“Ventenne pestato in questura”. Indagati otto poliziotti a Milano
e Nicola Palma
Per sette poliziotti l’accusa è di violenza privata, aggravata “dall’abuso dei poteri” e dalla “violazione dei doveri inerenti a una pubblica funzione”. Un ottavo agente, una donna, è indagato invece per aver assistito alla scena e non aver sporto denuncia “all’autorità giudiziaria o ai suoi superiori”. L’episodio, finito al centro di un’indagine della Procura di Milano, è avvenuto lo scorso 5 ottobre in uno dei corridoi dell’Ufficio immigrazione della Questura, in via Montebello. È stato acquisito dai pm un filmato, realizzato dalla telecamera puntata sul corridoio, che riprende una parte della scena. Si vede uno straniero (poi identificato come un tunisino di 20 anni, senza permesso di soggiorno, portato lì dalle Volanti per “essere trattenuto e poi condotto presso un centro di accoglienza in attesa di rimpatrio”), discutere animatamente con un gruppo di poliziotti. Non sembra mostrare atteggiamenti particolarmente aggressivi, almeno fisicamente.
Attorno alle 16.05 si nota uno dei poliziotti (entrato per ultimo nel settore coperto dalla telecamera) gesticolare e rivolgersi al tunisino in modo sempre più animato. Lo costringe a sedersi e poi lo colpisce con uno schiaffo al volto. Dopo pochi istanti lo afferra per un braccio e lo trascina verso il corridoio. Il tunisino si dimena e l’agente, aiutato da alcuni colleghi, lo blocca con la testa sotto il braccio e continua a trascinarlo. Un agente si aggrappa alle gambe, lo straniero finisce a terra. I poliziotti lo immobilizzano e lo sollevano di peso portandolo in un’area non coperta dalla telecamera, mentre una donna assiste senza intervenire. Una scena che dura, in tutto, poco meno di un minuto. In seguito, secondo le ricostruzioni della Procura, il giovane sarebbe stato “colpito con calci e pugni all’addome e al torace”. E uno dei poliziotti gli avrebbe sbattuto “ripetutamente il capo contro il muro”. Per questo episodio sono quindi indagati otto agenti (sei uomini e due donne), in servizio all’Immigrazione e in altri uffici.
Stando a quanto ricostruito, la comunicazione all’autorità giudiziaria è stata inoltrata proprio dalla Questura, a seguito di una segnalazione interna verosimilmente arrivata da altri poliziotti che hanno assistito all’accaduto. Il ventenne è stato sentito dagli investigatori della Squadra mobile, ma ha deciso di non sporgere denuncia. In ogni caso, il pm Giovanna Cavalleri ha chiesto e ottenuto l’acquisizione della testimonianza del tunisino, già ascoltato il 23 ottobre, con la formula dell’incidente probatorio, per cristallizzare le sue dichiarazioni, rendendole utilizzabili come prove in un eventuale futuro processo. Un passaggio motivato dal fatto che il nordafricano è stato trasferito al Cara di Gorizia e ha presentato una richiesta di “protezione internazionale”. Sia l’accoglimento dell’istanza sia un provvedimento di espulsione potrebbero comportare il “concreto pericolo” che l’uomo “non sia in futuro reperibile per un’audizione dibattimentale che verosimilmente avrà luogo in tempi non brevi”. E il trascorrere del tempo, si legge nella richiesta di incidente probatorio, potrebbe “pregiudicare irreparabilmente i ricordi”, mettendo a rischio anche un eventuale riconoscimento. L’incidente probatorio si è svolto nei giorni scorsi davanti al gip: il tunisino, in sostanza, avrebbe confermato l’episodio. “Abbiamo riscontrato la contraddittorietà di alcune delle sue dichiarazioni”, ha spiegato l’avvocato Piero Porciani tra i difensori, con gli avvocati Daddato e Mezzanotte, di alcuni degli agenti indagati. “Attendiamo – conclude – l’esito dell’inchiesta”.
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