Navalny, la “gola profonda” del carcere IK-3 spaventa Mosca. E il Cremlino ora cerca un capro espiatorio: ecco i due sacrificabili
Per la morte di Alexei Navalny ora la Russia cerca un capro espiatorio. Uno scaricabarile partito dal Cremlino per allontare la responsabilità del decesso del primo oppositore del regime di Putin. L’obiettivo è puntare il dito contro i dirigenti della colonia penale Ik-3 nell’Artico russo. E sarebbero stati individuati due “sacrificabili” proprio all’interno del centro di reclusione Artic Polar, tra i più duri del sistema carcerario della Federazione, che si trova a Kharp, nella regione autonoma di Yamalo-Nenetsk, a quasi 2 mila km da Mosca.
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I due sacrificabili di Putin
I due candidati più probabili dai vertici del Cremlino sarebbero il direttore della colonia penale IK-3, il colonnello Vadim Kalinin, e il il capo regionale della servizio penitenziario federale FSIN, Igor Rakitin. Il braccio armato della missione è rappresentato dal comitato investigativo russo inviato dalla capitale russa fino alla gelida regione artica il giorno stesso della morte di Navalny, il cui orario del decesso è tuttavia ancora da dimostrare. Fonti carcerarie citate da Novaya Gazeta hanno infatti messo in dubbio che il dissidente russo sia morto alle 14 italiane durante una passeggiata. I movimenti della sera precedente, con la chiusura improvvisa delle celle e l’ispezione a sorpresa, hanno infatti insospettito i detenuti e il racconto di uno di esso ha alimentato il mistero su cosa sia realmente avvenuto in quelle ore.
La gola profonda dell’IK-3
Ed è proprio la figura di questa “gola profonda” dell’IK-3 a mettere in crisi il Cremlino. Dalla cerchia di Putin si chiedono come sia possibile che da un carcere di massima sicurezza a regime speciale siano potute sfuggire voci incontrollate capaci di sviare dal racconto ufficiale costruito da Mosca. Le comunicazioni con i prigionieri che stanno scontando una pena nel distretto autonomo di Yamalo-Nenets saranno per il momento severamente limitate. I detenuti della colonia penale sono stati anche avvertiti delle «conseguenze molto negative» che avrebbero potuto affrontare se avessero chiesto o discusso delle circostanze della morte di Navalny.
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L’accesso al corpo
Il Cremlino ha inoltre – formalmente – preso le distanze dall’analisi sul corpo di Navalny. Il portavoce Dmitry Peskov ha dichiarato di non avere competenza in merito all’accesso dei parenti alla salma del dissidente russo. «Non siamo coinvolti in questa questione, questa non è una funzione dell’amministrazione presidenziale», ha dichiarato, citato dall’agenzia Tass. Il corpo di Alexey dovrebbe essere consegnato ai suoi parenti solamente al termine delle indagini da parte del comitato investigativo. I legali e la famiglia di Navalny temono però che le autorità possono nascondere le tracce della causa di morte, ad esempio se il politico sia stato avvelenato o se sia stata usata violenza contro di lui. Un successivo esame indipendente non sarebbe infatti in grado di garantire che si possa stabilire la causa della morte. Allontanando di fatto anche le prove di quanto affermato dalla vedova di Navalny, Yulia Navalnaya, che ha accusato Putin di aver fatto avvelenare il marito con il Novichok, un gas nervino prodotto in Unione Sovietica tra il 1970 e il 1980, ritenuto tra i più letali mai realizzati.
Il convoglio notturno
Ma dove si trova realmente il corpo di Navalny? I giornalisti del quotidiano indipendente Mediazona hanno scoperto i filmati della notte dopo la morte di Alexey Navalny che mostrano un convoglio di veicoli ufficiali in viaggio da una città vicino alla prigione dove Navalny è morto verso la Salekhard, dove il corpo dell’oppositore di Putin si troverebbe ora all’obitorio.
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Secondo Mediazona, i filmati disponibili al pubblico provenivano da telecamere stradali installate per aiutare la gente del posto a valutare le condizioni di attraversamento del ghiaccio e i tempi di attesa dei traghetti sul fiume Ob, che interseca l’unica strada che collega la prigione a Salekhard. Intorno alla mezzanotte della notte del 16 febbraio, un convoglio composto da due veicoli della polizia stradale, davanti e dietro, una berlina grigia con targa civile e un veicolo utilitario fuoristrada delle FSIN è stato individuato e registrato mentre attraversava la strada ghiacciata sopra il fiume.
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