Lazio-Milan, il giorno dopo è anche peggio. Minacce di morte a Pulisic, stop a Di Bello

lazio-milan, il giorno dopo è anche peggio. minacce di morte a pulisic, stop a di bello

Lazio-Milan, il giorno dopo è anche peggio. Minacce di morte a Pulisic, stop a Di Bello

Una festa rovinata, fra (pochi) sorrisi e (infinite) polemiche. Il blitz del Milan in casa della Lazio, col successo in extremis che ha consolidato il terzo posto dei rossoneri ma pure col veleno nella coda per alcune decisoni arbitrali contestate dai biancocelesti, ha lasciato inevitabili strascichi di rancore. E anche nel “day after“ si parla molto poco di calcio perché prevale la rabbia di chi ha perso da una parte e la necessità di prendere provvedimenti dall’altra. Inaccettabile e incivile quanto accaduto sui “social“, con minacce di morte e insulti per il milanista Pulisic dopo l’episodio con Pellegrini (il milanista non si era fermato con un avversario a terra) che ha portato al secondo “giallo“ per il laziale e all’inevitabile espulsione. Il profilo del calciatore statunitense è stato preso di mira con diversi messaggi choc. Dal “Devi morire” al “Magari esplodi tu e tutta la tua famiglia” fino a “Devi spendere i tuoi soldi in medicine”. Sono solo alcuni dei commenti inqualificabili apparsi sotto l’ultimo post pubblicato da Pulisic. Alcuni utenti hanno sfogato la loro rabbia sul profilo del milanista con altri messaggi infarciti di insulti, dal “Stasera hai perso la dignità. Sei un piccolo uomo”, oppure “Sei scarso, tanto torna tutto”.

Tutto questo mentre in mattinata già circolavano le prime indiscrezioni su un probabile stop per l’arbitro Marco Di Bello, che sarà fermato un mese dopo la complicatissima notte di Lazio-Milan: l’Aia non mette nel mirino le decisioni del direttore di gara (ritenute complessivamente giuste), ma la disastrosa gestione di gara. Nel senso che il “fischietto“ brindisino ha fatto bene a non assegnare nel primo tempo il rigore per l’intervento in scivolata di Maignan e anche sull’espulsione di Pellegrini ha applicato il regolamento (però avrebbe dovuto fermare prima l’azione): ciò che viene contestato è tutto il resto, dalla mancanza di buonsenso alla poca tolleranza in alcune situazioni che gli hanno fatto sfuggire di mano il match, degenerato fino al punto di trasformarsi nel finale in una vergognosa rissa da saloon, con 11 ammoniti e 3 espulsi. Immagine pessima e devastante per il nostro calcio e che ha fatto passare quasi in secondo piano l’impresa dei rossoneri capaci di rispondere sul campo e nel modo più efficace alle parole del giorno prima di Gerry Cardinale che annunciavano una rivoluzione (“Non siamo soddisfatti, cambieranno molte cose”).

La quinta rete stagionale di Noah Okafor, che alla Lazio aveva segnato pure all’andata (e anche a Udine aveva fruttato 3 punti in extremis) confermandosi la “riserva“ di lusso dai gol pesanti (4 partendo dalla panchina) rendono meno pesante il clima all’interno dello spogliatoio. L’intervento a gamba tesa del numero uno di RedBird in un momento così delicato della stagione e gli ottavi di Europa League alle porte è sembrato improvvido e ingeneroso, certamente non è piaciuto al gruppo. E se il tecnico Pioli ha incassato con signorilità l’avvertimento che suona come avviso di sfratto (“Non commento, la proprietà ha il diritto-dovere di intervenire e giudicare il lavoro di tecnico e squadra, ma è chiaro che tutti vogliamo vincere”), più diretta è stata la risposta di capitan Calabria: “È la storia del Milan che dice che il Milan deve lottare per vincere per ogni scudetto e per ogni trofeo. Non serve che lo dica nessuno”.

Insomma, la sensazione è che ci sia una spaccatura non da poco fra squadra (molto compatta) e società (linea intransigente). Probabilmente toccherà proprio a Zlatan Ibrahimovic, che Cardinale ha promosso e “investito“ come suo plenipotenziario a Casa Milan, ricucire lo strappo dopo le critiche urbi et orbi dell’azionista di maggioranza. Non sarà semplice, nonostante il carisma e la capacità di farsi ascoltare del totem svedese.

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