Peste suina, nella guerra ai cinghiali il governo schiera sul campo 177 soldati
Peste suina, nella guerra ai cinghiali il governo schiera sul campo 177 soldati
Il governo dichiara guerra ai cinghiali. Il mammifero selvatico è ritenuto ormai uno dei principali veicoli della Peste suina africana (Psa) la cui diffusione è diventata una delle principali emergenze per gli allevamenti italiani. Per contrastare il diffondersi della Psa e prevenire i possibili pericoli per la salute pubblica il governo schiera sul campo un contingente di 177 soldati. Per dodici mesi i soldati saranno chiamati ad attuare le misure adottate dal Commissario straordinario proprio per contenere il diffondersi della peste suina. L’intervento delle Forze armate è previsto da una delle norme d’urgenza che l’Esecutivo intende licenziare con il decreto legge agricoltura all’ordine del giorno del Consiglio dei ministri di lunedì 6 maggio. Secondo le associazioni di categoria la misura straordinaria è quella di limitare il rischio di restrizioni all’export per il propagarsi della peste suina, con un danno potenziale da 2,32 miliardi di euro, almeno secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat relativi al commercio estero nel 2023.
Il contingente sarà composto da 177 unità e avrà compiti di «bio-regolazione», che semplificando vorrà dire “caccia al cinghiale”. Per questa attività di bio-regolazione i militari, si legge nella bozza della norma, potranno utilizzare «le dotazioni di armamento di cui» sono forniti. Uso delle armi contro la Peste suina che con la nuova norma viene di fatto autorizzato «in ragione del pericolo per la salute degli animali da allevamento», e per dare una risposta immediate ed efficace a «fronteggiare con mezzi e poteri straordinari» un’azione mirata e coordinata tra più amministrazioni. Un’attività che comunque sarà a tempo: l’impiego del contingente anti Psa sarà di 12 mesi, rinnovabili per una sola volta.
I 177 militari avranno anche compiti di pubblica sicurezza. Il decreto legge in arrivo prevede, infatti, che al personale delle Forze armate, non appartenente all’Arma dei carabinieri, saranno attribuite tutte le funzioni di agente di pubblica sicurezza e potrà identificare le persone per prevenire o impedire comportamenti che possano mettere in pericolo l’incolumità di persone o la sicurezza dei luoghi in cui si svolge l’attività. Non avranno però funzioni di polizia giudiziaria e per l’identificazione, completare gli accertamenti e procedere a tutti gli atti conseguenti, i militari dovranno accompagnare le persone identificate ai più vicini uffici o comandi della Polizia di Stato o dell’Arma dei carabinieri.
Le spese per di personale militare così come quelle di funzionamento saranno sostenute dal Commissario straordinario per l’attuazione e il coordinamento delle misure di contenimento e contrasto della diffusione della peste suina africana. Al personale impiegato nell’ambito delle attività di contrasto alla Psa potranno essere corrisposti compensi per prestazioni straordinarie oltre i limiti massimi già previsti dalla legge. Non solo i costi saranno a carico del Commissario straordinario. Il personale militare sarà a tutti gli effetti distaccato presso l’unità commissariale e per questo tutti gli obblighi di prevenzione e sicurezza del personale stesso saranno a carico del Commissario.
Il decreto in arrivo stanza ulteriori risorse per l’impiego dell’esercito che andranno ad alimentare il Fondo di conto capitale per gli interventi strutturali e funzionali in materia di biosicurezza. In particolare, il decreto in arrivo prevede uno stanziamento di 5 milioni per il 2024 e 15 milioni per il 2025. Ai 20 milioni il ministro attingerà dai Fondi di riserva e speciali della missione Fondi di riserva del Mef riducendo l’accantonamento del ministero dell’Agricoltura.
Schierare l’esercito per contrastare la diffusione della peste suina è comunque una risposta all’allarme lanciato a più riprese dalle associazioni di categoria. La diffusione della peste suina mette a rischio un’eccellenza del Made in Italy e che ha un valore tra produzione e indotto di circa 20 miliardi di euro e centomila posti di lavoro. In particolare la Coldiretti ha chiesto al governo un cambio di passo soprattutto sulla presenza dei cinghiali ormai fuori controllo che sta facilitando la diffusione della malattie e minaccia gli allevamenti, dopo i casi registrato nella Food valley parmense. La fauna selvatica è praticamente l’unico vettore di diffusione della peste suina. E basta un cinghiale malato rinvenuto a chilometri di distanza da una stalla per far scattare la decisione di abbattere migliaia di maiali perfettamente sani. Secondo la Coldiretti infatti si tratta di affrontare un “esercito” di 2,3 milioni di cinghiali che scorrazzano oggi indisturbati tra le campagne italiane, diffondendo la malattia ma anche devastando le coltivazioni agricole.