Manganellate a Pisa, 1.500 studenti con fumogeni e megafoni davanti al Viminale a Roma

manganellate a pisa, 1.500 studenti con fumogeni e megafoni davanti al viminale a roma

Manganellate a Pisa, a Roma manifestazione di studenti con fumogeni e megafoni davanti a Viminale

I ragazzi arrivano davanti al Teatro dell’Opera a Roma alla spicciolata, sulle note di «Casa mia» di Ghali che risuona dalle casse. Facce serie, espongono cartelli colorati: «Avete le mani sporche di sangue»; «Censura più manganelli uguale fascismo»; «Vogliamo cultura, ci date violenza»; «Povera patria, schiacciata dagli abusi del potere»; «Piantedosi, dimettiti!». Poi, improvvisamente, iniziano ad accendere dei fumogeni e corrono tutti insieme davanti al Viminale, intonando slogan e cantando Bella Ciao. Sono oltre duemila, poco meno della metà secondo le forze dell’ordine, i manifestanti che hanno partecipato alla mobilitazione promossa dalla Rete degli studenti medi, la prima risposta dei ragazzi a quanto avvenuto a Pisa venerdì scorso, con gli adolescenti che protestavano a volto scoperto presi a manganellate dalle forze di polizia. Alla manifestazione hanno aderito l’Anpi, l’Arci e la Cgil, esponenti politici di Pd, Avs, M5s, universitari, collettivi. In piazza è arrivato il leader M5S Giuseppe Conte assieme a Nicola Zingaretti per il Pd e Massimiliano Smeriglio per Avs.

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La manifestazione

Numerosi i parlamentari ed esponenti M5s: Riccardo Ricciardi, Stefano Patuanelli, Alessandra Maiorino, Filippo Scerra, Vittoria Baldino, Luigi Nave. Ci sono anche i consiglieri comunali Diaco e Meleo. L’appuntamento iniziale è davanti al Teatro dell’Opera, a pochi metri dal Viminale, la ‘casà quei poliziotti che a Pisa e Firenze non sono andati leggeri. Ma l’obiettivo è quello, tanto che alla fine il corteo improvvisato riesce a raggiungere il ministero. I ragazzi si fermano in piazza, guardati a vista dalle forze di polizia: non accade nulla, fortunatamente. E poco dopo i giovani tornano al teatro dell’Opera. «Ci tagliano le scuole e pure gli ospedali», gridano in coro mischiando nelle loro invettive il malessere contro l’alternanza scuola lavoro, la difesa della Palestina, la protesta contro le cariche sugli studenti degli ultimi giorni. «Da troppo tempo siamo costretti a condannare le cariche della polizia durante manifestazioni pacifiche. Senza alcuna presa di responsabilità da parte del ministro Piantedosi – scandisce Tullia Nargiso, coordinatrice della Rete degli Studenti Medi del Lazio – non possiamo permetterci uno Stato che risponde a messaggi di pace con la violenza, che manganella ragazzi e ragazze, compresi tanti e tante minorenni. Non possiamo permetterci uno Stato che ci censura, che ci impedisce di manifestare il nostro dissenso». A protestare ci sono anche gli universitari.

 

«Siamo preoccupati che le manifestazioni degli studenti per la libertà della Palestina vengano represse. È successo ieri a Firenze, Pisa e Catania. Ma ricordiamo anche l’episodio presso l’ateneo fiorentino, quando i nostri rappresentanti sono stati fatti allontanare e trattenuti per due ore, oppure l’aumento delle identificazioni che nel 2023 hanno raggiunto quota 54 milioni. Piantedosi deve cambiare radicalmente la gestione dell’ordine pubblico», dice Camilla Piredda dell’Unione degli universitari. Studenti che fanno sentire la loro voce anche a Padova, dove si sono ritrovati in 700 davanti a palazzo Moroni, la sede del Comune, per dire no alla repressione. La chiamata alla mobilitazione è stata di Udu Padova, Verona e Venezia e della Rete degli studenti medi di Padova. Uno striscione con la scritta: «Basta manganellate sugli studenti» è stato invece calato dal ponte di Rialto, a Venezia. «Inaccettabile la costante repressione nei confronti degli studenti» afferma Marco Dario, di Udu Venezia, «siamo qui per ribadire il nostro diritto a manifestare».

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