L'avanzata di Mosca e l'argine di Kiev: ecco i punti caldi del fronte in Ucraina

l'avanzata di mosca e l'argine di kiev: ecco i punti caldi del fronte in ucraina

L’avanzata di Mosca e l’argine di Kiev: ecco i punti caldi del fronte in Ucraina

Negli ultimi giorni il cambio al vertice delle forze armate ucraine ha catturato l’attenzione dei media occidentali: il generale Oleksandr Syrskyi, che guida le forze di terra ucraine dal 2019, è stato promosso comandante delle forze armate giovedì 8 febbraio al posto del popolare generale Valeriy Zaluzhnyi.

Syrskyi appare come un personaggio alquanto controverso: poco amato dai soldati, che lo considerano alla stregua di un macellaio per la sua scarsa considerazione della vita umana – al pari di taluni generali russi – messa in luce durante l’assedio di Bakhmut, sembra comunque più attento del suo predecessore per quanto riguarda il morale delle truppe (frequenti sono state le sue visite al fronte dove ha condiviso la trincea insieme ai soldati).

L’Ucraina sta attraversando un periodo politicamente difficile: il sostegno statunitense si sta rivelando meno incisivo nonostante la prima approvazione da parte del senato Usa di un nuovo pacchetto di armamenti (comprendente anche quelli per Israele) del valore di 95 miliardi di dollari, e la popolarità di Zelenskiy sta scendendo a causa di decisioni impopolari come l’estensione della mobilitazione e la mancanza di progressi significativi sul campo di battaglia.

In mezzo a quello che è stato a tutti gli effetti un terremoto politico, la situazione al fronte resta sostanzialmente invariata rispetto ai mesi scorsi: la seconda controffensiva ucraina si è esaurita in un’innumerevole serie di contrattacchi che hanno portato a deboli guadagni territoriali, controbilanciati da altrettante deboli avanzate russe in altri settori. I punti salienti però, sono ancora gli stessi due che sono stati evidenziati da settembre sino a oggi: la zona di Avdiivka, nel Donbass, e la testa di ponte ucraina oltre il fiume Dnepr nell’oblast di Kherson occupato dai russi.

A livello generale sono due punti di resistenza ucraina molto diversi tra di loro: ad Avdiivka l’esercito di Kiev fatica a tenere le posizioni in uno stillicidio di uomini e di mezzi che sta riducendo lentamente ma costantemente le dimensioni della sacca formatasi lo scorso anno, mentre la testa di ponte oltre lo Dnepr rappresenta un punto di attrito stabile che sta evidenziando particolari condizioni tattiche dimostranti la superiorità ucraina nonostante non ci siano stati guadagni di territorio.

La sacca di Avdiivka

Le forze russe sono recentemente avanzate nel nord di Avdiivka e hanno continuato gli scontri armati di quella che è diventata una guerra di posizione con le forze ucraine. Evidenze video pubblicate il 9 febbraio indicano che l’esercito russo è avanzato vicino al ponte ferroviario lungo Chystiakova Street nel nord della cittadina e allo stesso tempo sta avanzando nelle aree residenziali di Avdiivka settentrionale e nordorientale, nonché vicino alla fabbrica di coke nella parte nordoccidentale. Risulta evidente che le forze russe mirino a isolare quelle ucraine nella cokeria di Avdiivka e a tagliare la principale linea di comunicazione terrestre che porta in città per circondare l’intero insediamento. La situazione in quell’area volge al peggio per gli ucraini, col serio rischio che le forze a difesa della cittadina restino imbottigliate e tagliate fuori dai rifornimenti: l’esercito ucraino, secondo alcuni esperti, potrebbe perdere l’equivalente di una Brigata (circa 5mila uomini) nella sacca, e se continuerà a farvi affluire uomini e mezzi si stima che le perdite potrebbero raddoppiare.

La testa di ponte

Diversamente, la testa di ponte sulla riva sinistra del fiume Dnepr può essere considerata stabile: i ripetuti attacchi russi sono sempre stati efficacemente respinti (al punto che mesi fa Mosca avvicendò il comandante locale). Questa situazione, che comunque è di stallo in quanto le truppe ucraine non riescono ad avanzare in modo significativo e stabile, è dovuta principalmente al meccanismo di interdizione/ricognizione stabilito dagli ucraini che si basa su due importanti strumenti: i piccoli droni e i sistemi da guerra elettronica (Ew – Electronic Warfare). L’esercito di Kiev sta infatti utilizzando Uav (Unmanned Air Vehicle) di tipo diverso sia per colpire cineticamente i russi, sia per farlo in modo “elettronico”, senza dimenticare l’aiuto fornito da questi mezzi per quanto riguarda la valutazione dei danni in combattimento ma soprattutto il puntamento delle artiglierie e la ricognizione. A supporto, come detto, ci sono sistemi più complessi di Electronic Warfare che lavorano su portate e ampiezze diverse capaci di disinnescare/disattivare buona parte degli strumenti offensivi russi come i droni.

Materiale per manuali di guerra

Se infatti la Russia sta vincendo la guerra di droni, grazie all’avvio di una produzione massiccia di piccoli Uav, essi difficilmente riescono a resistere all’Ew avversaria per via delle proprie piccole dimensioni che non permettono di collocarvi sistemi di jamming per l’Ew ucraina. Questa “bolla” (sarebbe più corretto chiamarla “semisfera”) stabilita dagli ucraini in quel particolare settore del fronte – invero molto piccolo – sta offrendo e offrirà in futuro materia di studio per analisti del mondo militare perché dimostra la possibilità di interdire le azioni avversarie con un’architettura multilivello e multiarma sostanzialmente a basso costo.

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