolastico e assistenza per il trasporto.”La situazione al sud si aggiunge alle crisi multiple in corso che il paese sta affrontando dal 2019″, ha proseguito Beigbeder. “La gravità delle crisi non è sostenibile per i bambini. Bisogna fare di più per evitare loro ulteriori sofferenze. Chiediamo un immediato cessate il fuoco e protezione di bambini e civili. Dobbiamo raddoppiare i nostri sforzi per assicurare che ogni bambino in Libano vada a scuola, sia protetto da pericoli fisici e mentali e abbia l’opportunità di crescere e contribuire alla società.”

Famiglie ostaggi a Netanyahu, ‘fate l’accordo su Gaza’

Alla vigilia di Yom ha-Shoah -che da stasera in Israele ricorda l’Olocausto – le famiglie degli ostaggi a Gaza si sono rivolte al premier Benyamin Netanyahu chiedendo che si faccia l’accordo su Gaza.   “A poche ore da Yom ha-Shoah, vogliamo ricordare – hanno detto – che avete promesso ogni anno ‘mai più’. E’ vostro dovere ignorare qualsiasi pressione politica e la storia non vi perdonerà se mancherete l’opportunità, poiché il ritorno degli ostaggi è una condizione necessaria per la resurrezione nazionale”.

Scontri studenti filopalestinesi-polizia a università Virginia, 25 arresti

Venticinque persone state arrestate  all’Università della Virginia, dopo che la polizia si è scontrata con  manifestanti filo-palestinesi che si erano rifiutati di rimuovere le  tende dal campus. In una nota, il presidente della scuola, Jim Ryan,  ha spiegato che ai manifestanti era stato detto che le tende erette  nel campus erano proibite e che gli era stato chiesto di rimuoverle La polizia di Stato della Virginia è stata chiamata a intervenire quando, nel tentativo “di risolvere la situazione”, si sono verificati  “scontri fisici” con la polizia universitaria. Ryan ha definito l’episodio ”sconvolgente, spaventoso e triste”,  incolpando un piccolo gruppo di trasgressori delle regole per i  problemi e sostenendo, senza prove, che tra loro ci fossero persone  non affiliate all’università.

Usa: no a patto difesa con Riad senza normalizzazione con Israele

Nessun patto di difesa con Riad se  non ci sarà la normalizzazione delle relazioni con Israele. Gli Stati  Uniti chiariscono la loro posizione con l’Arabia Saudita attraverso le parole del consigliere per la Sicurezza nazionale della Casa Bianca,  Jack Sullivan, rilasciate al Financial Times. “La visione integrata è  quella di un’intesa bilaterale tra gli Stati Uniti e l’Arabia Saudita, combinata con la normalizzazione tra Israele e l’Arabia Saudita e con  passi significativi a favore del popolo palestinese – ha spiegato  Sullivan – Tutto questo deve essere tenuto insieme… non si può  separare un pezzo dagli altri”.  Il consigliere per la Sicurezza nazionale dice di “aspettarsi nei mesi a venire che il presidente e altri di noi parlino del percorso che  riteniamo possa portare a un Israele più sicuro e a una regione più  pacifica”. “Tutto ciò che possiamo fare è elaborare ciò che riteniamo  sensato, cercando di coinvolgere il maggior numero possibile di Paesi  della regione e poi presentarlo – sottolinea Sullivan – In ultima  analisi, spetterà alla leadership israeliana e, francamente, al popolo israeliano decidere se questo è un percorso che vogliono intraprendere o meno”.

Media arabi, su tavolo migliore accordo da inizio negoziati

Un alto funzionario arabo ha confermato a Sky News Arabia che il progetto di accordo tra Israele e Hamas per fermare la guerra nella Striscia di Gaza “è il migliore dall’inizio dei negoziati”, sottolineando che “la sua accettazione è imminente”. Tuttavia, il funzionario, che ha chiesto l’anonimato, ha espresso il timore che “entrambe le parti siano in grado di fare una svolta di 180 gradi e tornare al punto di partenza”, cioè ritirare la propria posizione. Ha spiegato che “i calcoli privati sia del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu che di alcuni leader di Hamas complicano la decisione politica di approvare l’accordo tanto atteso”. Il funzionario ha avvertito che “Netanyahu, per le sue ragioni politiche, potrebbe rifiutare l’accordo anche se l’offerta presentata da Hamas soddisfacesse bene le condizioni israeliane”.

Boicottaggio pro-Gaza paesi, in Malaysia chiusi 100 ristoranti KFC

I boicottaggi nei confronti delle catene Usa nella parte di Sudest asiatico a maggioranza musulmana, motivati dal sostegno americano a Israele nella vicenda di Gaza, stanno producendo danni economici. Secondo quanto scrive Nikkei Asia, in Malaysia la catena KFC ha dovuto chiudere temporaneamente 100 ristoranti. QSR Brands, che gestisce la catena KFC nel paese Asean, ha rivelato questa settimana di aver temporaneamente chiuso alcuni dei suoi punti vendita a causa di “condizioni economiche difficili”. In una dichiarazione, l’azienda ha affermato di aver adottato misure proattive, aggiungendo che ai dipendenti dei negozi interessati è stata offerta l’opportunità di trasferirsi nei negozi che rimangono aperti. “Come azienda che serve i malesi da oltre 50 anni, l’obiettivo rimane quello di fornire prodotti e servizi di qualità ai clienti, contribuendo positivamente all’economia malese attraverso la sicurezza del lavoro per 18.000 membri del team in Malesia, dei quali circa l’85% sono musulmani” ha dichiarato la compagnia. Secondo un articolo pubblicato sul giornale locale Nanyang Siang Pau, sono 108 i punti vendita che sono stati temporaneamente chiusi. QSR ha circa 600 negozi KFC nel paese.

Iran: “Ora cessate il fuoco a Gaza più probabile”

Le probabilità di un cessate il fuoco a Gaza sono  aumentate dopo i tentativi e le pressioni su Israele da parte dell’opinione pubblica regionale e internazionale: lo ha detto oggi in Gambia il ministro degli Esteri iraniano, Hossein Amirabdollahian, come riporta l’Irna.   “Ci auguriamo che la guerra a Gaza finisca e che i diritti dei palestinesi siano garantiti”, ha affermato Amirabdollahian, che si trova in Gambia per partecipare ad una riunione dell’Organizzazione per la cooperazione Islamica (Oic). “Il terreno dovrebbe anche essere preparato per l’invio di aiuti umanitari a Gaza e per il ritorno nelle loro case dei palestinesi sfollati”, ha aggiunto.

Attesa ripresa colloqui per tregua dopo stop Hamas

Dovrebbero riprendere questa mattina al Cairo i colloqui per raggiungere una tregua a Gaza, dopo i segnali positivi della vigilia poi “gelati” da Hamas che ha stoppato qualsiasi accordo senza il ritiro completo dei militari israeliani dalla Striscia, accusando il leader israeliano Benjamin Netanyahu di ostacolare l’intesa per motivi personali. I negoziatori di Usa, Qatar ed Egitto che cercano di fermare la guerra in corso ormai da sette mesi hanno proposto una pausa di 40 giorni nei combattimenti e lo scambio degli ostaggi israeliani con prigionieri palestinesi, secondo i dettagli diffusi dalla Gran Bretagna. Ieri i mediatori del Qatar, dell’Egitto e degli Stati Uniti hanno incontrato una delegazione di Hamas al Cairo e una fonte di Hamas vicina ai negoziati ha detto che oggi ci sarà “un nuovo ciclo” di colloqui. Ciascuna parte ha incolpato l’altra per lo stallo dei negoziati.

Un alto funzionario di Hamas che ha insistito ieri sera sul fatto che il gruppo “non avrebbe accettato in nessuna circostanza” una tregua che non includesse esplicitamente la fine completa della guerra, compreso il ritiro di Israele da Gaza. Il funzionario, che ha chiesto di restare anonimo, ha condannato gli sforzi israeliani per ottenere un accordo sul rilascio degli ostaggi “senza collegarlo alla fine dell’aggressione a Gaza”. Ha accusato Netanyahu di “ostacolare personalmente” gli sforzi per raggiungere una tregua a causa di “interessi personali”. Dall’altra parte, un alto funzionario israeliano aveva detto in precedenza che Hamas “sta ostacolando la possibilità di raggiungere un accordo” rifiutandosi di rinunciare alla sua richiesta di porre fine alla guerra.

Nonostante mesi di tentativi della diplomazia, i mediatori non sono riusciti ad arrivare a una nuova tregua come quella di una settimana che ha permesso il rilascio di 105 ostaggi lo scorso novembre in cambio di detenuti palestinesi nelle carceri di Israele.  Il funzionario israeliano ha detto che una delegazione sara’ inviata al Cairo solo se ci saranno segnali positivi sul quadro proposto. Sulle trattative pesa la prospettiva di un prossimo attacco israeliano a Rafah, dove secondo l’OMS si rifugiano 1,2 milioni di palestinesi provenienti dal Nord della Striscia, quasi meta’ dell’intera popolazione del territorio palestinese.

Assemblea parlamentare Nato, Italia ospita Gruppo Mediterraneo e Medioriente

La Delegazione italiana presso l’Assemblea parlamentare della Nato, presieduta da Lorenzo Cesa, ospiterà la riunione – trasmessa in diretta webtv – del Gruppo speciale Mediterraneo e Medio Oriente (Gsm) dell’Assemblea, domani 6 e martedì 7 maggio presso l’Aula dei Gruppi della Camera dei deputati. L’8 maggio la riunione proseguirà presso l’Hub per il Sud di Napoli. Il Gsm è un forum al quale partecipano, oltre ai parlamentari dei Paesi membri della Nato, anche quelli dei Paesi che hanno lo status di Membri associati mediterranei e Partner regionali, dei Paesi osservatori parlamentari della regione Mena (Middle East and North Africa), nonché dei Paesi che partecipano all’Iniziativa di Cooperazione di Istanbul. Si segnalano, in particolare: Algeria, Bahrein, Egitto, Giordania, Israele, Marocco, Tunisia, Consiglio nazionale palestinese.

Israele: uccisi 5 “terroristi” in Cisgiordania

L’esercito israeliano ha affermato di aver eliminato cinque “terroristi” palestinesi che si erano barricati in un edificio in Cisgiordania: l’assedio nei loro confronti è durato 12 ore. A confermare la morte di tre  guerriglieri sono state le Brigate Ezzedine al-Qassam, il braccio armato di Hamas: tra loro vi sarebbe il capo di Tulkarem Alaa Adib. Secondo un fotoreporter di Afp c’e’ stato un pesante dispiegamento militare nel villaggio di Deir al-Ghusun, vicino a Tulkarem: un bulldozer ha raso al suolo un edificio e i soldati hanno estratto almeno un corpo fuori dalle macerie, ha riferito il fotografo. Dall’inizio della guerra, il 7 ottobre scorso, almeno 496 palestinesi sono stati uccisi nel territorio della Cisgiordania dalle truppe o dai coloni israeliani, secondo un conteggio dell’Afp.

Due arresti a Gerusalemme e una a Tel Aviv durante le proteste antigovernative

Due manifestanti sono stati arrestati al termine di una protesta antigovernativa a Gerusalemme, uno dei quali è un ex consigliere parlamentare sospettato di aver colpito un agente in testa con un palo di legno durante una manifestazione di pochi giorni fa. Lo riporta il Times of Israel. Gli arresti sono avvenuti dopo che un gruppo di manifestanti si è separato dalla marcia principale e si è scontrato con la polizia. La deputata laburista Naama Lazimi ha riconosciuto tra i due manifestanti un suo ex consigliere, Yiftach Dotan, e ha accusato gli agenti di aver usato “violenza estrema” per trattenerlo. Nel frattempo, anche un sit-in di protesta in Begin Street a Tel Aviv si è concluso, con i manifestanti che hanno lasciato la zona pacificamente. Tutte le strade della città sono state riaperte e una persona è stata arrestata per aver bloccato l’autostrada Ayalon.

  Progressi nei colloqui per la tregua a Gaza, ma Israele minimizza le possibilità di porre fine alla guerra con Hamas

Ieri una delegazione di Hamas si è recata al Cairo, e i media statali egiziani hanno riferito di “notevoli progressi” nei colloqui per il cessate il fuoco a Gaza, ma Israele non ha inviato alcuna delegazione e un alto funzionario israeliano ha minimizzato le prospettive di una completa fine della guerra, sottolineando l’impegno a invadere Rafah. Negli ultimi giorni i mediatori egiziani e statunitensi hanno riferito di segnali di compromesso, ma le possibilità di un accordo per il cessate il fuoco restano legate alla questione se Israele accetterà la fine della guerra senza raggiungere l’obiettivo di distruggere Hamas. Il canale televisivo egiziano Al-Qahera News, di proprietà dello Stato, ha dichiarato che è stato raggiunto un consenso su molti punti controversi, ma non ha fornito dettagli. Hamas ha chiesto la fine completa della guerra e il ritiro di tutte le forze israeliane da Gaza. Un alto funzionario israeliano, parlando a condizione di anonimato per discutere dei negoziati in corso, ha minimizzato le prospettive di una completa fine della guerra. Il funzionario ha dichiarato che Israele è impegnato nell’invasione di Rafah e che non accetterà in nessun caso di porre fine alla guerra come parte di un accordo per il rilascio degli ostaggi.

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