La Doggy bag obbligatoria per legge: chi già lo fa e quanto spreco risparmia
Doggy bag obbligatoria in tutti i ristoranti, da fornire a chiunque voglia portare a casa il cibo o il vino non terminati al tavolo. Al vaglio del Parlamento italiano ci sono due proposte di legge in questo senso. La prima è stata depositata lo scorso dicembre al Senato dalla leghista Mara Bizzotto; la seconda, più recente, è stata presentata alla Camera dal deputato di Forza Italia Giandiego Gatta. La pratica di portare a casa gli avanzi della cena a ristorante è però già legge in alcuni Paesi.
In Spagna, per esempio, una legge del 2022 ha reso obbligatorio per i ristoratori, a partire da gennaio dell’anno scorso, fornire le doggy bag ai clienti che ne fanno richiesta. In Francia, invece, una norma simile è già in vigore dal 2021. Mentre negli Stati Uniti, dove la borsetta degli avanzi è nata, una vera e propria legge non c’è, anche se l’abitudine è parecchio diffusa.
«Questo lo porto a casaР’В»: la pasta, una coscia di pollo, delle verdure, la bottiglia con del vino che non si sono finite di terminare al ristorante. Il nomigliolo “doggy bag” viene appunto dallРІР‚в„ўinglese e indica il contenitore in alluminio o cartone per consumare a casa quanto ГЁ avanzato o per darlo allРІР‚в„ўamico a quattro zampe. In attesa dei nuovi sviluppi legislativi, in Italia per ora ГЁ in vigore solo l a legge 166/16 sugli sprechi alimentari, che «promuove l’utilizzo», da parte degli operatori nel settore della ristorazione, di contenitori riutilizzabili idonei a consentire ai clienti l’asporto degli avanzi di cibo. Promuove, insomma, ma non obbliga.
Ma a quanto ammonta lo spreco alimentare nel nostro Paese. Secondo l’ultimo rapporto dell’osservatorio Waste Watcher International dell’Università di Bologna, ogni cittadino italiano butta in pattumiera 469,4 grammi di cibo: 125,9 grammi in meno rispetto al 2022. Gli Usa, dove la Doggy bag è una tradizione consolidata, fanno peggio di noi: lo spreco alimentare è di 859,4 grammi settimanali pro capite. Meglio dell’Italia fanno invece Spagna e Francia, dove invece la Doggy bag, abbiamo detto, va offerta per legge ai clienti dei ristoranti: rispettivamente, si collocano a quota 446 e 459 grammi.La Germania, che pur nel 2023 ha saputo ridurre lo spreco medio del 43% circa, è a quota 512,9 grammi settimanali, mentre ancora peggio fa il Regno Unito, a quota 632 grammi procapite.
Dovesse dunque la Doggy bag diventare obbligatoria nel nostro Paese, come la prenderebbero i ristoratori? «Meglio non aggiungere altre complessità e burocrazia» ha detto mercoledì 24 gennaio Lino Enrico Stoppani, presidente di Fipe-Confcommercio, durante la conferenza stampa di presentazione del progetto «Rimpiattino – la versione italiana della “Doggy Bag”» in collaborazione con Comieco. L’iniziativa aveva visto la luce nel 2018, con la distribuzione di 24mila “rimpiattini” a 875 ristoranti di 22 città.
Ora si riparte con la distribuzione di oltre 20mila contenitori, creati dai due designer Giulio Iacchetti e Guido Scarabottolo, che «i ristoratori potranno chiedere su base volontaria – spiega Carlo Montalbetti, direttore generale Comieco -. Una buona abitudine promossa già in occasione di Expo 2015 e che oggi consolidiamo, confermando anche il ruolo centrale dell’imballaggio in carta, riutilizzabile e riciclabile, come strumento di promozione e diffusione della cultura antispreco». In contemporanea è stata presentata la nuova funzionalità dell’app Sprecometro che misura lo spreco alimentare al di fuori delle mura domestiche. È il frutto di una collaborazione tra Fipe e l’Osservatorio Waste Watcher International guidato da Andrea Segrè, docente dell’Università di Bologna.
Il vero problema è superare quella sorta di blocco psicologico che finora fa dire a poche persone «questo lo porto a casa». «Riteniamo che alcuni ristoratori possano fare da avanguardisti per valorizzare il progetto e ci auguriamo che possa diventare virale, noi vogliamo promuovere la cultura dell’anti spreco» osserva Luciano Sbraga, direttore dell’Ufficio studi di Fipe. Secondo uno studio presentato dalla federazione, solo il 15,5% degli italiani porta a casa il cibo non consumato durante un pranzo o una cena al ristorante sebbene la quasi totalità dei ristoratori (91,8%) è attrezzata per consentirlo. Una percentuale che scende all’11,8% se consideriamo, invece, il vino. Segnali di cambiamento, questi, ancora troppo timidi in un’epoca in cui l’attenzione agli sprechi, soprattutto alimentari, è sempre più alta e il 36% della spesa delle famiglie per prodotti alimentari transita fuori casa. Secondo un ristoratore su due, il basso numero di richieste può essere spiegato da un certo imbarazzo del cliente a richiedere di portare via gli avanzi. Ma anche la scomodità (19,5%) e l’indifferenza (18,3%) sono tra le ragioni alla base della riluttanza dei consumatori ad avanzare una tale richiesta.
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