"Solo antifascismo". Meloni asfalta la Todde e attacca: "Fango contro di noi, ma dureremo 5 anni"

“Solo antifascismo”. Meloni asfalta la Todde e attacca: “Fango contro di noi, ma dureremo 5 anni”

Tutti insieme in sostegno di Paolo Truzzu. A quattro giorni dal voto, i leader del centrodestra unito approdano a Cagliari per chiudere insieme la campagna elettorale in vista della competizione alle urne di domenica 25 febbraio dove si sceglierà il nuovo prossimo presidente della Regione Sardegna. Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Antonio Tajani raggiungono il palco della Fiera di Cagliari, insieme ai centristi Cesa e Lupi, per la foto di gruppo insieme al candidato governatore per la coalizione attualmente al governo nazionale. Photo opportunity che invece non verrà scattata nel campo politico opposto tra Alessandra Todde, Elly Schlein e Giuseppe Conte, visto che l’esponente del centrosinistra ha chiesto espressamente di non farsi vedere tutti insieme a lei nella conclusione della battaglia per la sede di viale Trieste. Presente nella kermesse corale del centrodestra anche Christian Solinas, presidente di regione uscente, che ha rivendicato i risultati ottenuti in questi ultimi cinque anni chiedendo ai cittadini di dare continuità alla Giunta in carica solo fino a fine mese.

Meloni: “Noi stiamo insieme per scelta”

Il presidente del Consiglio, giunta a Cagliari in aereo accompagnata dai due vicepremier, si dice fiera di dare tutti i giorni “alla nostra nazione l’orgoglio che merita nel mondo”. Il nostro Paese non è più guardato dall’alto in basso: “È il risultato della compattezza del governo”. E quindi “possono scrivere quello che vogliono. Non stiamo insieme per costrizione ma stiamo insieme da trent’anni stiamo insieme e per scelta”. Meloni si rivolge a Paolo Truzzu consigliando lui di non preoccuparsi del “fango che ti verrà gettato addosso dai partiti estremisti”. Questo dimostra che “non hanno molti argomenti sul merito, perché con il nostro governo le risposte cominciano ad arrivare, mentre con loro non giungevano”. La premier snocciola successivamente tutti risultati che hanno contraddistinto l’azione dell’esecutivo che guida: “Abbiamo smesso di buttare i soldi della gente dalla finestra, come invece è stato fatto da governi che ci hanno lasciato un’eredità pesantissima che grava su ciascuno di voi”. Il mirino è tutto puntato su Conte e le decisioni prese dai suoi governi: “Andateglielo a chiedere quanto ci è costato il Superbonus, la ristrutturazione gratuita prevalentemente delle seconde case, persino dei castelli: due mila euro per ciascun italiano”. Praticamente, aggiunge, “soltanto la campagna elettorale dei 5 Stelle è costata ai cittadini italiani 140 miliardi di euro”.

L’alleanza degli avversari (a differenza di quello del centrodestra) è solo a parole: “Ma cos’è questo campo largo? Un campo da calcio? Io non penso che i cittadini della Sardegna meritino di essere utilizzati come cavie da laboratorio di un esperimento nato nei palazzi dove Pd e Movimento 5 stelle neanche si parlano””, dichiara. Anzi, l’unico loro collante “è quello dell’antifascismo”. Il ragionamento passa poi alle riforma del premierato: “Questo è un governo che durerà cinque anni non è una riforma per noi. Ma che succede dopo? Voglio un governo forte purché sia scelto dai cittadini”, ribadisce. Il Sì alla riforma costituzionale diventerebbe “un problema serio per chi ha dato le carte senza avere un voto”. E, ammonisce i militanti, “faranno di tutto per fermare questa riforma ma alla fine arriverà da voi, in un referendum confermativo in cui saranno gli italiani a dirci come la pensano”. Ma aggiunge un po’ a sorpresa, semiseria: “Penso davvero che se riusciamo a fare una riforma del genere, lo dico scherzando, posso smettere di fare questo lavoro. Questo lo decidete voi, se ci siete voi io posso andare avanti”. Infine, l’orgoglio per quello che il governo Meloni sta facendo sui migranti: “Nelle prime settimane di questo anno gli sbarchi di migranti sono più che dimezzati. Se si lavora su soluzioni strutturali, piano piano, i risultati arrivano”. L’annuncio conclusivo diventa. “Lavoriamo per una soluzione strutturale e io prometto che la porterò prima della fine del mandato”, ha concluso.

Salvini: “Io e Giorgia più uniti che mai”

Il ministro delle Infrastrutture ricorda i progetti già messi a terra dal governo in un anno e quattro mesi esatti di lavoro, tra strade, scuole, ferrovie, porti e aeroporti: “Mentre la sinistra chiacchierava di Sardegna, noi stiamo aprendo cantieri che non si vedevano da tanti anni in questa isola”. Nello schieramento opposto ci sono “i litigi e le divisioni”, mentre “noi siamo uniti”: “Più provano ad allontanare me e Giorgia, più noi due andiamo compatti per cinque anni. Più provano a farci litigare più cementano non solo un’alleanza, ma una vera amicizia”. C’è poi il tema ambiente quello sul quale batte il leader della Lega: “Mettere fuori legge le auto a diesel e benzina dal 2035 non è un aiuto all’ambiente, ma alla Repubblica popolare cinese, perché è una follia ambientale, economica, sociale e giuridica”. Salvini torna sul processo in cui è imputato a Palermo per il caso Open Arms di agosto 2019: “Come imputato in un processo, per sequestro di persona, ho bloccato gli sbarchi dei clandestini, era un mio dovere farlo, non un mio piacere”. E aggiunge: “La pena prevista sono 15 anni di carcere, penso di aver agito per difendere gli italiani e i confini, se venissi condannato l’ultima delle cose che farò è arrendermi, sarò orgoglioso di finire in galera, se vogliono arrestarmi vengano”. Infine una promessa: “Prima vinciamo le elezioni regionali e poi andiamo a cambiare l’Europa. Si può fare”.

Tajani: “Vinceremo anche in Sardegna”

Sulla compattezza senza “se” e senza “ma” si associa anche il segretario di Forza Italia: “Mi dispiace per i signori e i giornali della sinistra, ma noi siamo tutti uniti e lavoriamo insieme per vincere le elezioni d’amore e d’accordo in Sardegna, Abruzzo, Basilicata, in tutta Italia e anche in Europa. Si mettano l’anima in pace”, dichiara Tajani. “Noi vogliamo allargare i confini del centrodestra con un lavoro di squadra”. Dall’altra parte dicono che “arrivano i fascisti, ma io non mi sono ancora visto in camicia nera con l’olio di ricino in mano, noi siamo persone per bene e lavoriamo per risolvere i problemi, e lo faremo anche in Sardegna”. Il ministro degli Esteri coglie l’occasione dell’evento di chiusura della campagna elettorale a favore di Truzzu per assumersi un impegno istituzionale: “Andrò a battere a Bruxelles per far in modo che anche e soprattutto a livello europeo si risolva il problema della continuità territoriale da ogni punto di vista, giuridico ed economico: è una battaglia per l’insularità”.

Truzzu: “Non lasciamo l’isola agli incapaci”

Prima dei tre esponenti di governo, era stato proprio Truzzu a intervenire. Il sindaco di Cagliari scatena la folla prendendo a spunto la frase di Conte rivolta direttamente a lui qualche giorno fa (“È un ologramma”) per rispondergli: “Io sono andato a incontrare tutti voi e oggi vorrei che tutti assieme gli si possa dire che il 26 febbraio ci vedrà arrivare”. In gioco non ci sono fantomatici equilibri politici che si possono sconvolgere a Palazzo Chigi dopo il voto, bensì solo “il futuro dei cittadini sardi”. E questo futuro non può essere lasciato “a chi ha già dimostrato di non sapere difendere i nostri abitanti”. Per il Movimento Cinque stelle e Partito Democratico “la Sardegna è un laboratorio dove fare il loro esperimento politico. Ma noi non siamo cavie”, afferma orgogliosamente il candidato governatore del centrodestra. Quest’ultimo lancia poi un appello alla platea presente alla Fiera: “Convincete tutti quelli che conoscete a scegliere il centrodestra, appena uscite da qua andate a caccia di voti”.

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