migranti barcone
L’episodio del 2018 fu un respingimento collettivo A descrivere i contenuti della sentenza è la Repubblica, secondo cui per i supremi giudici favorire le intercettazioni dei guardiacoste di Tripoli rientra nella fattispecie illecita “dell’abbandono in stato di pericolo di persone minori o incapaci e di sbarco e abbandono arbitrario di persone”. Si sancisce quindi sostanzialmente che l’episodio del 2018 fu un respingimento collettivo verso un Paese non ritenuto sicuro, vietato dalla Convenzione europea per i diritti umani.
In discussione la politica italiana sull’immigrazione Il Codice della navigazione dice infatti che le persone soccorse in mare vadano portate subito in un luogo sicuro, caratteristica che non rientra tra quelle del Paese nordafricano. Si mette così in discussione tutta la politica dell’immigrazione italiana, fondata proprio sugli accordi di aiuti, sostegno e formazione alla Guardia costiera libica allo scopo di frenare i flussi migratori.
La Libia “non è un Paese sicuro” Secondo i giudici della Cassazione il rimorchiatore Asso 28, riportando i migranti in Libia, li ha mandati in un Paese non ritenuto sicuro. A quelle 101 persone è stato impedito l’accesso alla protezione internazionale, riportandole in un Paese, la Libia, dove vengono sottoposte a violenze e torture. E tale prassi è normale nel Mediterraneo, e consentita dal nostro governo, che con la Libia ha concluso vari accordi in tal senso fino a multare e sequestrare le navi umanitarie che avrebbero sottratto alla Guardia costiera libica migranti su imbarcazioni in difficoltà. La sentenza scrive una pagina nuova nella gestione dei migranti e potrebbe anche far riscrivere gli accordi con la Libia.
Consegnare i migranti alla guardia costiera libica è reato perché la Libia “non è un porto sicuro”. Lo sancisce una sentenza della Corte di Cassazione che ha reso definitiva la condanna del comandante del rimorchiatore Asso 28, che il 30 luglio del 2018 soccorse 101 persone nel Mediterraneo centrale e le riportò in Libia consegnandole alla guardia costiera di Tripoli.
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