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A tre settimane dal naufragio emerge un documento che inchioda la Guardia di Finanza e smonta molte delle ricostruzioni ufficiali delle autorità fatte su quanto accaduto tra la tarda serata di sabato 25 febbraio e l’alba di domenica 26, quando un barcone carico di migranti si schiantò contro una secca a poche centinaia di metri dalla spiaggia di Cutro dopo una navigazione con mare forza 4.
La versione più volte ribadita in Parlamento dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi che vorrebbe le autorità italiane allertate da Frontex (’agenzia Ue per il controllo delle frontiere esterne) della presenza di un’imbarcazione in difficoltà tra le onde senza sapere che essa trasportasse migranti è stata smontata da un appunto scritto a mano da un ufficiale di turno della Guardia di Finanza e oggi pubblicato da La Repubblica.
“Si comunica avvistamento Eagle 1 di natante con migranti”, recita l’appunto a penna sul giornale delle operazioni alle 23.20 vergato subito dopo la segnalazione arrivata da Frontex che, seppur non indicava la presenza di migranti a bordo, dava informazioni sufficienti a capire la situazione, soprattutto con il dato che riportava la rilevazione termica sottobordo. Tanto che l’ufficiale di turno disponeva l’uscita della motovedetta V5006 e del pattugliatore Barbarisi.
Non è ancora chiaro perché a quella segnalazione non fece seguito un intervento SAR. È un fatto – rivela La Repubblica – che quell’appunto il giorno dopo risulta sparito. Non ve n’è traccia nell’annotazione di polizia giudiziaria che la sezione operativa navale di Crotone della Gdf redige domenica 26 febbraio, a tragedia avvenuta.
Alle 23.20 del sabato sera, il comando generale della Guardia di Finanza dispone “che la vedetta 5006 effettui pendolamenti in zona Capo Colonne in attesa che il target entri nelle acque nazionali”. Indizio di una ‘melina’ della Gdf in attesa che il caicco, che si trova in acque internazionali, entri in quelle territoriali. In quel momento la Guardia Costiera è già informata. “Contattata Capitaneria di Porto di Reggio Calabria, riferisce di essere a conoscenza del natante”, ma non essendo stato attivato alcun protocollo SAR, “attualmente non hanno predisposto alcuna imbarcazione, in caso di necessità faranno uscire unità di Crotone”. Nessuno interviene e il mare intanto cresce fino a raggiungere forza 4 tanto che a notte fonda i mezzi della Gdf sono costretti a rientrare in porto per “condizioni proibitive per quelle imbarcazioni”. Non più di mezz’ora dopo, a seguito di una brusca manovra degli scafisti in balia delle onde alte, il caicco s’infrange contro una secca a poche centinaia di metri dalla spiaggia di Steccato di Cutro. Ad oggi ancora si contano i morti, arrivati a 86.
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