Influenza e Covid, perché i sintomi sono diventati persistenti? Sino a due settimane per riprendersi

influenza e covid, perché i sintomi sono diventati persistenti? sino a due settimane per riprendersi

Influenza e Covid, perché i sintomi sono diventati persistenti? Sino a due settimane per riprendersi

Era previsto per il periodo natalizio il picco d’infezione da SarsCoV2, associato a quello dell’influenza stagionale. E così è stato nonostante la prevenzione vaccinale raccomandata, la gestione mirata dei pazienti nonché le terapie sintomatiche e il ricorso a farmaci specifici nei casi a rischio di evoluzione. Tra i sintomi, prevalentemente a carico delle alte vie respiratorie e persistenti, rinite, tosse stizzosa, faringite, laringite, febbricola. Una condizione di salute che, anche in questi giorni, sempre più persone si trovano ad affrontare, a infezione dell’influenza stagionale ormai conclusa. Ma perché succede? «È una condizione nota da tempo – ha affermato il virologo Fabrizio Pregliasco – anche se il Covid ha avuto l’effetto di accendere di più i riflettori sulla fase post virus, per via del suo impatto. Vedremo molti casi ancora. E non è più facile dire se sia per il coronavirus o per l’influenza, perché adesso è un grande mix di patogeni in azione». Secondo i medici statunitensi è normale che i sintomi respiratori durino per settimane, non è insolito, anche se quest’anno potrebbe verificarsi più di quanto mai accaduto finora. Parlano i dati elaborati finora: il Covid, l’influenza e il virus respiratorio sinciziale (Rsv) circolano ampiamente tra la popolazione. A metà dicembre i ricoveri per influenza erano aumentati quasi del 200% rispetto alle quattro settimane precedenti. E i ricoveri Covid erano aumentati di circa il 40%. La tv americana “Nbc News” ha affrontato la questione con sette medici di sette differenti Stati e le spiegazioni sono state molteplici.

I sintomi del raffreddore o dell’influenza persistenti

Secondo gli esperti la maggior parte delle persone è più suscettibile alle malattie respiratorie quest’inverno perché non ha avuto un’infezione recente o si è sottoposta a una vaccinazione. Altri invece potrebbero aver contratto infezioni consecutive e averle confusue con sintomi persistenti. È anche probabile che, in seguito alla pandemia – quando molti virus comuni non circolavano più – alcune persone abbiano semplicemente dimenticato quanto tempo possano durare i sintomi dopo una malattia respiratoria. «Possono essere necessarie fino a due settimane o più per riprendersi completamente», ha affermato alla Nbc News la dottoressa Linda Bell, epidemiologa statale della Carolina del Sud. Poiché l’isolamento durante la pandemia ha rallentato la diffusione di molti virus, negli ultimi anni in molti non sono stati così esposti all’influenza o all’Rsv come sarebbe dovuto accadere. Questo fenomeno è quello che i medici chiamano «debito immunitario»: una diminuzione dell’immunità che rende le persone più suscettibili alle infezioni. «Poiché non abbiamo più visto, negli ultimi anni, questi virus potrebbe sembrare che i sintomi siano più gravi di prima», ha spiegato la dottoressa Molly Fleece, epidemiologo ospedaliero dell’Università dell’Alabama presso la Birmingham Medicine. La mancanza di protezione indotta dal vaccino può anche predisporre le persone a malattie più gravi e rendere più difficile il recupero, hanno detto i medici.

Influenza, vaccinazione e contagi consecutivi

La settimana scorsa i Centri americani per il controllo e la prevenzione delle malattie hanno inviato un avviso agli operatori sanitari sui bassi tassi di vaccinazione per Covid, influenza e Rsv. I vaccini per l’Rsv sono stati approvati per gli anziani e le donne incinte, ma solo il 17% di quelli di età pari o superiore a 60 anni aveva ricevuto un vaccino per l’Rsv a partire dal 9 dicembre. Il tasso di vaccinazione antinfluenzale finora quest’anno è stato del 42% per gli adulti e del 43% per i bambini, rispetto rispettivamente al 47% e 57% della stagione precedente. Solo il 18% degli adulti e l’8% dei bambini idonei hanno ricevuto il nuovo vaccino anti-Covid. Lo scorso anno anche l’uso di precauzioni come la mascherina e il distanziamento sociale erano pratiche ancora molto comuni. «Questo potrebbe essere il motivo per cui le persone si ammalano adesso di più», ha detto la dottoressa Caroline Goldzweig, direttore medico della Cedars-Sinai Medical Foundation di Los Angeles. Secondo la maggior parte dei medici interpellati, poiché questo è solo il secondo anno in cui Covid, influenza e Rsv circolano contemporaneamente, potrebbero semplicemente esserci più probabilità di ammalarsi rispetto agli inverni precedenti. «Negli ultimi anni, abbiamo avuto picchi principalmente legati al Covid o principalmente all’Rsv, e ora abbiamo più virus respiratori che aumentano tutti contemporaneamente», ha affermato la dottoressa Larissa Pisney, specialista in malattie infettive presso l’UCHealth di Aurora, in Colorado. Questo potrebbe aumentare il rischio di infezioni consecutive. «È del tutto possibile essere esposti a diversi virus nel corso dell’inverno e avere diverse infezioni respiratoria», ha detto il dottor Daniel Ouellette, specialista in malattie polmonari presso l’Henry Ford Health di Detroit. È anche possibile contrarre più di un virus alla volta. «In alcune situazioni, avere una malattia respiratoria virale aumenta il rischio di avere una polmonite batterica», ha spiegato il dottor Shivanjali Shankaran, medico specializzato in malattie infettive presso il Rush University Medical Group di Chicago.I sintomi che scompaiono e poi riappaiono potrebbero essere parte della stessa infezione virale. «Si può avere un’infezione iniziale, iniziare a migliorare e poi avere qualche recrudescenza – in altre parole, ricorrenza dei sintomi durante la guarigione», ha detto il dottor Donald Yealy, direttore medico presso il Medical Center dell’Università di Pittsburgh. «Le persone potrebbero confonderlo con due infezioni separate». È anche abbastanza comune sentirsi male per diverse settimane. E Covid, influenza e RSV possono tutti provocare una tosse post-virale. Esiste anche la possibilità che una piccola minoranza di persone possa non riprendersi per mesi o anni. Il Covid lungo colpisce circa il 6% degli adulti statunitensi, secondo un sondaggio di giugno del Census Bureau. Allo stesso modo, è possibile osservare effetti persistenti dell’influenza o del raffreddore. Uno studio recente ha dimostrato che l’influenza può portare a tosse persistente o mancanza di respiro fino a 18 mesi dopo l’infezione. E un’analisi sugli adulti del Regno Unito, pubblicata lo scorso ottobre, ha rilevato che i comuni virus del raffreddore possono portare a tosse, mal di stomaco e diarrea un mese dopo l’infezione. Sul perché accada gli scienziati non hanno ancora dato una risposta.

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