“Il vescovo è stato frainteso”. Marchi, assessore dei cattodem:: “Faccia un’iniziativa sulla politica”
Assessore Daniele Marchi, da esponente cattolico del Pd cosa pensa delle lettere dell’arcivescovo Morandi che hanno fatto tanto discutere?
“Ne condivido lo spirito che distingue l’azione cattolica dall’azione politica. Parafrasando Giuseppe Lazzati (ex storico deputato Dc, ndr) l’importante è la distinzione, ma non la separazione. È importante che non passi il concetto che un cattolico non debba o non possa impegnarsi in politica. Non è quello che intendeva il vescovo”.
Lei è d’accordo sul discernimento di chi ha un ruolo qualora decidesse di candidarsi?
“Sì, chi ha i ministeri è giusto che scelga. Poi però non bisogna esagerare nelle interpretazioni: non è che chi canta nel coro in chiesa non possa candidarsi. Penso sia importante però, come le lettere stesse invitano, a confrontarsi col proprio parroco. Come io stesso ho fatto quando decisi di candidarmi”.
Ecco, lei come ha gestito il suo ruolo in politica all’interno della sua parrocchia?
“Premetto intanto che non ho ruoli o ministeri. Poi faccio presto a rispondere (ride, ndr): ho avuto difficoltà a partecipare alla vita parrocchiale per mancanza di tempo”.
Per le piccole realtà non c’è il rischio di portare le parrocchie stesse a desertificarsi? Ad esempio a Castelnovo Monti, l’assessore Daniele Valentini nonchè fresco di ministero dell’accolito ricevuto proprio dal vescovo Morandi, dovrà rinunciare a qualcosa.
“Castelnovo Monti è già un paesone impegnativo. Ma se penso a realtà più piccole, come può essere – dico un Comune a caso – Toano, è chiaro che serve una mediazione col parroco. Perché magari può capitare che se una persona si allontana dalla comunità scegliendo la politica, si rischia di scontentare ancora più persone”.
Perchè queste lettere hanno scatenato tutte queste polemiche?
“Credo che le reazioni sono frutto di incomprensioni. Non voglio neppure fare l’esegesi di come sia stata comunicata, ma forse la forma troppo giuridica di queste lettere ha generato tante domande nei laici”.
Ad esempio?
“Qualcuno si è sentito mancare la fiducia nel discernimento e altri hanno pensato che un impegno tout court in politica non vada bene. Parlare di “non expedit” come ha scritto qualcuno, è fuori luogo. Il vescovo ha sì detto che l’impegno in politica è positivo, però forse sarebbe stato necessario un discorso pastorale più articolato anche per evitare strumentalizzazioni”.
Come si rimedia?
“Lancio un suggerimento personale: sarebbe bello che la Diocesi organizzasse un’iniziativa seria nei prossimi mesi per valorizzare i cattolici che si impegnano in politica. Il precedente vescovo Camisasca, cinque anni fa alla vigilia delle ultime elezioni, scrisse una lettera pastorale dedicata a tutti i candidati. Fu molto apprezzata e che non si contrapponeva alle due lettere firmate dal vescovo di oggi”.
Entriamo nella competizione elettorale. Come giudica le indiscrezioni riportate dal Carlino sul fatto che Azione Cattolica possa appoggiare il candidato Giovanni Tarquini?
“Se così fosse, sarebbe grave. Nulla vieta a nessuno di Azione Cattolica di votare Tarquini, però sarebbe disorientante. Anche perché finora il suo progetto politico non si capisce quali confini abbia, so solo finora con certezza che è appoggiato da Giuseppe Pagliani che è di destra…”.
I cattolici non gradirebbero il candidato del Pd, Marco Massari, anche perchè dichiaratamente ateo.
“I cattolici sapranno valutare il contenuto delle proposte e non perché siano fatte da chi è ateo o credente. La storia politica è piena di battezzati che hanno fatto il contrario di quanto indicasse la dottrina cattolica… Massari poi, nelle sue prime uscite, ha già fatto diverse aperture rispetto a temi di sensibilità cattolica”.
Ma esiste una spaccatura politica interna ai cattolici?
“Che sia un mondo frammentato è cosa nota da quando non c’è più la Dc. Anche da qui viene la prudenza delle lettere di monsignor Morandi, proprio per evitare di gestire conflittualità che sono capitate”.
Daniele Petrone
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