"Chiesta la protezione di Mosca": il nuovo focolaio di crisi al confine Ue

“Chiesta la protezione di Mosca”: il nuovo focolaio di crisi al confine Ue

Era nell’aria già da giorni: il governo di Tiraspol, non riconosciuto a livello internazionale ma de facto detentore del controllo della Transnistria, a inizio mese aveva fatto trapelare l’intenzione di chiedere aiuto al Cremlino. Oggi, in un documento approvato dal Congresso della regione separatista, il passo è stato ufficialmente fatto. In particolare, la Transnistria ha chiesto protezione alla federazione russa. Il motivo, stando alla nota diffusa dalle agenzie russe, consisterebbe nel blocco imposto dal governo della Moldavia.

La nota del Congresso della Transnistria

La notizia è stata diramata nella tarda mattinata odierna. A darla, non a caso, sono state le agenzie russe. Il Congresso nazionale della Transnistria, ha approvato quel documento da cui ci si aspettava una richiesta di aiuto sia al governo russo che alla Duma federale. “Facciamo appello al Consiglio della Federazione e alla Duma di Stato della Federazione Russa – si legge nel testo – con la richiesta di attuare misure per proteggere la Trasnistria nel contesto della crescente pressione da parte della Moldavia”.

La regione era monitorata già da tempo. La Transnistria è una costola dell’ex Urss ancora incastonata all’interno del Vecchio Continente: a Tiraspol, così come nelle altre città, vessilli con falce e martello e statue di Lenin sono presenti in diversi edifici, al pari di come lo erano in tutti gli angoli dell’ex territorio sovietico prima del 1991.

Non è un caso se le origini della Transnistria come Stato autonomo de facto (ma non de jure) risalgono all’anno successivo del collasso dell’Urss. La regione è infatti abitata in maggioranza da russofoni, in parte russi e in parte ucraini, ma durante l’era sovietica era organica alla Repubblica socialista moldava, abitata invece in gran parte da cittadini di lingua rumena. Al momento dell’indipendenza della Moldavia, in Transnistria sono andate in scena le stesse dinamiche viste in altre aree ex sovietiche, con gli abitanti russofoni che hanno unilateralmente dichiarato la propria indipendenza.

Ne è nato un conflitto con la Moldavia terminato con un cessate il fuoco nel 1992, in cui nell’accordo è prevista la presenza di un contingente russo incaricato di sorvegliare il rispetto delle intese. Proprio la presenza di soldati russi e di una cospicua maggioranza russofona, è stata alla base della richiesta di protezione da parte di Tiraspol.

“La richiesta – si legge infatti nel documento approvato dal locale Congresso – è stata trasmessa tenendo conto del fatto che oltre 220mila cittadini russi risiedono in maniera permanente sul territorio della Repubblica Moldava e l’esperienza positiva unica del mantenimento della pace russa sul Dnestr, nonché lo status di garante e mediatore nel processo negoziale”.

Perché si teme un secondo fronte

Nei giorni scorsi si ventilava per la verità non solo una richiesta di protezione, ma anche una richiesta di annessione. Come quella pervenuta nel 2006, all’indomani di un referendum non riconosciuto dalla comunità internazionale con cui i cittadini della Transnistria avevano chiesto a Mosca la possibilità di essere parte della federazione.

Il Cremlino in quel caso non ha dato seguito alla richiesta, difficile invece prevedere cosa farà adesso. Anche perché, contrariamente a quanto accaduto negli anni passati e contrariamente alle aspettative, la Transnistria non ha chiesto l’annessione ma ha lanciato una generica richiesta di protezione dalla dubbia interpretazione.

In poche parole, il passo odierno non è detto culmini con l’apertura di un secondo fronte della guerra in Ucraina. Circostanza temuta in virtù soprattutto della posizione geografica della regione confinante con l’oblast di Odessa. Da Mosca smentiscono ogni possibile annessione e vengono lanciate nuove accuse alla Nato.

“Per quanto abbiamo capito, questa è una reazione nervosa al settimo Congresso dei deputati del popolo di tutti i livelli che si tiene a Tiraspol oggi, 28 febbraio – ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, in una conferenza stampa – Chisinau da diversi giorni specula e tira a in quali decisioni potrebbe prendere questo forum. Sembra che questo panico si sia impadronito anche della Nato che sta letteralmente cercando di plasmare un’altra Ucraina dalla (Moldavia), contrariamente all’atteggiamento della maggioranza della popolazione moldava, apparentemente senza pensare affatto alle conseguenze che ciò potrebbe avere per il Paese, così come per la regione in quanto tale”.

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