Quasi come volare. Campione di arrampicata con la forza delle braccia: "Così mi sento libero"

Quasi come volare. Campione di arrampicata con la forza delle braccia: “Così mi sento libero”

Terminato il riscaldamento, Tommaso Mazzotti si avvicina alla parete verticale alta dai 12 ai 14 metri. Prima con un braccio, poi con l’altro si attacca afferrando l’appiglio del suo ‘percorso’ prestabilito ed inizia l’arrampicata. In pochi secondi arriva in vetta con un misto di forza e agilità che lascia sbalorditi. Ma quello che lascia ancor più stupefatti è che Tommaso riesce a fare tutto questo solo con la forza delle braccia. E le gambe? “Le gambe sono utili perché mi servono da pendolo”, riesce a scherzare l’atleta disabile. Infatti dalla sua nascita, 25 anni fa, a Tommaso fu diagnosticato un neuroblastoma congenito alla colonna vertebrale, invisibile e non riscontrabile negli esami effettuati prima del parto. La forma tumorale gli ha colpito la parte bassa del corpo provocandogli la perdita dell’uso delle gambe e costringendolo a vivere con l’aiuto della carrozzina. “Non sono stato operato, mi hanno raccontato poi i miei genitori Antonio e Argia, perché avrei dovuto essere sottoposto ad un intervento di 23 ore che sarebbe stato molto rischioso – racconta – così ho cominciato a fare cicli di chemioterapia e ci siamo accorti che il neuroblastoma un po’ regrediva”.

Il 4 marzo a Bergamo Tommaso, fisico magro, asciutto e muscoloso, sorriso che cattura e ciuffo di capelli sbarazzino, ha conquistato la sua prima prova di Coppa Italia nella categoria paraclimbing di arrampicata sportiva, mentre sabato 20 all’Urban Climbing di Bologna sarà impegnato nella sua seconda prova; invece il 15 giugno a Reggio Emilia gareggerà nei campionati italiani di specialità. Niente male per uno che ha cominciato ad arrampicare seriamente solamente lo scorso settembre. “Ho fatto nuoto per nove-dieci anni da quando ne avevo sei, poi ho capito che era uno sport che non faceva per me. Così ho provato a giocare a basket, ma anche questo tentativo non è andato a buon fine. Un giorno, però, mia nipote Diana, che faceva arrampicata sportiva, mi ha chiesto: ‘Zio perché non provi anche tu?’ Così ho provato. Confesso che a prima vista non mi ispirava, ma quando ho iniziato mi è piaciuto subito. Premesso che apprezzo molto gli sport individuali, mi sono cimentato nella categoria Lead. Era febbraio 2023. Ricordo che fin dalla prima volta riuscii ad andare abbastanza in alto. Fu un bel segnale e così continuai anche se fino all’estate feci le cose un po’ alla leggera e senza troppo impegno”.

Tommaso si allena al centro sportivo forlivese Vertical, in via Pandolfa, perché è stata la struttura che gli ha dato la disponibilità a praticare para-climbing e dove è seguito dal suo istruttore Matteo Giovanetti, 35 anni imolese, con cui lavora tre volte alla settimana per circa due ore con sedute di resistenza alla forza e di forza pura. E poi, pur vivendo a Russi, si allena tre volte alla settimana alla palestra Gym di Ravenna.

“È incredibile – dice Giovanetti – come possa resistere ad un’ascesa usando solo le braccia senza utilizzare gli arti inferiori”. L’idea di gareggiare è nata quasi per caso: “Avevo pensato ogni tanto a fare qualche gara, ma nulla di concreto. Poi invece da settembre il pensiero è diventato realtà e ci ho provato”. A Bergamo si è trovato di fronte ad una parete di 12 metri ma non si è spaventato ed ha conquistato il primo posto davanti a Mirco Bressanelli. Ed ora, dopo Bologna, sarà la volta dei campionati italiani, anche se Tommaso al momento è pessimista: “Il mio livello di preparazione è ancora troppo basso. È vero che mancano ancora due mesi per prepararsi a dovere, però c’è ancora molto da fare, anche se voglio essere ottimista e quindi dico che punto al podio. Gli Europei ed eventualmente i Mondiali? Non so ancora nulla, vediamo cosa succederà”.

E pensare che Tommaso Mazzotti riesce in questa disciplina anche se, strano a dirsi, soffre di vertigini: “È vero, soffro molto di vertigini, per questo dico sempre che quando sei in alto il segreto è continuare a guardare in alto, ovviamente anche per evitare di guardare in basso e magari bloccarsi. Nella prova di Coppa Italia ero insicuro, non sapevo se sarei stato abbastanza bravo, se sarei stato all’altezza, insomma ero un po’ pessimista. Certamente quando non afferri la presa colorata lungo il percorso che devi seguire nella parete verticale un po’ di panico ti viene, ma passa presto”.

Tommaso lavora al Termovalorizzatore di Forlì, si diletta di fotografia e anche di musica visto che “suonicchio la chitarra ed ho iniziato il sax anche se è troppo difficile”, ma le sensazioni che prova quando si trova in cima alla parete verticale, a volte anche a strapiombo, sono uniche: “Sono molto stanco, ma provo un senso di concentrazione e di libertà massima, oltre a vivere un momento molto adrenalinico”. Quasi come quelli che lui fa vivere a tutti coloro che lo vedono arrampicarsi e salire con agilità fino in vetta spingendosi ed aiutandosi solo con le braccia. Un qualcosa che si fatica anche solo a immaginare, ma che per Tommaso Mazzotti è diventato un divertimento ed una gioia. Oltre che l’ennesima sfida vinta con se stesso.

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