Ostacola una motovedetta libica durante un soccorso, fermo in porto per Open Arms
Nelle scorse ore è arrivata a Crotone la nave della Ong spagnola Open Arms con a bordo 57 migranti che sono stati recuperati al largo delle coste libiche, nelle acque SAR del Paese africano. Al momento dello sbarco, dopo che tutti gli extracomunitari sono stati sbarcati sulla terraferma, a bordo della nave sono saliti gli uomini della della Polizia di Stato, della Guardia di Finanza e della Capitaneria di porto, per effettuare gli accertamenti sulle operazioni svolte in mare dalla nave. Il risultato è stato l’ennesimo blocco per una nave Ong in ottemperanza del decreto Piantedosi, che i mezzi della flotta civile disattendono con regolarità.
Nel caso specifico, alla nave viene contestato una serie di manovre compiute per ostacolare l’intervento di una motovedetta libica, che si trovava nei pressi del barcone in difficoltà per recuperare i migranti e portarli in Libia, disattendendo anche le indicazioni delle autorità italiane. Non è la prima volta che una nave Ong europea interferisce con le operazioni delle motovedette del Paese africano nelle sue acque di competenza SAR. L’intervento italiano è avvenuto a seguito della segnalazione della Libia e dopo un interrogatorio durato 6 ore all’equipaggio della nave si è proceduto al fermo amministrativo per 20 giorni nel porto calabrese. Il decreto Piantedosi vieta tassativamente questo tipo di manovre anche per tutelare l’incolumità dei migranti. Di interventi impropri, purtroppo, le navi Ong ne compiono numerosi a scopo ideologico, al fine di portare in Europa persone senza documenti, agevolando in questo modo (seppur di presuma in modo involontario) l’operazione dei trafficanti di uomini.
Il business dell’immigrazione muove ogni anno milioni di euro in tutta la sua filiera e sebbene l’obiettivo degli Stati europei sia quello di interrompere i flussi irregolari, favorendo quelli regolari, la presenza delle Ong rappresenta inevitabilmente un elemento di attrazione, per quanto i sostenitori dell’ideologia no-border e pro-migranti neghino questa lettura dei fatti. Non è escluso che Open Arms nei prossimi giorni presenti ricorso contro il provvedimento italiano, come avviene regolarmente quando una nave Ong subisce un provvedimento amministrativo. Tuttavia il più delle volte si tratta di ricorsi pretestuosi che hanno l’unico scopo di intasare i tribunali italiani, concludendosi con un nulla di fatto per le Ong. Il porto inizialmente concesso a Open Arms in questa occasione era quello di Brindisi ma, a causa delle condizioni meteo marine avverse, le autorità hanno ripiegato su Crotone.
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