Scontro sulle case popolari in Emilia Romagna, cosa sta succedendo
Ferrara, 14 gennaio 2023 – Da alcuni giorni si è acceso il dibattito sulle case popolari in Emilia Romagna, dopo che la Regione ha deciso di eliminare il criterio della residenzialità storica per l’assegnazione. Cosa che ha scatenato la reazione infuocata del sindaco di Ferrara Alan Fabbri (e non solo). Anzi, il primo cittadino, chiama in causa Bonaccini e si chiede retoricamente se “la Regione non sia già in mano a Elly Schlein e ai suoi seguaci”. La Regione invece dal canto suo vede nella polemica di Fabbri una strategia elettrorale. Ma andiamo per ordine.
Case popolari, cosa ha stabilito la Regione
La Regione Emilia Romagna ha deciso di rivedere i parametri per le assegnazioni e in particolare quello legato alla residenzialità storica, che garantisce un punteggio alto a chi vive da più tempo sul territorio. Due i punti cardine della revisione regionale: il requisito della residenza o dell’attività lavorativa da almeno tre anni in Emilia-Romagna, che resta come requisito di accesso, ma che non potrà essere valutato due volte come fonte di punteggio aggiuntivo in graduatoria. E l’obbligo per i Comuni di attuare una ripartizione ponderata dei diversi indicatori utilizzati nelle graduatorie, per evitare che localmente un requisito specifico possa avere un valore preponderante.
Il sindaco di Ferrara: “Valorizzare chi da più tempo vive qui garantisce equità sociale”
Un criterio sul quale il sindaco leghista Alan Fabbri ha invece scommesso in termini politici, costruendo le graduatorie proprio attorno a questo requisito che avvantaggia nel punteggio alto a chi da più tempo vive sul territorio. “Valorizzare chi da più tempo vive e lavora nella propria città significa garantire equità sociale – aveva detto Fabbri – e, noi, a Ferrara lo abbiamo dimostrato”. Secondo lui questa scelta della Regione toglie potere decisionale ai sindaci.
La sentenza del tribunale di Ferrara
Una sentenza del Tribunale di Ferrara nel 2021 ha definito discriminatorio il regolamento del Comune, in merito al regolamento per l’assegnazione delle case popolari. Se da un lato i sindacati sostengono la posizione regionale, gli attacchi dal centrodestra si moltiplicano. Dal sindaco di Bondeno Simone Saletti, che auspica lo stop dell’assemblea al provvedimento, passando per il deputato del Carroccio, Davide Bergamini, finendo con il collega parlamentare di Fd’I, Mauro Malaguti.
L’arcivescovo di Ferrara dalla parte della Regione
Sul tema interviene, attraverso un’intervista al nostro giornale, l’arcivescovo di Ferrara Gian Carlo Perego, schierandosi a favore della modifica del regolamento regionale. “Come è noto, il regolamento per l’assegnazione delle case popolari del Comune di Ferrara, a motivo di ricorsi, è stato ritenuto discriminante dal Tribunale di Ferrara e anche in Appello. E’ noto inoltre che alcuni tribunali avevano già condannato, ad esempio la regione Abruzzo, per aver accentuato i criteri di maggior punteggio per la residenzialità. La modifica regionale corrisponde al principio che il diritto alla casa è legato alla persona e non al cittadino, considerando le sue condizioni di povertà e di disagio in senso generale. Pertanto, ritengo che la modifica del Regolamento regionale sia stata opportuna e nel rispetto della dignità e dei diritti sociali delle persone e delle famiglie, siano esse arrivate nella nostra città o storicamente presenti”.
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