Londra, 23 gennaio 2024 – La svolta nella diagnosi precoce dell’Alzheimer è vicina. Secondo una ricerca svedese pubblicata sulla rivista JAMA Neurology, un semplice esame del sangue è in grado di rilevare precocemente la malattia in modo tanto accurato quanto la più invasiva analisi del liquido cerebro spinale mediante puntura lombare. Anche con i test ematici si va a cercare la proteina ‘p-tau217’, che è un marcatore dell’Alzheimer. I pazienti con Alzheimer infatti hanno un accumulo di proteine beta-amiloide e tau nel cervello ed è proprio il livello di queste proteine che consente di diagnosticare la malattia. Il test esiste, è stato messo a punto dalla società ALZpath ed è già disponibile in commercio. E’ evidente l’impatto che potrebbe avere un suo uso sistematico se si considera che al momento il morbo di Alzheimer viene diagnosticato a sintomi già conclamati. Per altro solo in solo il 2% dei pazienti con manifestazioni di demenza senile, la diagnosi è corroborata da test avanzati come una PET (Tomografia a emissione di positroni) o prelievi lombari per l’analisi del liquido cerebrospinale (dati della Alzheimer Research britannica).
Lo studio svedese
La ricerca del team coordinato dal professor Nicholas Ashton dell’università di Göteborg è stata realizzata su un campione di 786 persone. Grazie ai test ematici ALZpath p-tau217 gli scienziati sono stati in grado di classificare il rischio Alzheimer: più alti sono i livelli di proteina p-tau217 nel sangue, più probabile o avanzata era la malattia. Oltre all’alto e al basso rischio c’è una categoria “intermedia” di persone che hanno bisogno di ulteriori accertamenti (PET o punture lombari) per la diagnosi definitiva. Secondo i ricercatori, l’utilizzo di un esame del sangue potrebbe ridurre la necessità di questi esami invasivi (successivi) per la diagnosi di circa l’80%.
“Questo studio suggerisce che la misurazione dei livelli della proteina p-tau217 nel sangue potrebbe essere accurata quanto le punture lombari attualmente utilizzate per rilevare i segni biologici della malattia di Alzheimer e superiore a una serie di altri test attualmente in fase di sviluppo”, commenta Sheona Scales, direttore di ricerca all’Alzheimer’s Research UK.
Diagnosticare l’Alzheimer con 15 anni di anticipo
I test del sangue garantirebbero una diagnosi precoce della malattia, che è caratterizzata dalla presenza di placche di proteina beta-amiloide e grovigli neurofibrillari di proteina tau. Entrambe queste proteine iniziano ad accumularsi nel cervello diversi anni prima della comparsa dei sintomi clinici. Da un secondo studio, stavolta dell’University College di Londra (Ucl, Gb), emerge che rilevare subito una concentrazione anomala di proteina tau potrebbe predire la malattia 15 anni prima dell’insorgenza dei sintomi, aprendo la prospettiva di uno screening nazionale al quale sottoporre la popolazione over 50.
La diagnosi precoce potrebbe essere rivoluzionaria anche per la cura della patologia. E’ possibile ipotizzare che le terapie esistenti, nel caso in cui l’Alzheimer sia preso in anticipo, siano più efficaci. “Anche se la vera speranza – commenta David Curtis, professore onorario dell’Ucl Genetics Institute, citato oggi dal Guardian – è riuscire a sviluppare terapie migliori”.
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