Credito, fanalino di coda in regione. Scomparsi 85 sportelli bancari. Posti di lavoro: emorragia continua

credito, fanalino di coda in regione. scomparsi 85 sportelli bancari. posti di lavoro: emorragia continua

Credito, fanalino di coda in regione. Scomparsi 85 sportelli bancari. Posti di lavoro: emorragia continua

Di Bisceglie

Se è vero che senza credito non c’è sviluppo, possiamo ben motivare la condizione in cui versa la nostra provincia. Fanalino di coda, non solo in Regione. Non è pessimismo, ma una cruda fotografia della realtà che emerge dai dati dell’ufficio studi di Fisac-Cgil, l’articolazione del sindacato che si occupa del settore bancario. Un settore che, nel nostro territorio – dal 2015 al 2022 – ha subito un’imponente contrazione.

Come è misurabile? Nella desertificazione bancaria. Dal 2015 al 2022, a livello provinciale abbiamo perso 85 sportelli sparsi su tutto il territorio. Benché questa dinamica in qualche misura rispecchi un trend che valica i confini estensi, il ferrarese ne ha senz’altro risentito più di altri. Complici anche la chiusura delle due casse di risparmio del territorio: il crack Carife e l’acquisizione della Caricento da parte di Credem. La dinamica della riduzione degli sportelli a Ferrara risulta più marcata rispetto a quanto accaduto in Regione o a livello nazionale. Il calo più evidente si è concentrato tra il 2016 e il 2017. Anni nei quali hanno ‘abbassato la saracinesca’ 40 sportelli, che hanno rappresentato sul piano regionale, una contrazione del 24%. La chiusura degli sportelli bancari ha una ricaduta sui livelli occupazionali del nostro territorio. “La provincia ferrarese – si legge nel rapporto di Fisac – accusa un sostanziale e drammatico dimezzamento della forza lavoro bancaria”. Stiamo parlando di una perdita di 764 posti di lavoro dal 2015 a oggi. I dipendenti del settore sono passati dall’essere 1.669 (dato 2015) a 905 alla fine del 2022. Per l’effetto della chiusura degli sportelli, anche il calo dei livelli occupazionali nel settore si è concentrato maggiormente tra il 2016 e il 2017. Di fatto, la nostra provincia concorre alla riduzione complessiva regionale dei dipendenti bancari per quasi il 42% del totale. Ma il peggio, forse, riguarda l’erogazione del credito a famiglie e imprese. Benché da 2011 al 2021 la contrazione dei prestiti bancari erogati ai residenti della nostra provincia (-19,7%) sia stata inferiore alla riduzione rilevata a livello emiliano-romagnolo (22,8%), è stata comunque nettamente superiore a quella registrata a livello nazionale (-9%). Il che significa, tradotto in termini numerici, che dal 2011, sono venuti meno quasi 1,5 miliardi di impieghi ai residenti. La nota un po’ meno dolente di tutto questo quadro a tinte fosche riguarda i depositi. Da ciò che emerge dallo studio realizzato dalla Fisac-Cgil, il ferrarese “si conferma un risparmiatore anche in tempi difficili”. Per cui la dinamica, in questo frangente, da oltre dieci anni a questa parte registra un’espansione. Tuttavia, il tasso di crescita è stato inferiore sia a quello registrato, in media, a livello regionale (+61,6%), sia al tasso contabilizzato sul piano nazionale (57,3%). Il nostro tasso, si ferma a poco meno di 37 punti. “Il rapporto fra prestiti erogati e depositi bancari (o postali) – commenta il segretario generale di Fisac-Cgil Ferrara, Samuel Paganini (nella foto) – nella nostra provincia risulta sempre inferiore a quelli registrati in Italia e in Emilia-Romagna. Il paradosso ancor più doloroso in una provincia economicamente fragile come la nostra è che i risparmi dei ferraresi spesso finanziano attività non presenti sul territorio: a Ferrara si raccoglie denaro che si presta altrove”.

È evidente che il tema del credito dovrà essere centrale nel dibattito. Non solo. “Il credito e la desertificazione bancaria – scandisce il sindacalista – devono diventare degli argomenti prioritari per la prossima agenda politica del nostro territorio”. Paganini lancia una questione concreta ai partiti che si accingono ad affrontare la campagna elettorale. “Se vogliamo invertire le dinamiche di declino economico del nostro territorio – prosegue – le tematiche relative al costo del credito, dell’accesso al cr edito, i temi di risposta delle banche alle richieste di finanziamento nella nostra provincia, devono essere affrontate a tutti i livelli istituzionali”. Peraltro, rileva il segretario della Fisac, “siamo rammaricati dal fatto che, in questi anni si sia persa l’occasione di far veramente partire il Tavolo del Credito, che dal 2018 è sostanzialmente rimasto fermo”.

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