La polizia controlla un nero tra tanti bianchi? È razzismo
Fermare un nero, senza un valido motivo, può essere un atto di discriminazione razziale basato sul colore della pelle. La Corte dei diritti dell’uomo ha condannato la Svizzera per profilazione razziale, a causa di un controllo di polizia su un cittadino svizzero di origini keniote. L’uomo, di 49 anni, era stato fermato alla stazione mentre, tra centinaia di bianchi, stava andando al lavoro al Politecnico. Al suo rifiuto di mostrare i documenti gli agenti lo avevano obbligato ad alzare le mani e divaricare le gambe, per poi lasciarlo andare solo dopo aver trovato una tessera della cassa malattia con il suo nome. La vicenda non era però finita lì, perché il ricorrente aveva ricevuto una multa di 100 franchi per non aver assecondato un controllo, a suo avviso motivato solo dal colore della sua pelle visto che era stato “scelto” tra una folla di bianchi.
Diversa la versione dei poliziotti, secondo i quali, a far scattare i sospetti era stato il fatto che l’uomo aveva distolto lo sguardo quando aveva incrociato la pattuglia dando l’impressione di volerla evitare. Una lettura dei fatti che aveva convinto i giudici interni – tranne i giudici amministrativi che avevano affermato l’illegalità del fermo, senza però approfondire l’accusa di profiliazione razziale – mentre non convince quelli di Strasburgo. La Corte europea dei diritti dell’Uomo ha, infatti, condannato la Svizzera, per la violazione della vita privata e familiare e dunque per la discriminazione vietata dalla Convenzione, e per aver negato il diritto ad un giudizio effettivo da parte dei tribunali elvetici. La condanna riguarda le sole spese giudiziarie visto che l’interessato non ha chiesto un risarcimento dei danni materiali e morali.
La Corte di Strasburgo ha classificato il procedimento come un “caso d’impatto” (impact case): casi a cui la Cedu attribuisce una particolare importanza per l’ulteriore sviluppo della tutela dei diritti umani. Con l’occasione la Corte ricorda che il fatto di trattare in maniera differente, senza una giustificazione obiettiva e ragionevole, delle persone che si trovano in situazioni analoghe è una discriminazione. Una discriminazione razziale, particolarmente odiosa che «tenuto conto della sua pericolosità e delle sue conseguenze, esige una vigilanza speciale e una reazione decisa da parte delle autorità. Queste dovrebbero ricorrere a tutti i mezzi che hanno a disposizione per combattere il razzismo e rinforzare la concezione democratica della società, nella quale la diversità non deve essere percepita come una minaccia ma come una ricchezza».
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