John Travolta, 70 anni fra grandi personaggi, rifiuti e il film “più brutto di sempre”

john travolta, 70 anni fra grandi personaggi, rifiuti e il film “più brutto di sempre”

Sanremo, 74° Festival della Canzone Italiana. – Secondo serata, John Travolta Ospite al Festival

Nelle ultime settimane John Travolta è tornato al centro dell’attenzione per le note vicende sanremesi, proprio alla vigilia del suo settantesimo compleanno che cade il 18 febbraio. Ma, nonostante il Ballo del qua qua e lo sponsor occulto, Travolta rimarrà sempre legato ai grandi personaggi che ha interpretato, da Tony Manero della Febbre del sabato sera, a Danny Zuko che ammalia Olivia Newton-John in Grease, fino a Vincent Vega, che in Pulp Fiction vestito di nero, si lancia in una gara di ballo con Uma Thurman sulle note di You never can tell di Chuck Berry.

Un artista precoce

Di origini italo-americane (la famiglia del padre era originaria di Godrano, comune dell’odierna Città metropolitana di Palermo) figlio di Salvatore “Sam” Travolta, riparatore di pneumatici (ed ex giocatore di football) e di una docente di arte drammatica di origini irlandesi, Helen Cecilia Burke, fratello degli attori Joey, Ellen, Ann, Margaret e Sam Travolta, comincia a recitare e ballare fin da piccolo. Molto portato per la danza, a 12 anni viene incoraggiato dai genitori affinché segua delle lezioni di tip tap dal fratello di Gene Kelly, Fred Kelly.

Poi partecipa come attore ad alcuni musical della sua cittadina, Englewood, nel New Jersey, come Who’ll save the plowboy?, dove imitava i numeri di danza del programma tv Soul Train. Iscritto dalla madre in una scuola di recitazione di New York, studia anche canto. Lascia la scuola a soli 16 anni, mentre a 18 inizia a muoversi sui palchi off-Broadway, con estremo successo.

I primi lavori

All’inizio dà il meglio di se stesso in Rain, poi entra nel cast di Bye Bye Birdie e Grease, grazie al quale gira per l’America. Ma è dopo 10 mesi passati nello spettacolo Over here che decide di tentare la strada per Hollywood, anche se prima passerà per la tv. L’esordio nel piccolo schermo avviene nei telefilm: Emergency!, The Rookies, Medical Center, ma soprattutto I ragazzi del sabato sera (1975), all’interno del quale veste i panni di un ragazzo difficile di nome Vinnie Barbarino.

“La febbre del sabato sera” e “Grease”

Ed è proprio questo telefilm che spinge il regista John Badham a scegliere Travolta come interprete assoluto de La febbre del sabato sera (1977). Travolta, che già stata muovendo i suoi primi passi anche sul grande schermo, aveva appena esordito in film horror come Il maligno (1975) e Carrie – Lo sguardo di Satana (1976) ed era stato rifiutato per il ruolo che poi andò a Randy Quaid ne L’ultima corvé, entrando nella cronaca mondana per la sua relazione con l’attrice Diana Hyland, di diciotto anni più grande di lui (si erano conosciuti sul set del film tv The Boy in the plastic bubble, del 1976, dove lei impersonava il ruolo di sua madre).

Travolta era perfetto per interpretare il giovane proletario italo-americano Tony Manero che andava a scatenarsi in discoteca il sabato sera, un personaggio che divenne incarnazione di un’intera generazione. Per questo motivo venne immediatamente nominato agli Oscar e ai Golden Globe come miglior attore protagonista. Sull’onda di quel successo, Sylvester Stallone diresse il seguito, sempre con John Travolta come protagonista: Staying Alive (1983), ma il film non andò bene.

“La danza fa parte della mia anima, mi rende felice e fa felice anche la gente”

(John Travolta)

Il declino

Il periodo d’oro dell’attore però finisce presto. Inizia tutto quando la sua compagna Diana Hyland muore di cancro fra le sue braccia. L’attore si butta nel lavoro e diventa il protagonista maschile della trasposizione cinematografica di Grease – Brillantina (1978) diretto da Randal Kleiser, conquistando una seconda candidatura ai Golden Globe. Da quel momento le proposte continueranno a fioccare, ma lui rifiuterà la maggior parte dei ruoli compresa la parte che andrà a Richard Gere in American Gigolò (1980).

Amico dei grandi attori

Perfettamente inserito nel patinato mondo hollywoodiano, si trova a suo agio fra le grandi stelle di una volta: è il migliore amico di James Cagney, di Cary Grant e di Barbara Stanwyck. Cerca con difficoltà di continuare la sua marcia verso la celebrità diretto da James Bridges e affiancando Debra Winger in Urban cowboy (1980), ripetendo l’esperienza con Bridges in Perfect (1985), questa volta assieme a Jamie Lee Curtis.

De Palma (che già lo aveva diretto in Carrie) lo rivuole come protagonista del suo film più bello, il flop Blow Out (1981), che però spingerà la carriera di Travolta irrimediabilmente verso il basso. Dopo aver rifiutato il ruolo che poi andò a Tom Hanks in Splash – Una sirena a Manhattan (1984), per tornare a sbancare il botteghino, Travolta dovrà attendere Kirstie Alley, con la quale darà vita ad una famiglia troppo parlante, nella trilogia di Senti chi parla (1989, 1990 e 1993).

Il matrimonio (annullato)

Nel frattempo, si sposa con l’attrice Kelly Preston (conosciuta sul set del film Whisky & vodka – Cocktail d’amore) il 5 settembre 1991. Il guaio è che il matrimonio venne dichiarato illegale, anche perché celebrato da un ministro francese di Scientology, quindi la coppia fu costretta a sposarsi una seconda volta (con tutti i crismi) 7 giorni dopo. Dall’unione di queste star nascono due figli: Jett (curiosamente concepito a casa di Bruce Willis e Demi Moore durante un weekend) e Ella Bleu.

Piscina e pista d’atterraggio

Pilota di aerei e proprietario di una moltitudine di aeroplani che tiene tutti nella sua villa, è l’unico attore hollywoodiano che oltre a piscina e giardino, ha anche una pista di atterraggio in casa sua. Rifiuta ancora due ruoli: quello del protagonista in Forrest Gump (1994) e in Apollo 13 (1995), entrambi andati Tom Hanks.

Il rilancio

Il vero rilancio di Travolta avviene quando un regista quasi esordiente di nome Quentin Tarantino lo riporta in auge affidandogli la parte di un sicario in Pulp Fiction (1994). Inaspettatamente, Travolta torna sulla cresta dell’onda, vince un David di Donatello come miglior attore straniero e le candidature ai Golden Globe e agli Oscar come miglior attore protagonista, trionfando finalmente e solo ai Golden Globe, grazie a Get Shorty (1995) di Barry Sonnenfeld (ruolo che poi sarà ripreso in Be Cool).

“La tua vita comincia a prendere forma verso i trent’anni e allora non hai più scuse per ciò che sei diventato”

(John Travolta)

Il peggior film di sempre

Dopo essere stato diretto da Jon Turteltaub in Phenomenon (1996), nel 2000 vince il Razzie Awards per la peggiore interpretazione dell’anno in due film, Battaglia per la Terra e Magic Numbers – Numeri magici. Per il primo, tratto dal romanzo scritto dal fondatore di Scientology L. Ron Hubbard nel 1982, riceve anche il Razzie Awards alla peggior coppia, un premio singolare vinto, come spiegato nella motivazione, dall’attore e da chiunque abbia recitato con lui nel film. Il lavoro, girato con larghezza di mezzi e noti attori, tra i quali Forest Whitaker, è spesso definito come uno dei “peggiori film mai realizzati”.

John Woo

Ma Travolta non si ferma e, anzi, riesce a rafforzare la sua immagine davanti all’obiettivo di John Woo che prima lo affianca a Christian Slater in Nome in codice: Broken Arrow (1996) e poi a Nicolas Cage in Face/Off – Due facce di un assassino (1997). Più soft i suoi ruoli nelle commedie di Nora Ephron, un po’ invisibile in She’s so lovely – Così carina (1997) di Nick Cassavetes e Mad City – Assalto alla notizia (1997) di Costa Gravas, torna invece ruggente nel ruolo del governatore democratico Jack Stanton in corsa per la Casa Bianca nella pellicola di Mike Nichols I colori della vittoria (1998). E arriva di volata un’altra nomination ai Golden Globe.

Tra commedie e film d’azione

Specializzatosi nei thriller e nei film d’azione, da A civil action (1998) a Codice – Swordfish (2001), rifiuta il ruolo dell’avvocato Billy Flynn che gli era stato proposto nel musical Chicago (2002). Quella parte va a a Gere, che vince un Golden Globe per la sua performance.

Passa qualche anno e, testimonal dell’italiana Sky, ritorna sul grande schermo, rinverdito, nella commedia Svalvolati on the road (2007) di Walt Becker, ma non si lascia sfuggire il ruolo en travestì di Edna Turnblad, offertogli da Adam Shankman in Hairspray (2007), remake di Grasso è bello di John Waters.

Nel 2009 recita nell’adrenalinico Pelham 1-2-3: Ostaggi in metropolitana di Tony Scott e la commedia Daddy sitter con Robin Williams mentre nel 2010 affianca Jonathan Rhys-Meyers nell’adrenalinico From Paris with love. Torna due anni dopo nel film I mercenari 2 e ne Le belve di Oliver Stone, al fianco di Blake Lively, Uma Thurman e Salma Hayek.

I lutti e l’allontanamento da Scientology

A inizio 2009 John Travolta viene colpito da un gravissimo lutto. A soli 16 anni muore il figlio Jett a causa di una crisi epilettica che lo colpisce mentre si trova in vacanza con i genitori. Travolta ha sempre negato i problemi psichici di suo figlio anche perché la setta religiosa di Scientology di cui è un seguace (quella di cui fanno parte anche star del calibro di Tom Cruise e Will Smith) stabilisce che chi è affetto da questi problemi non può essere curato con farmaci. Per questo motivo Travolta si discosta momentaneamente dalla setta.

“La gente spesso giudica Scientology, ma il più delle volte non sa di cosa sta parlando”

(John Travolta)

Un allontanamento che si sarebbe fatto più profondo dopo la morte per cancro, nel 2020, dell’amatissima moglie Kelly Preston. Insieme i due avrebbero fatto parte della setta per 45, ma alla morte della donna l’attore aveva espresso la sua gratitudine ai medici che l’avevano curata. Secondo alcuni, un segno di distanza dal gruppo religioso contrario anche alla chemioterapia.

Poi, un altro lutto: nel 2022 la co-protagonista di Grease e sua grande amica, Olivia Newton-John è morta a causa del canro.

L’elaborazione del lutto

“La prima cosa da fare quando si prova un lutto è andare in un posto dove si possa piangere, senza interferenze”, confessa l’attore a Fox News e poi continua: “Se domani morissi, l’ultima cosa che vorrei è vedere che tutti intorno sono affondati a causa di questo dolore”.

Così negli ultimi anni la sua vita si è concentrata sulla crescita dei figli, Ella Bleu di 23 anni e Benjamin di 13. Lentamente sta anche tornando alla recitazione e lo si rivede sul grande schermo con due film tutt’altro che memorabili: Paradise City, del 2022, per la regia di Chuck Russell e Die hart, del 2023, di Eric Appel.

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