Il porto mai decollato. Burrasca finanziaria e isolamento: il conto. Marinara è in vendita

il porto mai decollato. burrasca finanziaria e isolamento: il conto. marinara è in vendita

di Giorgio Costa

MARINA DI RAVENNA (Ravenna)

Il 22 giugno del 2007 fu festa grande a Marina di Ravenna; si inaugurava la prima tranche di quello che doveva diventare “il” porto turistico dell’Adriatico, una Porto Cervo in salsa romagnola. Quasi 17 anni dopo la proprietà, Sorgeva, dopo aver acquisito Seaser (che detiene Marinara) per un euro e averci rimesso in questi anni 10 di milioni, ritiene di aver concluso la propria missione, ovvero mettere in sicurezza la darsena, come è stato anticipato nei giorni scorsi dalla cronaca di Ravenna del Il Resto del Carlino. “A fine anno – spiega il presidente di Seaser Davide Sinigaglia – arriverà il collaudo della Capitaneria di Porto e a quel punto gli assegnatari di appartamenti e posti barca avranno la certezza del loro acquisto fino al 2054 e questo potrebbe facilitare la cessione dell’intero compendio, ossia dei posti barca e del comparto immobiliare”. Potrebbe essere arrivato così il momento di individuare un successore di Sorgeva, per questo c’è in campo un advisor (Alvarez & Marsal) e si parla di un valore intorno ai 9 milioni.

La parabola di Marinara nasce da un grande progetto, troppo grande per essere gestito solo da chi realizza immobili, la Cmr di Filo di Argenta, uno dei fiori all’occhiello delle coop di costruzioni “rosse” emiliano-romagnole prima che il vento della crisi le spazzasse via tutte o quasi. Un progetto che secondo molti ha finito per snaturare il paese che lo ospita – deteriorandone per sempre un fronte mare che è diventato una sfilza di appartamenti di gusto nord americano – senza portare i benefici che ci si poteva immaginare arrivassero da 1.100 posti barca. Nessuno si vuol prendere la responsabilità di questo fallimento, tanto meno le amministrazioni pubbliche che si sono succedute a Ravenna, ma che l’opera sia rimasta una grande incompiuta è difficile da negare. “Sì, le cose sono andate male su un doppio versante. Quello economico, visto il fallimento della Cmr che aveva realizzato il porto turistico, e poi quello della mancata integrazione della darsena con il paese. Marina di Ravenna aveva l’occasione di diventare la capitale della nautica in Adriatico e l’ha persa”, commenta Vidmer Mercatali, il sindaco Pds di Ravenna quando venne progettata e poi partirono i lavori di Marinara.

Ciò che ora si vede a Marina di Ravenna è il risultato di una idea nata quasi quarant’anni fa, quando il Comune cominciò a pensare a un approdo turistico come volano della località. Per promuovere l’iter nella prima metà degli anni Ottanta nacque quindi il consorzio Marinara, un soggetto privato con una regia pubblica: il 50% delle quote era del Comune e il resto era diviso fra cinque società sportive titolari di concessioni demaniali per le rispettive attività in mare. Venne affidata la progettazione per un costo di 1,2 miliardi di lire ma le liti iniziarono subito e i finanziatori del cantiere non si trovarono. A svolgere i lavori, dopo aver ottenuto la concessione demaniale cinquantennale, è stata la società Seaser, realtà privata comparsa sulla scena accanto al consorzio e subentrata al suo posto. Seaser significava Cmr, la Cooperativa muratori riuniti di Filo di Argenta (Ferrara) che aveva la maggioranza delle quote della concessionaria e ha svolto i lavori: porti e cimiteri furono per anni il core business della coop. A reggere le redini del gioco quando partirono i lavori una coppia che fino a quel momento non aveva conosciuto particolari esperienze nella gestione di strutture pensate per il diportismo: l’ingegnere Pier Bruno Caravita e la moglie Patrizia Odessa. Il primo compariva sia in Seaser come presidente che in Cmr come direttore generale. Il fallimento della coop controllante, dichiarato dal tribunale nel 2011, non ha facilitato le cose. E c’è stata anche una parentesi in cui la gestione è passata per le mani di Italia Navigando, braccio operativo sotto il controllo del ministero del Tesoro. Sorgeva – che all’inizio aveva solo il 17% del capitale di Marinara e che entrò in gioco per una scelta politica di LegaCoop Ferrara – da oltre 10 anni controlla l’intero pacchetto di azioni di Seaser e ha sostenuto responsabilmente il progetto, anche in virtù di una fideiussione da 20 milioni, investendo nella darsena e passando le forche caudine di una ristrutturazione finanziaria che ha ridotto da 45, ovvero il debito ereditato dalla Cmr, a 15 milioni l’esposizione verso le banche, seguito da investimenti strutturali e da una drastica cura dimagrante sul fronte dei costi.

“La società – spiega Sinigaglia – ha rimesso ordine nei conti e azzerato i debiti verso i fornitori che erano arrivati a quota 2,5 milioni e abbiamo chiuso il 2023 con ricavi per 2,2 milioni e un utile di 700 mila euro ma un Ebit a zero a causa della crescita degli interessi sul debito di 12 milioni che dobbiamo spesare e dell’aumento Istat del 25% sul valore della concessione demaniale”. Attualmente i posti barca disponibili a Marinara sono 1.100 (100 riservati al transito) e sono occupati al 75%. Marinara, dal punto di vista del mare, è il porto turistico più sicuro dell’Adriatico, dove le barche affrontano in sicurezza e senza danni burrasche rilevanti. Ma la burrasca finanziaria, e l’isolamento in cui le istituzioni l’hanno relegata, sono stati gli scogli in cui la nave di Marinara si è incagliata.

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